AUGUSTA/13 MAGGIO 1943, UN GIORNO DA NON DIMENTICARE – di Giorgio Càsole

copertina libro  MignecoAUGUSTA. Da un decennio si batte perché il 13 maggio 1943 sia una data nella memoria collettiva della gente di Augusta: è l’84enne Francesco Migneco, avvocato di professione, già pretore onorario, consulente di Marisicilia quale storico militare. “Fra meno di un mese quella data riapparirà alla memoria degli augustani” – ricorda Migneco – “per  onorare il sacrificio dei quasi cento cittadini dilaniati dalle esplosioni del bombardamento e inghiottiti dalle macerie. Abbiamo il dovere di ricordare quella memoria perduta, tremendamente dimenticata oltre settant’anni fa, come se a perdere la vita fossero stati animali e non esseri umani”. Sull’ argomento Migneco ha pubblicato  un libro , di oltre 160 pp., uscito nel 2009, per i tipi di Leonardi editore, dal titolo “Augusta, 13 maggio 1943, l’inferno scese dal cielo”. Dal 2009, Migneco non s’è fermato. Ha continuato a tenere desta l’attenzione della gente, soprattutto dei giovani, attraverso interviste, conferenze nelle scuole e/o nei circoli, spesso con la collaborazione dell’autore di queste righe. L’ultima occasione è stata nel mese di maggio  2014 al Circolo Ufficiali. Migneco ritiene che non si tratta più di una memoria da celebrare per il rispetto dei morti in quel giorno, morti innocenti, ma di un argomento da considerarsi a tutti gli effetti, “oggetto di Storia patria”, come tiene a sottolineare Migneco che, più volte in passato, ha proposto all’Amministrazione comunale di istituire, in  campo municipale, un giorno del ricordo per onorare i morti caduti sotto i bombardamenti furiosi, essendo Migneco stesso un sopravvissuto alla furia dei “Liberators”. Migneco sferra un attacco contro “storici o pseudo tali, praticoni e facinorosi in cerca solo di pubblica scena” che non hanno preso nella dovuta considerazione questa sofferta pagina di storia cittadina.

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AUGUSTA/ARCHEOLOGIA E BENI CULTURALI IN UN TERRITORIO DI FRONTIERA

Relatori  gli augustani Giuseppe Cacciaguerra , Carlo Veca e Rosa Lanteri

conferenza archeologiaAUGUSTA. Da Mègara Iblea ad Augusta , 500 anni di “ vuoto storico”. Ce ne hanno parlato gli organizzatori del convegno  “Archeologia e beni culturali in un territorio di frontiera” al Circolo Unione. Grazie alla collaborazione della Soprintendenza di Siracusa è stato possibile raccogliere documentazioni inedite, che hanno permesso l’elaborazione di un percorso storico-archeologico della polis Mègara Iblea dal III secolo a. C.  fino all’Augusta  odierna, la città,fondata da Federico II di Svevia, nel cui territorio rientrano  l’area archeologica di Mègara Iblea. Giuseppe Cacciaguerra, giovane laureato in archeologia, ha tracciato una descrizione della Mègara Iblea a partire dal concetto di “ Frontiera”, “nel senso delle prospettive di cui gode Augusta per la ricerca archeologica e di territorio che si trova circondato dal mare. Il concetto di frontiera è altresì importante quando ci si trova di fronte a sfide importanti per la tutela del patrimonio culturale del territorio in cui si è nati e vissuti e per il quale si intende lottare per restituirgli il valore di un tempo ormai perduto”. Si è occupato  dell’archeologia preistorica dell’area megarese  l’archeologo Carlo Veca. Le sue ricerche hanno abbracciato un arco temporale dal Neolitico all’età del Ferro. “Ci sono degli obiettivi da raggiungere necessariamente per rilanciare il nostro territorio: ricognizione delle letteratura pregressa del territorio; informatizzazione dei dati per la produzione di cartografie;  combinazione delle ricerche archeologiche del passato con nuovi dati utilizzando il supporto del GIS   (Sistema Informativo Compiuterizzato),  che permette l’acquisizione, l’analisi ecc… di informazioni provenienti da dati geografici)”. E’ indiscutibile il patrimonio artistico-culturale dell’Italia.  Eppure pare che ancora si debbano elemosinare riconoscimenti, sembra che si debbano fare notevoli sforzi per usufruire di fondi europei che dovrebbero essere un diritto. Delle principali cause per cui la Sicilia rimane bloccato e  incontra difficoltà nella ricezione degli stanziamenti europei  ha discusso Rosa Lanteri, dirigente della Soprintendenza di Siracusa. Ha sostenuto che molte responsabilità sono attribuibili alle resistenze  degli stessi amministratori della Regione. “Per tale motivo”, ha continuato la Lanteri, “è necessario che tutta la comunità non rimanga indifferente ai problemi che affliggono i beni culturali della città.  A maggior ragione se si considera che l’Italia è fra i primi posti per bellezza paesaggio-beni archeologici. Noi stiamo presentando dei progetti per usufruire dei fondi europei, che attualmente ammontano a circa venti milioni di euro”. Non dovrebbe essere un’impresa impossibile visto che recentemente è stato approvato in via definitiva il disegno di legge per la ratifica ed esecuzione della “Convenzione europea per la protezione del patrimonio archeologico” firmata dall’Italia a La Valletta il 16 gennaio 1992 , che  ha come obiettivo primario la conservazione e valorizzazione del patrimonio archeologico nelle politiche urbane e di pianificazione, prevedendo collaborazione e scambio di esperienze fra i Paesi europei aderenti alla convenzione.

Cecilia Càsole