AUGUSTA, GIORNATA DELL’ORGOGLIO NAZIONALE – di Giorgio Càsole

Affollata conferenza-stampa per presentare la fase finale del recupero del barcone di migranti affondato il 18 aprile 2015 al largo di Lampedusa

comprensoriol'amm. Covino il 30 giugno 2016AUGUSTA. Fu una tragedia immane, ora un’impresa immane, il 18 aprile 2015 un barcone pieno di migranti, forse 700, si capovolse al largo di Lampedusa, trascinando a circa quattrocento metri di profondità, uomini donne e bambini. Solo 28 furono i superstiti, salvati dalle navi della Marina Militare italiana il cui personale, da quasi tre anni, affronta con professionalità l’inarrestabile flusso dei migranti, in ossequio al codice legale ed etico che impone di salvare le vite umane in mare, quante più è possibile. Di fronte a quella tragedia sconvolgente consumata sotto gli occhi dei soccorritori e mostrata a tutto il mondo, il governo italiano assunse la ferma decisione di recuperare dal fondo marino quel barcone non solo per dare una questione umanitaria, per dare una degna sepoltura ai morti, ma per venire incontro al diritto dei vivi, cioè dei parenti degli scomparsi che hanno anche esigenze amministrative sulla morte certa e certificata degli scomparsi. Un anno fa, di questi tempi, fu dato avvio a quest’iniziativa suddivisa in 4 fasi, di cui l’ultima è stata presentata, nella tarda mattinata di giovedì 30 una tecnologia complessa, che giugno, ai rappresentanti dei media nazionali e esteri, a un’affollatissima conferenza-stampa tenuta in una sala, nei pressi del cosiddetto pontile NATO, di quel comprensorio della Marina Militare, di pertinenza di Marisicilia presidiato, armi alla mano, dove è già stato approntato un campo per accogliere il barcone recuperato con tutto il carico dei morti, di cui ancora non si conosce l’ammontare preciso. Il barcone è arrivato dalle acque di Lampedusa nella baia di Augusta, proprio mentre si svolgeva la conferenza-rimessa morti naufragiostampa, intorno a mezzogiorno. Alla conferenza ha partecipato un gran numero di relatori, presentati dal padrone di casa, il contrammiraglio Nicola De Felice, comandante di Marisicilia. Il primo a intervenire è stato il prefetto di Siracusa, Armando Gradone che, per primo, ha sottolineato l’eccezionalità dell’iniziativa “che fa onore a tutta l’Italia e al presidente Renzi che, già dall’inizio, aveva assicurato dignità alle vittime”. Gradone ha messo in risalto la cooperazione di enti pubblici, quali la M.M. in primo luogo, i Vigili del fuoco, Il Ministero dell’Istruzione, le Università e enti privati, accomunati dall’obiettivo di ridare questa dignità ai morti. E’ stata approntata una tecnologia complessa, ma tutta italiana, come italiano è stato ed è tutto il personale coinvolto in un’operazione resa difficile dalle condizioni avverse del mare, rese più difficili dai venti, come ha precisato il contrammiraglio Pezzuti, comandante di quelle forze della Marina che hanno strettamente collaborato con l’Impresub, l’azienda di Trento, quindi italiana, specializzata internazionalmente nel recupero di relitti. Le difficili condizioni non hanno, però, mai messo a rischio la vita dei militari, come ha rassicurato lo stesso contrammiraglio a una mia domanda, perché “I nostri sono esperti, con anni di esperienze alle spalle”, esperti come i tecnici dell’Impresub che hanno all’attivo esperienze come quelle ferivate dal traghetto Moby Prince e della Concordia. A rappresentare l’Impresub, l’ing. Ibba, il quale ha illustrato con un’animazione la procedura dell’aggancio, dell’imbragatura e del sollevamento del barcone con il suo carico di corpi macerati dal mare. L’azione di sollevamento, a causa del carico e della fragilità della struttura di legno, resa più fragile dall’azione erosiva del mare, è avvenuta con giustificata lentezza: il barcone è salito in superficie dopo ben venti ore. Anche l’ing. Ibba ha messo in risalto il valore della tecnologia italiana – mai era stata fatta riemergere un’imbarcazione da 4oo mt di profondità – e ha esaltato anche il valore della collaborazione con la M. M: in una “sinergia unica”. Anche il contrammiraglio Covino, capo dell’ufficio legale, ha messo in rilievo il ruolo della Marina Militare in quest’iniziativa per ora eccezionale e ha tracciato, seppure per grosse linee, il bilancio dei costi: in tutto 9,5 milioni di euro ma, anche se il contrammiraglio non l’ha detto, quasi certamente questi costi lieviteranno. Come abbiamo riferito in un nostro precedente servizio, secondo una nostra fonte attendibile, per quest’impresa il governo ha stanziato preventivamente 22 milioni di euro. Basti pensare che il barcone con il carico sarà trasportato dentro un grande capannone opportunamente refrigerato e le salme saranno trasportate all’interno di una tenda per gli esami autoptici, per stabilire l’identità dei morti, anche attraverso il DNA ricavato dai denti e con l’apporto dei dati forniti dai tanti parenti che dal Senegal e dal Mali hanno già espresso il loro desiderio di avere notizie. Lo hanno fatto attraverso comunicazioni fornite alle organizzazioni governative dei loro paesi che hanno preso contatti con l’Alto Commissariato italiano per le persone scomparse. Ne ha fatto cenno la professoressa Cristina Cattanei, anatomo-patologa dell’Università di Milano, la quale ha riferito della collaborazione delle tre università isolane di Catania, Palermo e Messina, e di altri dieci università italiane che hanno subito raccolto l’invito. Anche i comuni siciliani, sollecitati dai nove prefetti della Sicilia, hanno accolto l’invito di far seppellire i corpi dei naufragati, una volta stabilità l’identità o almeno la provenienza. Il prefetto Gradone a chi scrive ha detto che 58 salme saranno inumate nei comuni della provincia di Siracusa e sicuramente lo faranno nel rispetto sacrale che un ufficio del genere comporta, come ha visto egli stesso a Rosolini dove altri corpi di emigranti, pur essendo di persone sconosciute e lontane, pur essendo poveri resti, hanno ricevuto gli stessi onori tributati ai corpi di persone note e vicine. I corpi dei naufragati saranno trasportati dal barcone nella grande rimessa refrigerata dai vigili del fuoco, cui saranno assicurate tutte le tutele per la protezione, come per ogni precauzione tutto il comprensorio è stato diviso in 3 zone: zona rossa, zona arancione, zona gialla, tutte mostrate a molti giornalisti e fotografi presenti che hanno visitato pure la grande rimessa mortuaria, guidati in prima persona dal contrammiraglio De Felice, il quale ha annunciato un’altra conferenza-stampa a conclusione di questa sinergica e tecnologica impresa umanitaria italiana.

Giorgio Càsole

Nella foto, Giorgio Càsole a colloquio con l’amm. Covino nei locali adibiti a rimessa mortuaria 

AUGUSTA, GIORNATA DELL’ORGOGLIO NAZIONALE – di Giorgio Càsoleultima modifica: 2016-07-01T08:35:28+02:00da leodar1
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