Augusta – Insolito lunedì pomeriggio al Circolo Unione quello di lunedì 12 marzo, giacché, di norma, non vengono presentati libri il primo giorno di settimana. Eppure non è mancato l’uditorio per la presentazione dell’ultimo libro di Salvo Andò “Un altro Mediterraneo è possibile”, un ponderoso volume, delle dimensioni di un dizionario, edito da Aracne di Ariccia, un’imponente raccolta di vari articoli, brevi saggi e considerazioni, dal 2011 a oggi, sulla complessità del mondo arabo nel nord Africa e in medio Oriente. L’uditorio ha ascoltato in religioso silenzio, con grande attenzione, dopo la rituale introduzione della presidente Gaetano Bruno Ferraguto, la dotta relazione del docente universitario Roberto Tufano, che ha evidenziato il caos contemporaneo nel quale sono confusi il fenomeno della globalizzazione, che comprende la volontà degli americani di imporre la loro visione della democrazia, e il fenomeno del flusso migratorio che sta attualmente interessando l’Italia e che diverrà esplosivo nel giro di quindici-vent’anni. L’autore, Salvo Andò, socialista craxiano, potente Ministro della Difesa durante il periodo della cosiddetta prima repubblica, rettore anni fa dell’università Kore di Enna, ha ringraziato il Circolo Unione dove, ha detto, è ormai di casa per aver presentato libri o per aver discusso di problematiche di rilevante interesse nazionale. “Il Mediterraneo è un laboratorio straordinario”, ha sottolineato Andò, “per come sono e come saranno le relazioni fra le due sponde”. Non ci sono blocchi monolitici né nei Paesi islamici e nemmeno nella civiltà europea, non ci sono scontri fra civiltà, ma scontri dentro le civiltà. Andò ha ricordato l’esempio della donna che in Iran si è tolta il velo per protestare contro la condizione di subalternità delle donne che nel mondo arabo non possono guidare l’auto, non possono nemmeno uscire di casa se non in compagnia di un maschio; ha messo l’accento sulle differenze, sulle diversità culturali, come valore per poter instaurare un dialogo tra i Paesi delle due sponde del Mediterraneo, un dialogo che ci esorta anche a tenere conto delle istanze generazionali emerse negli ultimi anni. Tenendo conto di queste differenze, di queste contraddizioni, è possibile prevedere uno sviluppo d’un’Europa bi-continentale, utile soprattutto all’Unione Europea, grazie al “continente liquido che è il Mediterraneo”, da non considerare più come “mare nostrum”, con un’Africa compartecipe a sostenere la competizione con le grandi potenze mondiali.
Cecilia Casole