AUGUSTA, CARTELLONE VIOLENTO DI 3 CONFRATERNITE CONTRO L’ARCIPRETE PRISUTTO

downloadAUGUSTA. Il viso non può che essere dolente, l’espressione di profondo rammarico per il cartellone esposto al pubblico nell’atrio della chiesa più antica di Augusta, la chiesa delle “Anime Sante”. Il testo, di una inaudita violenza, riporta come titolo “Confraternite di Augusta”, firmato in calce solo da tre; tre confraternite che da tempo hanno ingaggiato una battaglia prima sotterranea, poi pubblica, contro il rettore dell’Adonai, come don Palmiro Prisutto è definito nel testo. Queste confraternite, nei mesi scorsi, hanno esposto le loro geremiadi contro Prisutto all’ordinario diocesano, l’arcivescovo Salvatore Pappalardo. Come tutti ricorderanno, il vescovo voleva che Prisutto presentasse le dimissioni da parroco della chiesa madre e arciprete di Augusta. Dopo un vero braccio di ferro, determinato dalla ferma volontà di Prisutto di non dimettersi, non avendo commesso colpe né lievi né gravi, dopo il sostegno pubblico di molti augustani e dopo la buona volontà dimostrata dallo stesso arciprete in un’omelia pasquale, dopo questi segni sembrava che tutto fosse rientrato. cartelloneInvece no. Il fuoco covava sotto le ceneri. Ed ecco altre accuse. Accuse prima trasmesse come comunicati-stampa ad alcune testate locali, ora riportate su un cartellone posto in un luogo sacro o che tale dovrebbe essere ritenuto, luogo dove, durante le messe che ivi si celebrano, viene scambiata la stretta di mano “in segno di pace”. Provate a leggere il cartellone da voi stessi, senza commenti, e poi pensate e esternate anche nei social network come FB. Nel momento in cui papa Francesco va a visitare la chiesa cristiana ortodossa in Armenia, in questa cittadina dal nome imperiale, parole come frecce aguzze vengono scagliate contro un confratello presbitero che dovrebbe essere il coordinatore della comunità ecclesiale cittadina tutta. Una domanda o meglio due o tre. Se Prisutto fosse stato scoperto pedofilo? Se Prisutto fosse stato scoperto padre di uno o più figli, pur avendo emesso voto di celibato, quelle 3 confraternite (la cui vera funzione oggi qual è?) avrebbero scagliato tali frecce contro il prete-arci? Perché si vuole estromettere Palmiro dal governo della chiesa madre? Cui Prodest, cioè a chi giova? Papa Francesco è al corrente di tutto questo?

Giorgio Casole

10 LUGLIO LA GOLETTA PALINURO DELLA MARINA MILITARE FA TAPPA NEL PORTO DI SIRACUSA

palinuroSIRACUSA – Il 10 luglio arriverà a Siracusa la nave scuola PALINURO. La sosta si inquadra nell’ambito della pre-campagna d’istruzione dedicata agli allievi della Scuola Navale Militare F.Morosini di Venezia. Domenica 10 luglio alle ore 11.30 si svolgerà a bordo di nave Palinuro la conferenza stampa di presentazione del programma della sosta. La conferenza stampa sarà presieduta dal Comandante Marittimo della Sicilia contrammiraglio Nicola de Felice e dal Comandante dell’Unità capitano di fregata Gabriele Belfiore.

