IL VANGELO E’ L’OPPOSTO

Don Luigi Maria Verzè e don Gallo, la morte e la vita

 di don Paolo Farinella

farinella.jpgSono appena rientrato da una serata di festa celebrata a Genova per gli 83 anni di don Andrea Gallo, a cui ha partecipato una folla enorme di amici e cittadini e alcuni politici. A fare festa c’era anche il gotha del «Il FattoQuotidiano» (Padellaro, Travaglio, Sansa), Moni Ovadia, Gino Paoli e tanti, tanti altri. Un popolo attorno a un uomo, un partigiano, un prete che da tutta la vita vive sul marciapiede per acchiappare chi sul marciapiede può finire e vi è già finito. Un prete, un uomo, un partigiano, invocato e riconosciuto come leader morale indiscusso. La forza di don Gallo è la «nudità»: è nudo di tutto ciò che oggi è di modo: il denaro, il potere, il sesso. Egli ha il vestito della parola, che si fa profezia di giustizia e di trasparenza nella coerenza. Sopra il vestito la bandiera della Pace dipinta dall’arcobaleno. Genova, città medaglia d’oro della Resistenza, il giorno 18 luglio 2011 ha messo sul candelabro evangelico il lume splendente della bella persona di don Gallo e lo ha proposto a tutti come punto di riferimento dell’Italia migliore, quell’Italia che è disprezzata dal governo in carica per voce del ministro Brunetta. Ho visto attorno a don Gallo Andrea l’Italia del cuore, quella che non si rassegnerà mia al potere del malaffare e del ricatto, della delinquenza e del mercimonio.

Mentre la festa scorreva allegra e intensa, tra gli epitaffi graffianti e micidiali di Enzo Costa e gli apologhi esilaranti e per questo densi di spiritualità di Moni Ovadia, istintivamente il mio pensiero correva a un altro prete, don Luigi Maria Verzè, 91 anni, che cominciò come segretario di san Giovanni Calabria, vescovo dei poveri e dei diseredati e finì, anzi sta finendo, come complice di Berlusconi, boss che affoga nei sospetti di corruzione. Ora sulla sua coscienza grava anche la morte per suicidio del suo più stretto collaboratore Mario Cal che non ha retto al fallimento del San Raffaele a cui l’ha portato la gestione del prete imprenditore. Costui  fa affari con tutti, a prescindere da ogni moralità e legalità. Il fatto è talmente grave che, su pressione dell’appena neo papa Paolo VI,  la diocesi di Milano nel 1964 gli irroga «la proibizione di esercitare il sacro ministero» per giungere al 1973 quando viene «sospeso a divinis». In seguito le pene canoniche saranno revocate non si sa per quali vie e con quali mezzi. Questo prete era solito chiamare Dio «Top Manager». Ha sempre creduto nella Provvidenza che per lui assume il volto di un certo Silvio Berlusconi che nel 1968 attraverso la Edilnord acquista 712 mila mq di terreni vicino Segrate per costruire la città avveniristica del futuro, chiamata «Milano 2», dove,  oggi sappiamo,  ospitava prostitute e minorenni per sollazzarsi dalle noie del governo. Tutto questo ben di dio confinava a sud con i terreni dell’erigendo San Raffaele. Tra don Verzè e Berlusconi fu amore a prima vista, quel fulmine che di solito scoppia all’insaputa tra uomini della stessa di razza. La prima malefatta che la «strana coppia» fa è dirottare le traiettorie degli aerei di Milano-Linate che disturbavano i residenti di Milano-2 e il San Raffaele del prete che crede nel dio Top Manager, facendo spostare le rotte sui comuni limitrofi. La perversione c’era già tutta: i privilegi dei due sono stati pagati da disgraziati che lavorano e che vivono nei comuni vicini. Chissà in questi quindici anni questi cittadini come hanno votato? Il cambio di rotta è stato ottenuto perché Silvio e Maria Luigi presentano carte topografiche falsificate o manomesse: le cittadine di Pioltello e Segrate sono rappresentante in una carta topografica del 1848, mentre le opere di di Milano.2 completate appena al 25% risultano complete al 100%. Falsi, bugiardi e spergiuri. Il prete che impegna i soldi della ricerca per allungare la vita a Berlusconi fino a 120 anni, sa di essere legato a doppio filo con l’immondezzaio che fa capo al suo compare. Non a caso quando la figlia di Berlusconi discusse la tesina alla fine del triennio universitario, davanti al papi che si godeva il successo, senza spinte e raccomandazioni don Verzé promise solennemente che se voleva insegnare al San Raffaele per lei era pronta una cattedra. Prima ancora di laurearsi, era già docente universitaria: bambina prodigio con propellente arricchito da “papi” Silvio e padre Luigi Maria. Fino a ieri era un tripudio di feste e di sicumere, nessun’ ombra di crisi gridava il vecchio prete contro gli uccelli del malaugurio. Il Verzé si comportava esattamente come il suo socio in malaffare e sodale in falsificazioni: San Raffaele sta benone, nessuna crisi all’orizzonte. Negare, negare, negare sempre anche l’evidenza finché si può. Già! Ora non si può più: un miliardo e passa di debiti che neppure l’amico Berlusconi può sanare, preso com’ è dalle sue ambasce in Mondadori e con la crisi che non esisteva e che ha scavato la fossa all’Italia. Figuriamo se la crisi ci fosse stata! La cronaca del don Verzé di questi giorni si accompagna al declino catastrofico del suo amico Berlusconi: Ssimul stabunt simul cadent». Non poteva essere differente. Concepiti nati sul filo del malaffare, cresciuti negli intrighi semplici e organizzati fornicato con ambienti clericali di chiara miscredenza etica e religiosa, Silvio e Maria Luigi dovevano cadere insieme come parabola di un mondo immorale che genera affari e risultati, anche rilevanti, frutto di azioni perverse e che tali rimarranno sempre. Nessun buon fine può giustificare la nascita e lo sviluppo di un ente gestito da un prete che cammina sulle gambe della falsità e della illegalità come costume e sistema di vita e di governo. La favola degli uomini che si fanno da soli, cioè che imbrogliando le regole del mercato che pure invocano ad ogni sospiro, non è mai esistita, anzi prospera come una pianta velenosa nel nostro Paese; pare che anche gli Italiani creduloni se ne siano accorti, dopo quasi 20 anni dell’avere osannato Berlusconi «l’uomo nuovo» (?) che avrebbe arricchito tutti. Che lui si sia arricchito e si sia messo in sicurezza è certo, come è sicuro che ha impoverito la Nazione in tutti i settori e in modo progressivo. Le persone oneste vivono del loro lavoro, condividono attese e ansie, angosce e speranze, specialmente se è un prete che si dedica come è dovere ad alleviare le sofferenze della malattia.

