AI CAMPIONATI ITALIANI DI CANOTTAGGIO 2016, PELORO E’ ORO NEL “2 SENZA”

CEC_8717]CEC_0785]Varese – Ieri 12 giugno, sulle acque del Lago di Varese presso Gavirate, il 2 Senza Senior Under 23 Pesi Leggeri della Canottieri Peloro di Messina, per il terzo anno consecutivo ha indossato la maglia di “campione d’Italia” della specialità, con l’equipaggio composto dal messinese Giovanni Ficarra, campione del mondo in carica, e dal 17enne  augustano Sebastiano Galoforo (a sin. nella foto).  Il 2 Senza, dei due talenti siciliani, ha preso subito il comando della regata, sin dalle prime palate, imponendo il proprio ritmo sugli avversari, malgrado le grosse chiazze di alga spinte dal vento in campo, che tentavano di ostacolare la trionfale corsa della barca messinese. Da oggi, la coach Alda Cama rimette subito i suoi campioni al  lavoro, in vista dei futuri impegni che la coinvolgerà nell’ immediato futuro. Dal 28 giugno, in particolare poi, l’atleta augustano Sebastiano Galoforo sarà in raduno con la nazionale Juniores, in vista del “Campionato Europeo di Trakai”,  in Lituania.

    V.G.

CARLENTINI IN FESTA CON IL DUO LIRICO AUGUSTANO FRISENNA & ZARBANO

carlentiniCARLENTINI. Domenica scorsa, in contrada Santuzzi si è conclusa la due giorni dal titolo “Carlentini in festa”, organizzata dall’”Associazione Carlentini Nord”,  con esibizioni di artisti locali,  anziani, giovani e giovanissimi,  con la sponsorizzazione dell’ amministrazione comunale. Nella serata ieri, il pezzo forte del duo augustano Frisenna & Zàrbano, tenore il primo, baritono il secondo, che hanno costituito un’autentica novità per il pubblico carlentinese, come ci ha detto Antonella Rocca, storica presentatrice della festa, “giacché a Carlentini non ci sono voci liriche come quelle dei due augustani che ho voluto invitare qui  non solo perché bravi, ma anche per  una sorta di scambio culturale”.  Antonella Rocca, che recentemente ha superato i provini a Roma per essere ammessa a “X Factor”,  si è esibita come cantante durante la recente festa augustana dedicata al patrono san Domenico. A Santuzzi si esibita ancora in questa veste. Frisenna ha cantato “Spuntau lu suli”, una serenata dell’augustano Carlo Pandolfini, “Granada” e “Nessun dorma” in coppia con Marco Zàrbano il quale, singolarmente,  ha interpretato il “Factotum della città” dal rossiniano “Barbiere di Siviglia”.

M.S.

AUGUSTA CON “ICARO”, ALLA RISCOPERTA DI EMOZIONI

-icaro-Augusta. Sotto la presidenza di Enzo Toscano, l’associazione ICARO darà vita, nell’anfiteatro del  complesso alberghiero Venus, martedì 14, a partire dalle ore 2o, a uno spettacolo che coinvolgerà i ragazzi e le ragazze di Icaro e una nutrita schiera di artisti locali  alla riscoperta delle emozioni. Gli artisti locali, che si esibiranno a titolo gratùito, interpreteranno canzoni, poesie brani musicali e teatrali, i ragazzi e le ragazze dell’associazione  metteranno in scena “Sulle orme del piccolo principe”, coordinati dall’autrice Angela Scatà e dalle educatrici di Icaro. Presentati da Michela Italia sul palco dell’anfiteatro si avvicenderanno Giovanni Vìllari, Davide Sbrogiò, Michele Guagliardo & Salvo Maglitto, Giuseppe Costa, Antonio Politi, Franco Frisenna e Marco Zàrbano. Enzo Toscano, a proposito della rappresentazione con i ragazzi e le ragazze di Icaro ha commentato che si tratta di uno spettacolo “che invita a riflettere sull’importanza dell’amicizia, sulla necessità di costruire legami solidi, sul lieve e sottile senso di appagamento  e di felicità dato dal prendersi cura di qualcuno, di accudirlo e accompagnarlo nelle sue quotidiane difficoltà”.

  G. C. 

L’IPOCRITA … E LA CICALA – di Francesco Migneco

downloadNon è il profilo biografico di un uomo comune, ma di un protagonista vero e proprio, un essere umano, immerso in un continuo groviglio di contorti pensieri e di “strammature” imprevedibili. Il tempo, i costumi, le usanze, le abitudini cambiano e seguono il corso del mutare, del divenire della società, ma l’ipocrita, cioè il nostro protagonista, resta sempre lo stesso. Uomo dall’anima grigia, un idiota incurabile, che svolge la sua giornata a tessere un brogliaccio d’intrighi, falsi sorrisi, ammiccamenti vili e deragliati. Non si stenta a riconoscerlo, per quella maniacale prontezza a tendere la sua rete di ipocrisie, con rapido passaggio ad inventate prospettive. Tirchio, tirato, spacca persino il centesimo come un mercante ebreo. Ogni sua azione merita la più ampia disistima, in quanto egoista, frivolo ed inattendibile, disinvoltamente bugiardo ed apertamente invidioso. È convinto di saper parlare, invece si esprime in un italiano ingessato e disarticolato, camuffato da sbavata dialettica, mista a spruzzi di saliva. Più lo guardi e più scopri l’espressione mutante, caratteristica dell’ipocrita che va dalla bieca adulazione ai falsi infingimenti, tanto da convincersi della certezza che qualcosa di strano e di perverso sia radicato nel suo meccanismo biologico. Sempre pronto a strisciare col culo per terra di fronte a chiunque, pur di ottenere, soddisfare la propria ambizione, disgustosa e intollerabile. Purtroppo vive ed agisce nella comunità e malgrado ci tenti non lo puoi evitare, per una ragione o per l’altra, e te lo vedi davanti come un merlo nero e vanitoso che sbatte le ali, solo per alzare polvere (“fari pruvulazzu”) e pestare acqua sporca nel mortaio, spesso ambiguo e profanatore. Ti si accosta mellifluo, con quel sorriso da imbecille e lo sopporti per pura cortesia, anzi forzata cortesia, e freni l’impazienza a scrollartelo di dosso, come chi vuole liberarsi di fastidiose zecche. Predilige al piacere dei sensi, un irrefrenabile appetito con cui aggredisce sfogliate, incartocciate e corposi panini imbottiti, dimostrando di possedere uno stomaco capace di digerire pezzi di copertone. Ma il quadrante della vita segna le ore, i minuti per tutti ed anche per l’ipocrita il quale continuava a mescere le sue false adulazioni, sempre più, come un capitone attempato. Beh, fortunatamente tanti sono quelli che rispettano di vivere nell’onore e nella correttezza e soprattutto con rettitudine, per cui non è peregrina accostare un’antica massima di un filosofo greco, in cui l’ipocrita è come il raglio dell’asino che si perde vacuamente nel vuoto, mentre si ascolta, si pensa e si riflette al frinire della cicala, simbolo di saggezza e lealtà.-

     Francesco Migneco