INIZIATE LE OPERAZIONI A TERRA SUL RELITTO DEL PESCHERECCIO INABISSATOSI IL 18 APRILE 2015

filesAUGUSTA – Il relitto del peschereccio inabissatosi il 18 aprile 2015, dopo essere stato trasportato nella rada di Augusta dalla nave “Ievoli Ivory” della Impresub, scortata da nave San Giorgio della Marina Militare, il 1° luglio é stato trasferito su una struttura collocata all’interno dell’area adibita allo svolgimento delle operazioni a terra, istituita presso il “Pontile Marina Militare”, cosiddetto pontile NATO, nel territorio di Melilli. Proseguono ininterrottamente le operazioni dei vigili del fuoco per il recupero dei corpi dei migranti dal barcone recuperato dai fondali del mare, con turni che consentono di mantenere il dispositivo attivo 24 ore su 24. Concluse le prime verifiche strutturali dell’imbarcazione, le squadre si stanno alternando nel lavoro di messa in sicurezza del relitto, a cominciare dal ponte di coperta, con la rimozione del materiale ammassato e di parti pericolanti o d’intralcio per le operazioni. Contestualmente, sono stati recuperati i primi resti e affidati per le procedure di identificazione alla struttura del “Labanof” dell’Università di Milano, rappresentata dalla professoressa Cristina Cattanei. I vigili del fuoco hanno già recuperato 19 corpi dal ponte e hanno affermato d’aver assistito a scene che li hanno profondamente toccati sul piano umano. Per acquisire maggiori informazioni, sono state installate telecamere telescopiche introdotte nelle stive, dove, completata la prima fase preparatoria, i vigili del fuoco penetreranno per proseguire l’operazione di recupero. Per consentire il passaggio all’interno, è previsto un primo taglio centrale sulla murata di sinistra. L’operazione, per la quale sono attualmente impegnati 83 vigili del fuoco, terminerà solamente al completo recupero finito di tutte le salme. Secondo i dati forniti ufficialmente in conferenza-stampa, l’intera operazione ha un costo stimato di 9,5 milioni di euro.

Giorgio Càsole

CHE COSA PENSA IL COMANDANTE DEL PORTO DI AUGUSTA DEL NASCENTE PORTICCIOLO XIFONIO

downloadAUGUSTAComandante, come lei sa, ad Augusta, nel golfo Xifonio, sta sorgendo un porticciolo turistico per opera di imprenditori locali. Secondo Lei, c’è la possibilità di modificare l’economia di questa città? – “Intanto, devo dire che un investimento del genere avrà avuto uno studio di fattibilità. Ritengo che chi ha intrapreso quest’iniziativa sia cosciente delle difficoltà, del “ritorno”. Io, comunque, sono favorevole al fare. Sono ottimista. Siamo imagesvicini agli imprenditori. Li conosciamo. Sono imprenditori presenti nel territorio. Ritengo che siano di stimolo per attività imprenditoriali ancorché minori. Un’infrastruttura del genere, come quella del porto Xifonio, presuppone non solo un investimento, non solo un guadagno, presuppone una crescita di quell’angolo di paese, ma anche una crescita della città, per essere un’infrastruttura rivolta a un’utenza medio-alta, a mezz’ora di distanza dall’aeroporto di Catania. E’ un’iniziativa che io plaudo, perché comunque bisogna dare alle cose il giusto valore. Chi ha investito ha fatto un salto nel buio, ha dimostrato coraggio. I tempi sono difficili. Io vedo bene questo porto turistico nel golfo Xifonio perché il diporto tutto ha bisogno di porti dedicati. Oggi nel sud-est della Sicilia i porti turistici si possono contare sulle dita di una mano, specie per quelle imbarcazioni che si attende ricevere. La città di Augusta deve crescere. Chi ci vive ha l’obbligo di farla crescere.”

G. C.

AUGUSTA, 9 LUGLIO Al “VENUS”, SERATA DI SOLIDARIETÀ FINALIZZATA ALL’ACQUISTO DI UN SOLLEVATORE MOBILE PER DIVERSAMENTE ABILI

VENUSAUGUSTA. L’Inner Wheel club di Augusta, presieduto da Valentina Cappiello, organizza la prima iniziativa dell’anno sociale, in collaborazione con la Onlus Il Faro (Associazione Sportiva Dilettantistica Diversamente Abili Augusta). Il 9 Luglio, alle ore 20, nell’anfiteatro del Venus Sea Garden Hotel di Augusta avrà luogo il concerto jazz “La canzone italiana d’autore” con Claudio Cusmano, Osvaldo Corsaro, Nello Toscano, Pucci Nicosia e ospite speciale della serata la magnifica voce di Lilla Costarelli. In linea con il tema internazionale Touch A Heart nasce il progetto “Inner Wheel è…impegno per le pari opportunità. Insieme abbattiamo le barriere”, finalizzato alla raccolta fondi utili all’acquisto di un sollevatore mobile che consentirà a persone con disabilità irreversibile, transitoria o legata all’età avanzata, di accedere in piscina in autonomia per praticare attività riabilitativa, sportiva e/o ricreativa. Sarà un importante evento artistico che consentirà l’abbattimento delle barriere architettoniche.