Don Verzè ha giustificato tutto di Berlusconi, ogni immoralità «strutturale» sia come persona sia come capo di un governo (si fa per dire) che ha prodotto leggi disumane, contro l’etica sociale, contro il valore delle persone, contro ogni spiraglio di dignità umana e sociale. Eppure celebrava anche l’Eucaristia con buona coscienza, segno evidente di una coscienza distorta che dice nero il bianco e bianco il nero. Come era prevedibile viene anche per Verzè e per Berlusconi il «redde rationem». Un miliardo e passa di debiti che provocano un primo effetto inatteso: il suicidio di Mario Cal, già indagato nel 1994 per corruzione e poi prosciolto per intervenuta prescrizione. Insomma,  la persona giusta al posto giusto. Chi viene a salvare l’impero del male, costruito sul male e sviluppato dal male? Il Vaticano e con esso lo Ior e a nome loro il cardinale Bertone Tarcisio, segretario di Stato del papa re Benedetto XVI, sovrano di animo debole perché incapace di guardare al futuro accecato com’è dalla sindrome del passato di cui vorrebbe riportare in auge quel «regime di cristianità» che tanto male ha arrecato alla Chiesa compromettendola con lo spirito del mondo e gli obiettivi del maligno. Qualcuno deve spiegare perché il papa deve possedere cliniche ed esercitare direttamente il mestiere di ricerca scientifica e di cura della salute. Costoro rimproverano i preti che si impegnano nella società civile e nella difesa dei diritti con l’accusa che al prete è vietato occuparsi di cose materiali perché loro compito è il servizio di Dio e l’evangelizzazione, che corrisponde a quello che loro credono e vogliono che sia il servizio e l’evangelizzazione. Accusano i preti impegnati di essere «mondani» e loro che comprano ospedali, cliniche e fanno affari con le Regioni a suon di miliardi sarebbero gli uomini spirituali che si dedicano alla pastorale. Ora che il San Raffaele è fallito il Vaticano lo compra ( ndr- se lo compra perché il baratro fa impressione ) per un tozzo di pane, anzi lo rileva gratis e vi mette i suoi uomini, in primo luogo quel Profiti che è stato condannato (maggio 2010) per turbativa d’aste, mazzette per corruzione di appalti. Giuseppe Profiti, delfino di Bertone da questi è stato definito come esemplare della nuova classe dirigente di stampo «cattolico» e quindi modello «etico» per le generazioni prossime. Questi sono gli uomini affidabili per il Vaticano e per Bertone. D’altra parte se Bertone protegge Berlusconi e cerca per il dopo di ricreare il partito degli onesti cattolici con Al Fano, Pisanu, Casini e con coloro che sono in parlamento malgrado gli affari con la malavita, come ci si può meravigliare che abbia come modello di classe dirigente un condannato per truffa e sospettato di corruzione? Anzi, questo è il normale, ci si dovrebbe meravigliare del contrario. I nuovi che reggeranno il San Raffaele, se il tribunale non impone il fallimento coatto, vengono imposti dal Vaticano: scomporranno in bocconi di lauto pasto, a spese dello Stato perché i debiti di don Verzè saranno pagati o dai cittadini o dallo Ior, inferno in terra dove satana è certo che esiste. Il prezzo gratuito che il Vaticano ha ricavato è il suicidio di un pregiudicato che per tutta la vita ha affiancato un prete dall’ambiguità colossale. Coloro che fanno finta di difendere la vita usano la vita degli altri come uno straccio. Il vangelo, però,  è un’altra cosa. Esattamente un’altra cosa. Anzi l’opposto.

