Augusta. Lo scorso 30 maggio 2016 don Palmiro Prisutto, il prete ormai noto come il prete anticancro era uno di coloro che avrebbe potuto prendere la parola durante il Consiglio comunale “aperto”, avente come oggetto la questione ospedale. Don Palmiro aveva abbozzato alcuni appunti. Purtroppo, non gli è stato possibile intervenire. Ha pensato quindi di scrivere per esteso il suo intervento e di renderlo noto. “SALUS POPULI SUPREMA LEX. Quanti di coloro (rappresentante dell’ASP, SINDACO, CONSIGLIERI COMUNALI, DEPUTATI E SEMPLICI CITTADINI) che il 30 maggio hanno parlato in consiglio comunale conoscono ed hanno compreso il senso di questa massima che – per ironia della sorte – dal 1918 esiste sulla porta d’ingresso del forte Vittoria nel porto di Augusta?Molte volte per difendere l’ospedale di Augusta ho sentito parlare della legge 5, una legge che tutela gli ospedali presenti nelle aree industriali: ma questa legge vale anche per Augusta? La peculiarità di Augusta. 1. Augusta non è l’insignificante paesino agricolo sperduto all’interno della Sicilia. 2. Augusta è una città industriale, produttrice di enormi quantità di beni e di denaro; 3. Augusta il 30 novembre 1990 venne dichiarata “area ad alto rischio di crisi ambientale”; qualche anno più tardi dal ministro per l’ambiente Corrado Clini venne definita “area in piena crisi ambientale”; 4. Successivamente venne dichiarato “SIN” = Sito di Interesse Nazionale (cioè sito da bonificare). Ma queste dichiarazioni sono servite a qualcosa? E tutti gli studi fatti, anche a livello mondiale, sul caso Augusta-Priolo cosa hanno prodotto? Secondo lo spirito della dichiarazione di area ad elevato rischio di crisi ambientale ad Augusta, a tutela della salute, avrebbero dovuto fare:(estratto dal decreto del 30 novembre 1990) 1) Analisi dei carichi inquinanti complessivi determinati dalle attività produttive esistenti nell’area e valutazione della loro incidenza sui vari comparti ambientali; 2) Studio dello stato di inquinamento delle acque superficiali e sotterranee, dell’aria e del suolo al fine di individuare l’ambito specifico territoriale di interesse e di caratterizzare le componenti ambientali per le quali è necessario il risanamento; 3) Ricognizione sullo stato attuale degli interventi a valenza ambientale in corso di realizzazione o programmati nel territorio in esame, sia su iniziativa delle aziende industriali operanti nella zona che da parte degli enti pubblici; 4) Elaborazione di uno studio tendente a valutare la ricettività del sito per quanto concerne gli effluenti aeriformi e liquidi e i rifiuti solidi in relazione alla natura, comportamento negli ecosistemi e caratteristiche tossicologiche delle specie inquinanti interessate; 5) Indagine epidemiologica su campioni significativi della popolazione di Siracusa (e Caltanissetta) e dei comuni limitrofi, al fine di accertare l’incidenza delle patologie più comuni correlabili con lo stato di inquinamento ambientale; 6) Effettuazione di bilanci di impatto dei consumi delle risorse e dei principali fattori di inquinamento in relazione all’attuale assetto di produzione infrastrutturale; 7) Definizione e progettazione delle azioni dirette al risanamento dell’ambiente e al riassetto del territorio mediante: a) Elaborazione di un piano di area per la fissazione degli standard ambientali anche sulla base dei risultati emergenti dal censimento dei punti di emissione, del carico inquinante esistente sull’ambiente e della ricettività dell’ambiente stesso; b) interventi diretti sul comparto produttivo per la minimizzazione dei carichi ambientali che, partendo dall’analisi dei sistemi di produzione, consenta di realizzare consistenti miglioramenti in relazione alle incidenze sull’ambiente e al recupero delle risorse; c) interventi diretti alle riabilitazioni delle strutture consortili e infrastrutture connesse (zona portuale, movimentazione materie prime, viabilità, approvvigionamento idrico ad uso idropotabile e produttivo, ecc.) in relazione alle esigenze di tutela ambientale e alla vocazione turistica e agraria dell’area circostante il polo industriale; d) interventi diretti al recupero ambientale e al risanamento di aree particolarmente compromesse e di particolare rilevanza naturale e ambientale; e) elaborazione di una strategia a livello di area per la gestione di rifiuti risultanti dal polo industriale. Tale strategia dovrà basarsi su studi di compatibilità ambientale dei siti proposti per le discariche; 8) Definizione di un piano di controllo e monitoraggio dei parametri ambientali più significativi ai fini della tutela della popolazione, dei lavoratori e delle componenti ambientali; 9) Pianificazione degli interventi e fattibilità tecnico-economica degli stessi; 10) Predisposizione del piano finanziario con la specifica individuazione degli strumenti per il reperimento delle risorse necessarie. Possiamo prendere atto che quasi tutto ciò che avevano stabilito con il decreto del 1990 non è stato attuato. Anzi ……..considerata la peculiarità dei rischi a cui potrebbe essere soggetta la città di Augusta ed il territorio circostante, per la gestione di possibili emergenze, questo territorio oltre che avrebbe dovuto essere dotato di mezzi idonei a far fronte a tali emergenze, avrebbe dovuto avere anche presidi sanitari adatti a dare risposte alla ricerca, alla prevenzione ed alla cura di tutte quelle patologie correlabili ai rischi in generale ed all’inquinamento in particolare. Provate ad immaginare quali scenari si potrebbero presentare in seguito ad incidenti rilevanti militari, ambientali e sismici magari interagenti fra gli stessi.
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