M. S.

AUGUSTA, ARSENALE MILITARE: PERSONALE A RISCHIO AMIANTO /IL “MUSCATELLO” NON HA ATTIVATO IL REPARTO PREVISTO PER LEGGE MENTRE SI SPENDONO 9,5 MLN DI EURO PER I MORTI A LAMPEDUSA – di Giorgio Casole

Il 1° luglio Commissione parlamentare d’inchiesta al Circolo Ufficiali

arsenale-militare-augusta-300x296AUGUSTA – 1° luglio al  circolo Ufficiali della M.M. di Augusta si è svolto l’audizione richiesta dalla Commissione Parlamentare d’inchiesta sui rischi da esposizione ad amianto e uranio impoverito del lavoratori civili e militari della Base Militare di Augusta. La commissione presieduta dalla deputata Donatella Duranti ha audito in mattinata vertici militari e civili dell’amministrazione. Nel  pomeriggio ha incontrato le organizzazioni sindacali e i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza dell’arsenale di Augusta, il direttore dell’INAIL di Siracusa, Salvatore CIMINO, e il dirigente  regionale di  Legambiente, l’augustano  Enzo Parisi. La commissione è stata istituita al fine di  accertare eventuali responsabilità derivanti dall’esposizione a rischio amianto e ricercare i possibili “rimedi” che oggi possono essere posti in essere per salvaguardare i tantissimi lavoratori, militari, civili e dell’industria privata che hanno lavorato in ambienti insalubri. In sintesi dalle dichiarazioni rese è emerso che l’esposizione dei lavoratori si è protratta ben oltre la data di entrata in vigore della legge 257/1992 che mette al bando l’utilizzazione dell’amianto. Le organizzazioni sindacali in una nota  ringraziano i “..deputati  intervenuti apprezzandone la sensibilità politica finalizzata ad accertare eventuali responsabilità derivanti dall’esposizione a rischio amianto e ricercare i possibili “rimedi” che oggi possono essere posti in essere per salvaguardare i tantissimi lavoratori , militari, civili e dell’industria privata che hanno lavorato in ambienti insalubri, che per queste cause sono morti, si sono ammalati o comunque hanno una aspettativa di vita decisamente inferiore. Lavoratori che operano in un territorio martoriato, per le note e gravissime emergenze ambientali essendo l’Arsenale di Augusta situato in una zona dove sorge il più grande polo petrolchimico d’Europa. Occorre  ricordare brevemente che nel comprensorio di Pantano Danieli dell’Arsenale M.M. di Augusta e all’interno dello stesso Arsenale esistevano magazzini in cui venivano depositati sia i manufatti in amianto, sia sacchi contenenti amianto in polvere utilizzato dai calderai per la realizzazione e la lavorazione  di coibenti  di parti di apparati navali e alla realizzazione di pannelli in amianto. I lavoratori su menzionati prestavano la loro opera all’interno dell’officina  carpentieri in ferro, a stretto contatto, ovviamente, con le altre categorie di lavoratori presenti all’interno dell’officina stessa (carpentieri in ferro, saldatori e tubisti). Detta officina era ed è ancora ubicata proprio di fronte l’ingresso della mensa aziendale, davanti alla quale passavano e passano tutt’oggi tutte le maestranze per recarsi a pranzo. Il magazzino collocato all’interno di Marinarsen è stato demolito nel 1991 per poter in seguito realizzare nel 1992 la nuova officina omogenea, oggi rinominata Reparto Macchine Ausiliari, mentre sia per il magazzino ubicato nel comprensorio Pantano Danieli che per l’officina carpentieri in ferro non sappiamo se e quando tali locali sono stati sottoposti a bonifica. Le