 

Perché un cattolico non può dirsi di destra – di Don Paolo Farinella

OPINIONI –  Il cattolico che vota la destra commette un delitto morale gravissimo: diventa complice di chi senza vergogna usa il potere pubblico per interessi e passatempi privati, arricchirsi alle spalle dei meno fortunati. Come fa Maurizio Lupi (Comunione e Liberazione, vice presidente Camera) pregare ogni sera dopo aver difeso in parlamento e in tv gli affari del Cavaliere?

farinella.jpgUn’idea sconclusionata si aggira per i meandri di menti superficiali e poco acconce alla problematica politica e anche religiosa che si ritrovano in molti dibattiti, convegni, giornali. L’idea è questa: Non si tratta più di parlare di politica nei vecchi termini di destra, sinistra e centro, ma di affrontare i temi concreti. ‘affermazione è becera, ingiusta, qualunquista e fuorviante perché vuole livellare tutte le differenze ideali che stanno dietro ogni scelta politica. Non a caso l’ha fatta sua il senatore Enrico Musso, ex Pdl oggi al gruppo «fritto misto» del senato. Per lui è importante differenziarsi per racimolare voti tra i cattolici perché se non c’è più destra e sinistra, lui sta al di sopra, quindi è affidabile. Per me è il contrario. Non è vero che oggi non bisogna parlare di politica di destra o di sinistra perché urgono i problemi concreti. Questo modo di pensare la politica uccide la Politica e la trasforma in qualunquismo del peggiore stampo. Destra e Sinistra non sono etichette che si mettono e smettono come sulle cassette da frutta, ma sono «visioni» di vita, prospettive antropologiche, angoli di visuale dell’organizzazione della società.

La Destra è classista perché mira al bene di una piccola parte, quella benestante, anzi ricca. Parla di mercato, ma poi corrompe i meccanismi per alimentare la crescita finalizzata non al bene comune di tutta la società, ma solo di quella che specula finanziariamente, che accumula con gli intrallazzi e le protezioni politiche, camorristiche, piduiste e religiose. La destra parla di liberalismo e meritocrazia, ma poi fa il contrario perché ritiene i detentori della ricchezza più liberali degli altri con privilegi propri e inamovibili. Promuove solo per raccomandazione, per utilità, interessi e casta. La Destra da che mondo è mondo ha sempre fatto gli interessi dei ricchi e si è sempre servita dei poveri per accrescere la propria ricchezza con lo sfruttamento, con il lavoro, nero, con il razzismo, con la demagogia, con ogni turpe accordo con chiunque purché sia turpe e garante di risultati, non importa come si perseguono. La Destra è sempre stata la rovina dei poveri e della gente perbene.

