CHIESA, POLITICA E SOCIETA’, A FAVORE O CONTRO L’IMMIGRAZIONE

3834054413Correva l’anno 1935 e in Italia “faccetta nera” era la canzone più in alto nelle classifiche, scritta in occasione della propaganda fascista per l’Etiopia, contro la schiavitù ancora vigente su parte della popolazione abissina. La famosa canzone sarebbe servita a porre fine alla condizione di degrado della popolazione ..….. e a giustificare l’intervento militare. “Se tu dall’altipiano guardi il mare,  moretta che sei schiava  fra gli schiavi,  vedrai come in un sogno tante navi e un tricolore sventolar per te. ….. La legge nostra è schiavitù d’amore,  il nostro motto è libertà e dovere, vendicheremo noi Camicie Nere, gli eroi caduti liberando te!“. Otto anni dopo, nel 1943, nell’Italia della propaganda di Salò nasce una delle invenzioni in assoluto più riuscite della propaganda anticomunista: la leggenda dei comunisti che mangiano i bambini. Sessant’anni dopo, nel 2013, quasi per ironia della sorte, assistiamo allo sbarco di un flusso infinito di migranti provenienti dall’ Africa e, tra questi, migliaia di minorenni non accompagnati. L’opinione pubblica si divide a metà e i cartelli, le proteste e i rifiuti sono sempre più numerosi di quanto le porte aperte di famiglie e comunità, secondo quanto appreso dalla “Fondazione Migrantes”, l’organismo pastorale della CEI che si prende cura degli immigrati e rifugiati. La moretta abissina del ventunesimo secolo, beneficiata alla “schiavitù d’amore” dalle camicie nere, viene oggi nuovamente “liberata” da questa forma di benevola schiavitù, potremmo dire in controtendenza, dai partiti di destra, mentre i partiti di centro sinistra vanno incontro ai migranti, probabilmente per salvarli dal pasto dei loro antenati comunisti, servendosi delle navi impegnate nell’ operazione “mare nostrum”, che continuano a sventolare lo stesso tricolore di sempre. Tra i partiti e la chiesa, invece, succede quanto più lontanamente si possa immaginare. Ancora una volta ‘morte e vita’ si affrontano come in un duello nell’opinione pubblica, il più delle volte viziata dalle letture ideologiche e strumentali del fenomeno migratorio. Molte iniziative politiche si contrappongono, pur di anticipare campagne elettorali, continuando a speculare su quei disgraziati uomini tirati in salvo e procurando infondati allarmismi e paure tra le popolazioni interessate all’accoglienza. Vengono denunciati “speculatori senza scrupoli che si ostinano a negare o minimizzare i gravi rischi per l’ordine pubblico, la sicurezza e la sanità collettiva, oltre agli enormi costi dell’ operazione mare nostrum” e tutto questo succede a fronte di una vera e propria emergenza che, in realtà, sostanzialmente vede uomini in fuga dalla miseria, dalla guerra e scampati alla morte, in cerca di un futuro migliore e basta, ovvero verso altri paesi all’ infuori dell’ Italia. I gravi rischi per la sanità pubblica? A oggi nessun pericolo riscontrato, ad eccezione di qualche raro caso di malattia della pelle curabile nel giro di qualche giorno. “Cosa dire allora del prezzo che i cittadini siracusani stanno pagando per il benessere effimero portato dalle industrie con malattie e morte” – così come si legge in un comunicato  fatto circolare dalle comunità parrocchiali augustane a Pasqua, volantino che ha fatto imbestialire alcuni partiti politici. Non l’avessero mai scritto, dicono i buonisti, e in effetti quel manifesto ha provocato una immediata reazione contro gli esponenti del clero, e non solo quello locale, stante a quanto ci si permette di evidenziare nell’altro vistoso manifesto apparso in Piazza Duomo di Augusta, in pieno centro, in risposta allo stampato delle comunità parrocchiali, addirittura contro il Vaticano colpevole di destinare “al terzo mondo solo il 7% dei miliardi incassati con l’otto per mille”. Mi permetto allora di rincarare la dose e aggiungere: clero colpevole di essersi impegnato in prima fila con una schiera di liberi cittadini e libere associazioni, ad arte definite dai soliti contestatari “lobby del caro immigrato”,  di avere prontamente assistito i profughi e continuato la loro opera umanitaria?

E pensare che gli uni e gli altri, in Italia si chiamano tutti fratelli!

  Giuseppe  Tringali

CHIESA, POLITICA E SOCIETA’, A FAVORE O CONTRO L’IMMIGRAZIONEultima modifica: 2014-05-12T11:31:01+02:00da leodar1
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