lavorazioni sia a bordo delle unità navali contenenti tracce di amianto in ogni suo apparato che a terra venivano effettuate senza idonea protezione  anche molti anni dopo il 1992. Le tute indossate dal lavoratori risultavano anch’esse veicolo di diffusione delle fibre di amianto non solo nell’ambito lavorativo, inclusa la mensa aziendale, fruita dalla totalità delle maestranze sia esse tecniche che amministrative, ma anche in àmbito familiare in quanto le stesse vengono tutt’ora portate a casa per il  lavaggio. E’ noto peraltro che l’amianto era presente nelle coibentazioni tubiere, nei freni delle apparecchiature, nelle lastre di copertura dei tetti, nelle baderne, nelle guarnizioni, nella pavimentazioni di vinil-amianto, e pezzi di rispetto custoditi nei magazzini dell’arsenale e di Maricommi. In quel contesto, le organizzazioni sindacali  sollecitarono la Direzione Arsenale ad adottare idonee misure di sicurezza in presenza di fibre di amianto ottenendo protocolli d’intesa e circolari, che vennero però disattesi dall’Ente per scarsa sensibilità. Né negli anni successivi alla entrata in vigore della legge che bandiva l’amianto, la Direzione dello stabilimento manifestò maggiore attenzione alla problematica: non ci risulta siano stati istituiti pertinenti corsi di formazione e informazione sui rischi da amianto. A tutto questo si aggiunge il fatto che ancora oggi sono in corso attività di bonifica per smaltimento di amianto dalle Unità Navali. Per le ragioni appena esposte, che verranno riprese e approfondite da una dettagliata e articolata  relazione tecnica, sarebbe auspicabile, quindi, un riconoscimento “ambientale” per i lavoratori della Difesa attraverso una modifica all’attuale normativa negli aspetti economici e pensionistici, la revisione del coefficiente del periodo di esposizione per tutta la vita lavorativa, il legittimo riconoscimento dei benefici previdenziali che porterebbe a un pensionamento anticipato. Al fine inoltre di sanare la grave ingiustizia nella  disparità di trattamento tra i lavoratori del mondo privato  e i lavoratori della Difesa e più in generale del pubblico impiego, richiediamo  un intervento legislativo che restituisca pari dignità nel riconoscimento dei benefici previdenziali. Si propone quindi: – l’attribuzione, negli atti d’indirizzo, agli arsenali della Marina militare dello status di cantiere interessato alla presenza di amianto, per favorire il giusto riconoscimento a tutti i lavoratori esposti, prescindendo dalle loro qualifiche; – l’eliminazione dei limiti di concentrazione delle fibre di amianto per litro, in quanto è ormai consolidato dalla letteratura scientifica che è sufficiente una sola fibra di amianto per causare patologie tumorali a esso correlate; – l’eliminazione dei limiti temporali, che si fermano al 1992, considerato che l’attività con materiale o in luoghi che presentano amianto è attualmente in corso; – la riapertura dei termini di presentazione delle domande di concessione dei benefici previdenziali e la rivalutazione, ai fini economici e/o pensionistici, del coefficiente dell’1,5 per cento del periodo di esposizione, considerato lungo tutta la vita lavorativa. Per completezza di informazione,  si fa presente che la situazione di esposizione all’amianto non riguarda solo l’Arsenale ma interessa tutti gli  Enti che in insistono in questo comprensorio (Maricommi, Marigenimil, ex Maribase oggi Marisicilia e Maristanav)”. 