La Sinistra (a scanso di equivoci dico subito che oggi non esiste «più») dovrebbe essere (Oh! come è bello il condizionale che almeno permette ancora di sognare sogni nobili) la prospettiva della democrazia come condizione essenziale di convivenza dove ognuno è un valore in sé, indipendentemente da quello che «possiede». La sinistra è anche prospettiva socialista perché se la democrazia è l’affermazione del diritto di uguaglianza di tutti, il socialismo non può che essere lo sforzo di rendere realizzabile questo diritto e di estenderlo efficacemente a tutti. Non a caso la Costituzione parla di «rimuovere gli ostacoli» (art. 3). La Sinistra è l’economia vista e gestita dal punto di vista del lavoro, per cui pone la persona al centro del mercato e non i beni di produzione che sono solo strumenti che cambiano con il cambiare delle condizioni.

La Sinistra dovrebbe avere cura dei più piccoli e dei più poveri, perché il suo obiettivo storico è eliminare non la sobrietà, che è e resta un valore permanente e uno stile di vita umano, ma la miseria come degrado dell’individuo e colpa di una società opulenta che ingrassa i pochi affamando i molti. La Sinistra ha come metodo la laicità che la condizione previa perché anche tutte le religioni possano trovare il loro spazio, la loro libertà incondizionata e la loro coesistenza pacifica. La Destra al contrario usa la religione paganamente e si allea con essa per interessi momentanei, passeggeri, spesso immorali. Per la Destra contano il fine giustifica i mezzi; per la Sinistra i mezzi devono essere adeguati al fine.

Non è possibile fare di ogni erba un fascio, perché se anche di giorno e non solo di notte, tutti i gatti sono bigi, significa che questo o quelli pari sono e allora ci domandiamo perché fare partiti e programmi diversi, quando se non ci fosse alcuna distinzione tra Destra e Sinistra, allora tanto vale che vi sia un partito unico. Come nell’URSS che ebbe un partito unico ma non era di Sinistra, era semplicemente una Destra famelica e ignobile travestita da sinistri figuri.

In Italia Destra vuol dire Berlusconi, Fini, Casini, Bossi, Maroni, ecc. Sinistra non lo sappiamo ancora perché dobbiamo inventarla con in mano un programma intramontabile: la Costituzione italiana. A essa i cattolici onesti e coerenti allegano anche il Vangelo. Un cattolico non può costitutivamente votare a Destra o uomini di destra anche se professano i principi cristiani, specialmente se professano i principi cristiani perché li useranno sempre strumentalmente per i loro fini di casta e di economia di classe. La Destra cerca sempre l’appoggio della gerarchia cattolica o religiosa perché sa che la religione è un potente strumento di condizionamento sociale, unarte per dominare le coscienze e piegarli a fini anche poco lodevoli e morali. Su tutta la vicenda Berlusconi, corrotto, corruttore, ladro, evasore, sfruttatore di minorenni, complice di tratta delle prostitute, spergiuro e immorale senza neanche l’ombra di una coscienza, i vescovi italiani hanno taciuto per viltà e vigliaccheria perché hanno preferito tutelare i loro interessi legislativi ed economici, le loro prebende. Hanno ucciso la profezia per la quale erano stati chiamati e si sono assisi sulla soglia del potente come cani a cuccia perché a libro paga.