Confidiamo sul lavoro che sta svolgendo questa Autorevole Commissione Parlamentare d’inchiesta, con l’auspicio di poter fare finalmente piena luce su un grave fenomeno, nel comune interesse di ricercare la verità e le eventuali responsabilità di ogni ordine e grado, oltre a creare le concrete premesse per una modifica normativa che sani l’ingiustizia sociale divenuta ormai insostenibile  dai lavoratori della Difesa”. Fin qui la lunga nota dei rappresentanti dei lavoratori tutti, lavoratori, dunque, ancora esposti a rischio, che potrebbero essere monitorati all’interno dell’ospedale civile “Muscatello” se fosse stata applicata la legge Gianni che prevedeva e prevede l’attuazione di un reparto d’eccellenza e di valenza regionale per essere l’unico nosocomio all’interno di un polo petrolchimico fra i più esposti a rischio. Il proponente della legge, Pippo Gianni, ha presentato giorni fa una denuncia-querela alla Procura della Repubblica. Il direttore generale dell’ASP di Siracusa, Brugaletta, il 30 giugno, in occasione della conferenza-stampa sul recupero del barcone naufragato l’anno scorso  a Lampedusa, s’è preso la sua porzione di allori, essendo stato l’ultimo  di ben otto relatori, che hanno magnificato l’eccezionale impresa umanitaria. Impresa che, però, riguarda i morti, impresa  per cui finora sono stati previsti 9,5 milioni  di euro (destinati, però, a lievitare), mentre per i vivi, a quanto pare, non si pensa nella maniera dovuta, pensando, soprattutto, ai tanti quattrini che lo Stato e la Regione ricavano dal porto di Augusta in fatto di imposte e esazioni varie. Don Palmiro Prisutto da tre anni, ormai, richiama le massime autorità dello Stato a preoccuparsi della grave situazione di Augusta e dintorni, ma  viene considerato da taluni un donchisciotte, da altri un rompiscatole, osteggiato apertamente da gruppi ben definiti e individuati. Quando Matteo Renzi fu eletto presidente del consiglio, si recò a Siracusa dal suo amico e sodale Garozzo, sindaco del capoluogo, a farsi omaggiare da una scolaresca di  bambini che intonava le filastrocche. Se invece di destinare quasi dieci milioni di euro per seppellire i migranti morti, che potevano restare a mare, come i tanti marinai italiani, morti in guerra, (tanto, amministrativamente, esiste la dichiarazione di morte presunta), avesse destinato quei  soldi per bonificare l’area e potenziare il Muscatello, sarebbe stato ringraziato dai cittadini consapevoli di Augusta-Priolo-Melilli, non da un coro di bambini incoscienti.  Trent’anni fa c’era un pretore, Antonino Condorelli, che processò i responsabili delle industrie inquinanti.  Ora c’è il  procuratore Giordano. Agirà  come Condorelli?