La Sinistra dovrebbe essere tutto il contrario perché nel servire il bene comune, si dota di persone oneste, che non usano mai il loro potere per interessi particolari, escogita politiche che partano dal «basso» sociale e portare tutti non allo stesso livello, ma alle stesse condizioni di partecipazione, salvaguardando un minimo essenziale sotto il quale si deve parlare di povertà, se non di miseria. La Sinistra tutela i pensionati e gli operai, parola ormai scomparsa dal vocabolario degli usurpatori della sinistra che imperano oggi: ometti incapaci di coltivare il loro giardino e pretendono di governare il Paese. La rovina della Sinistra sono gli egoismi e le fazioni. Nessuno ha la soluzione per tutti, ma solo il popolo ha chiave per risolvere i problemi di tutti. Senza un popolo cosciente, libero, antifascista, nessuna Sinistra potrà mai avere la dignità di essere la Sinistra. Ascoltare il popolo è la via maestra per imparare a costruire la Sinistra che possa, come deve, essere alternativa alla Destra, che è la vera sciagura dellItalia e del mondo perché la Destra è guerrafondaia, mentre la Sinistra dovrebbe perseguire la Pace come convergenza di ideali, di popoli e di culture. Senza condizioni.

Se un cattolico vota Destra, a mio parere, commette un delitto morale incommensurabile perché è complice delle conseguenze  di chi, senza etica e senza vergogna, usa la «res pubblica» in modo osceno esponendola al ludibrio e alla dissoluzione. Venti anni di fascismo hanno portato l’Italia alla guerra e quindi alla fame e alla morte, alle leggi razziali e alla negazione della libertà. Quindici anni di berlusconismo al governo hanno portato l’Italia in due guerre «preventive», cioè illegittime e immorali, hanno diffuso il senso xenòfobo in tutto il Paese, hanno distrutto lo stato sociale costruito sul sangue di chi è morto nelle Resistenza, hanno impoverito i poveri, hanno arricchito i ricchi, hanno devastato le Istituzioni piegate agli interessi di un solo debosciato che ha manipolato coscienze e libertà attraverso il potere e la corruzione dei mezzi di comunicazione di massa pubblici e privati (tv, radio, giornali, rotocalchi, ecc.). Un cattolico dovrebbe interrogare la propria coscienza, illuminata dal Vangelo, e scegliere sempre il bene, mai il male, nemmeno se dal male potesse venire qualche scampolo di bene. Il posto sociale di un cattolico è certamente a Sinistra, dove dovrebbe lottare e impegnarsi perché prevalga sempre l’interesse di tutti e mai di pochi.

Don Paolo Farinella, biblista, scrittore e saggista, è parroco nel centro storico di Genova in una parrocchia senza parrocchiani e senza territorio. Dal 1998 al 2003 ha vissuto a Gerusalemme “per risciacquare i panni nel Giordano” e visitare in lungo e in largo la Palestina. Qui ha vissuto per intero la seconda intifada. Ha conseguito due licenze: in Teologia Biblica e in Scienze Bibliche e Archeologia. Biblista di professione con studi specifici nelle lingue bilbiche (ebraico, aramaico, greco), collabora da anni con la rivista “Missioni Consolata” di Torino (65.000 copie mensili) su cui tiene un’apprezzata rubrica mensile di Scrittura. Con Gabrielli editori ha già pubblicato: “Crocifisso tra potere e grazia” (2006), “Ritorno all’antica messa” (2007), “Bibbia. Parole, segreti, misteri” (2008).

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OPINIONI: un caustico articolo di un sacerdote  scomodo

 

Alfano padrone del partito di Berlusconi?

 

Tenetemi forte, mi scappa da ridere

 

di don Paolo Farinella

 

La qualità degli uomini si misura dalla loro capacità di resistere alla canicola di luglio. Berlusconi & C. invece dal grado di ridicolo immorale che sanno trasformare in impudicizia. Angelino Alfano (Jolie Al Fano: © Travaglio) è segretario del Pdl ed è la notizia meno seria. Passi per il segretario, ma che sia segretario del Pdl che è di Berlusconi che lo impone come segretario del suo partito personale, ma facendolo passare per segretario nazionale, ragazzi, è roba forte. Il segretario del Pd, questa volta causticamente lha battezzato il segretario di Berlusconi. Che gentile, Bersani! Non perde mai il suo aplomb piombato!