Giorgio Càsole

AUGUSTA, GIORNATA DELL’ORGOGLIO NAZIONALE – di Giorgio Càsole

Affollata conferenza-stampa per presentare la fase finale del recupero del barcone di migranti affondato il 18 aprile 2015 al largo di Lampedusa

comprensoriol'amm. Covino il 30 giugno 2016AUGUSTA. Fu una tragedia immane, ora un’impresa immane, il 18 aprile 2015 un barcone pieno di migranti, forse 700, si capovolse al largo di Lampedusa, trascinando a circa quattrocento metri di profondità, uomini donne e bambini. Solo 28 furono i superstiti, salvati dalle navi della Marina Militare italiana il cui personale, da quasi tre anni, affronta con professionalità l’inarrestabile flusso dei migranti, in ossequio al codice legale ed etico che impone di salvare le vite umane in mare, quante più è possibile. Di fronte a quella tragedia sconvolgente consumata sotto gli occhi dei soccorritori e mostrata a tutto il mondo, il governo italiano assunse la ferma decisione di recuperare dal fondo marino quel barcone non solo per dare una questione umanitaria, per dare una degna sepoltura ai morti, ma per venire incontro al diritto dei vivi, cioè dei parenti degli scomparsi che hanno anche esigenze amministrative sulla morte certa e certificata degli scomparsi. Un anno fa, di questi tempi, fu dato avvio a quest’iniziativa suddivisa in 4 fasi, di cui l’ultima è stata presentata, nella tarda mattinata di giovedì 30 una tecnologia complessa, che giugno, ai rappresentanti dei media nazionali e esteri, a un’affollatissima conferenza-stampa tenuta in una sala, nei pressi del cosiddetto pontile NATO, di quel comprensorio della Marina Militare, di pertinenza di Marisicilia presidiato, armi alla mano, dove è già stato approntato un campo per accogliere il barcone recuperato con tutto il carico dei morti, di cui ancora non si conosce l’ammontare preciso. Il barcone è arrivato dalle acque di Lampedusa nella baia di Augusta, proprio mentre si svolgeva la conferenza-rimessa morti naufragiostampa, intorno a mezzogiorno. Alla conferenza ha partecipato un gran numero di relatori, presentati dal padrone di casa, il contrammiraglio Nicola De Felice, comandante di Marisicilia. Il primo a intervenire è stato il prefetto di Siracusa, Armando Gradone che, per primo, ha sottolineato l’eccezionalità dell’iniziativa “che fa onore a tutta l’Italia e al presidente Renzi che, già dall’inizio, aveva assicurato dignità alle vittime”. Gradone ha messo in risalto la cooperazione di enti pubblici, quali la M.M. in primo luogo, i Vigili del fuoco, Il Ministero dell’Istruzione, le Università e enti privati, accomunati dall’obiettivo di ridare questa dignità ai morti. E’ stata approntata una tecnologia complessa, ma tutta italiana, come italiano è stato ed è tutto il personale coinvolto in un’operazione resa difficile dalle condizioni avverse del mare, rese più difficili dai venti, come ha precisato il contrammiraglio Pezzuti, comandante di quelle forze della Marina che hanno strettamente collaborato con l’Impresub, l’azienda di Trento, quindi italiana, specializzata internazionalmente nel recupero di relitti. Le difficili condizioni non hanno, però, mai messo a rischio la vita dei militari, come ha rassicurato lo stesso contrammiraglio a una mia domanda, perché “I nostri sono esperti, con anni di esperienze alle spalle”, esperti come i tecnici dell’Impresub che hanno all’attivo esperienze come quelle ferivate dal traghetto Moby Prince e della Concordia. A rappresentare l’Impresub, l’ing. Ibba, il quale ha illustrato con un’animazione la procedura dell’aggancio, dell’imbragatura e del sollevamento del barcone con il suo carico di corpi macerati dal mare. L’azione di sollevamento, a causa del carico e della fragilità della struttura di legno, resa più fragile dall’azione erosiva del mare, è avvenuta con giustificata lentezza: il barcone è salito in superficie dopo ben venti ore. Anche l’ing. Ibba ha messo in risalto il valore della tecnologia italiana – mai era stata fatta riemergere un’imbarcazione da 4oo mt di profondità – e ha esaltato anche il valore della collaborazione con la M. M: in una “sinergia unica”. Anche il contrammiraglio Covino, capo dell’ufficio legale, ha messo in rilievo il ruolo della Marina Militare in quest’iniziativa per ora eccezionale e ha tracciato, seppure per grosse linee, il bilancio dei costi: in tutto 9,5 milioni di euro ma, anche se il contrammiraglio non l’ha detto, quasi certamente questi costi lieviteranno. Come abbiamo riferito in un nostro precedente servizio, secondo una nostra fonte attendibile, per quest’impresa il governo ha stanziato preventivamente 22 milioni di euro. Basti pensare che il barcone con il carico sarà trasportato dentro un grande capannone opportunamente refrigerato e le salme saranno trasportate all’interno di una tenda per gli esami autoptici, per stabilire l’identità dei morti, anche attraverso il DNA ricavato dai denti e con l’apporto dei dati forniti dai tanti parenti che dal Senegal e dal Mali hanno già espresso il loro desiderio di avere notizie. Lo hanno fatto attraverso comunicazioni fornite alle organizzazioni governative dei loro paesi che hanno preso contatti con l’Alto Commissariato italiano per le persone scomparse. Ne ha fatto cenno la professoressa Cristina Cattanei, anatomo-patologa dell’Università di Milano, la quale ha riferito della collaborazione delle tre università isolane di Catania, Palermo e Messina, e di altri dieci università italiane che hanno subito raccolto l’invito. Anche i comuni siciliani, sollecitati dai nove prefetti della Sicilia, hanno accolto l’invito di far seppellire i corpi dei naufragati, una volta stabilità l’identità o almeno la provenienza. Il prefetto Gradone a chi scrive ha detto che 58 salme saranno inumate nei comuni della provincia di Siracusa e sicuramente lo faranno nel rispetto sacrale che un ufficio del genere comporta, come ha visto egli stesso a Rosolini dove altri corpi di emigranti, pur essendo di persone sconosciute e lontane, pur essendo poveri resti, hanno ricevuto gli stessi onori tributati ai corpi di persone note e vicine. I corpi dei naufragati saranno trasportati dal barcone nella grande rimessa refrigerata dai vigili del fuoco, cui saranno assicurate tutte le tutele per la protezione, come per ogni precauzione tutto il comprensorio è stato diviso in 3 zone: zona rossa, zona arancione, zona gialla, tutte mostrate a molti giornalisti e fotografi presenti che hanno visitato pure la grande rimessa mortuaria, guidati in prima persona dal contrammiraglio De Felice, il quale ha annunciato un’altra conferenza-stampa a conclusione di questa sinergica e tecnologica impresa umanitaria italiana.

Giorgio Càsole

Nella foto, Giorgio Càsole a colloquio con l’amm. Covino nei locali adibiti a rimessa mortuaria