 

Il Pdl, dunque, ha il segretario di Berlusconi facenti veci di segretario nazionale, eletto per acclamazione prima che si voti: notare la furbizia luciferina che nemmeno il gatto e la volpe di Pinocchio potevano immaginare. Anticipiamo il voto, acclamando così valorizziamo la democrazia, il popolo, la partecipazione, il merito, il metodo tutta quella roba lì, che dovrebbe essere pane e companatico ordinario e anche ammuffito per i liberali anche in simil pelle. Invece per lamico di Putin, Lukashenko e Gheddafi è roba da avanguardisti. Il capo, il capetto, il servo e il maggiordomo si scelgono «per acclamazione». Alcuni scriteriati e rivoluzionari li chiamano «regimi». In era berlusco.alfanizzata si chiama «democrazia partecipata»: Oibò! noi siamo liberali.

 

Fin qui la barzelletta, ora comincia levento serio. Berlusconi lo presenta alla sua canea riunita con sistemi da Burundi o da Georgia o da Gheddafi, con queste parole: «Lo conosco dalla fondazione, è un uomo generoso, leale, un ragazzo intelligente che non mente mai». Parola di spergiuro passato in giudicato sulla testa dei suoi figli. Parola di Berlusconi, il falso, il mentitore di professione e per natura, per scelta e per vocazione. Se non mente mai come lui, il Pdl può stare tranquillo. Berlusconi, a scanso si equivoci, aggiunge: «Questa è uninvestitura plebiscitaria». W. la Democrazia, signore (specialmente signorine) e signori! W il Liberalismo! W il Mercato e sua sorella!

 

Il neomaggiordomo-segretario, Al Fano, annuncia il suo programma che essendo molto complesso e articolato, dividiamo per punti a beneficio della massa di ignoranti che non possono capire come sia difficile produrre un programma politico del Pdl che non è un partito ma un parterre o bordello. Ecco i punti programmatici decisi per la politica del prossimo millennio nelle parola del neo maggiordomo-passa-cipria:

 

  1. Veniamo da lontano. «Nel 1994 vidi in tv un imprenditore [Berlusconi, ndr]con il sole in tasca. E aderii a Forza Italia. Credevo in quell’uomo e in quella musica». Il poeta Bondi al suo confronto è un nulla appeso nel vuoto. Parla di Berlusconi presente come se fosse morto: «credevo in quell’uomo». Oh, Dio che emozione. Nemmeno la Madonna di Fatima fece di meglio nel 1917 perché si limitò a fare roteare il sole, ma non tutti potettero vederlo, solo qualche miscredente che per altro non si convertì. Oggi invece il miracolo è straordinario: «il sole in tasca!». Per questo Jolie non spende nulla per il riscaldamento: ha tutto in formato di energia pulita! Che potenza sto Berluska e come è veloce: zac!, afferra il sole, lo sequestra, se lo mette in tasca, corre ad Agrigento, appare a Jolie e questo si converte a Forza Italia. Ora siamo sicuri che somigliasse al profeta Geremia: chiamato e santificato prima che si formasse nel seno materno. Predestinato alla distribuzione del sole. Peccato che gli altri intanto riempivano le tasche di ben altro e corposo malloppo.
  2. La fede. «Ho sempre creduto nel progetto Berlusconi Caro presidente, questa mattina il mio papà mi ha portato il santino della mia prima campagna elettorale». Stai a vedere che ora si organizzano per i miracoli di rilievo: far sorridere le dentiere, camminare i paralitici, udire i sordi, risuscitare i morti. Tanto, se poi sono balle, chi se ne frega, in mezzo a tutte le altre si annacquano.
  3. Lamore. Era il partito dell’amore, poi diventò il party della prostituzione, poi divenne il casino personale dell’utilizzatore finale, infine si trasformò in una cloaca da suburra. Ora gli amanti di lungo corso e occasionali fanno le fusa al sole, ma allombra affilano coltelli e scimitarre. Il neo segretario-maggiordomo-Al-Fano ringrazia i triunviri Verdini, aspetto da irrecuperabile; Scajola che vive a sua insaputa e organizza amicizie in Liguria e cerca sempre una collocazione dove cè da pescare torbido perché con lui più torbido non si può e infine Matteoli, il fascista di risulta che pur di non perdere lo strapuntino, rinnega anche i suoi camerati in orbace.
  4. La speranza. Lo scendiletto segretario ha avuto l’orgoglio di dire che «la manovra economica è stata fatta pensando ai figli degli italiani affinché non siano i figli a pagare per non far ricadere sui nostri figli il peso di un paese al disastro». Parole sante, parole scolpite nel grugno del mobile a muro della linea Jolie-Jolie: con la riforma fiscale guadagnano i ricchi e pagano i poveri; dopo avere negato per anni la crisi grossa come il mondo, ora stabiliscono per decreto che i 47 miliardi di tasse vanno rimandati agli anni 2013-2014 cioè a dopo le lezioni, quando si suppone che questi indecenti non saranno al governo. Intanto per l’anno in corso, e per quelli a venire, pagano i pensionati medio-bassi, mentre quelli alti risparmiamo un sacco. La tragedia è che vi sono molti poveri che battono le mani. Per salvarsi a ogni costo rimandano in avanti, cioè fanno ricadere sui figli, i debiti. E la vendetta. Lasciate ogni speranza voi che nascete nella fase finale del berlusconismo che coincide con il lezzo fervoroso di Jolie Al-CaFano. Uomini coraggiosi e trasparenti, degni schiavi di tanto padrone.
  5. La beffa. «Noi proteggeremo il tenore di vita degli italiani e il loro benessere. Dobbiamo dare una chance anche ai loro figli. Che il benessere vogliono conquistarselo. Per questo dobbiamo diventare il partito del merito e del talento. Altrimenti non vincono i migliori». Infatti, il suo capo ha piazzato in tv, al parlamento, al governo, in consigli comunali e regionali tutte le sue donnine che sono state buone e disponibili con lui: solo per il loro merito, solo perché si sono guadagnati il loro benessere, anzi hanno stipulato una polizza o meglio una lotteria. Ha riempito la tv di Stato con uomini e donne suoi, sempre per merito. Ha diffuso la corruzione in ogni meandro della vita, sempre e solo per merito e per il benessere degli Italiani. Si vede come hanno protetto il tenore di vita: si è sempre più poveri, aumenta la disoccupazione, aumentano le tasse, diminuiscono i servizi, la scuola è distrutta, non ci restano lacrime da piangere. Da quest’anno chiederemo l’elemosina.

 

La perla delle perle però è sul futuro del partito e sul suo reclutamento:

 

  1. Lonestà. «Noi dobbiamo lavorare per un partito degli onesti. Lei [ Berluskanijad, ndr] è stato perseguitato dalla giustizia. Con onestà, visto che è un nuovo inizio, dobbiamo dire che non tutti lo sono». Il parterre degli onesti si spella le mani, tranne il capo del partito degli onesti, Berlusconi che mantiene il grugno. A ogni termine come «legalità onestà etica sincerità, ecc.» teme che arrivino i carabinieri. A guardare sotto il palco dellamministratore dei domestici addomesticati, cerano tutti gli «onesti»: Verdini, Brancher, Papa, Scajola, Cosentino, Cicchitto, Minetti, Santanchè, i «Responsabili» (nome-omen) che per un verdone si sono lasciati andare. C’erano tutti, ma su tutti regnava, giulivo e commosso, il capo degli onesti: Silvio Berlusconi, che solo di suo ricatta ed è ricattato, evasore, fruitore di prostitute anche minorenni, crema dell’onestà. Non a caso questa crema così prelibata a volte diventa una leccornia per cardinali di santa romana Chiesa che in questo consesso di onesti stanno a loro agio, con comodo e profitto.

 

Conclusione. Ora che il segretario seggiolino pieghevole ha fatto i gargarismi con «la famiglia, fatta di un uomo e una donna», davanti a una massa di promiscui, il Vaticano può elargire la santa benedizione al nuovo partito degli onesti, alle loro mogli, amanti, concubine, prostitute, ai loro complici in malaffare organizzato e anche a quello pour-parler, perché tutto è bene quel che finisce bene. Tutti saranno autorizzati ad aprire un conto personale allo Ior per trasferimenti onesti di capitali all’estero. Berlusconi muore? No! Berlusconi s’incuba in Jolie che ora come un profeta porterà in giro il verbo del padroncino, scodinzolando. Starà male Minzolingua (© Travaglio) perché non ha più il monopolio della prostrazione supina e resupina. Ora c’è la concorrenza di Jolie AlCaFano. Il mercato ha le sue dure leggi. Bisogna abituarsi a questo bitume catramato.