VERTENZA RIGASSIFICATE/LOMBARDO: “NON SARO’ IO UCCIDERE I MIEI FIGLI” ALTRO J’ACCUSE DI LUIGI SOLARINO

Lettera aperta al Segretario Provinciale Uil,  Stefano Munafò

 

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Lettera aperta al Segretario Provinciale Uil,  Stefano Munafò

 

AUGUSTA. Dopo quanto scritto deputati regionali, onorevoli De Benedictis e Marziano, ci mancava “il grido di dolore”, del Segretario Provinciale Uil,  Stefano Munafò, sulla mancata autorizzazione alla costruzione del Rigassificatore di Melilli, recentemente affidato alla stampa. Il Munafò attribuisce al comportamento dilatorio del Presidente Lombardo   la perdita, negli ultimi due anni, di 2.000 posti di lavoro nell’indotto metalmeccanico ed edile della provincia di Siracusa. Il comportamento del Presidente Lombardo sarebbe, secondo il Munafò, oltre che dilatorio, irresponsabile per non aver mantenuto fede agli impegni presi sul rigassificatore di Melilli, essendo trascorsi ben sette anni dalla richiesta di autorizzazione alla costruzione presentata dalla Erg-Shell. A questo punto viene da domandarsi: ma dove è vissuto e dove vive il Munafò? Ha avuto modo il Munafò di leggere le sagge prescrizioni della Interlandi e di Cuspilici alla realizzazione del rigassificatore? Ha avuto modo il Munafò di leggere il registro tumori della provincia di Siracusa? Il Munafò ha partecipato o no, pur se invitato, alla conferenza tenutasi a Palazzo San Biagio di Augusta il 18.02.12, dove i massimi esperti di rischi sismici e di sistemi antisismici si sono espressi negativamente sul sito indicato per la costruzione di detto impianto, in quanto S12 e non S9?  Munafò ha dimenticato la distruzione della Icam del maggio 1985, costruita nello stesso posto in cui si vuole il rigassificatore? Il Munafò conosce la zona industriale con i suoi numerosi impianti RIR (Rischio Incidente Rilevante) e l’effetto domino che essi possono ingenerare, a maggior ragione, con il rigassificatore? Il Munafò riesce a ricordarsi di tutti gli incidenti ed i fuori servizi verificatisi nella nostra zona industriale, compresi le schiume ed i 450.000 litri di cherosene sversatosi nei giorni scorsi? Il Munafò ha avuto modo di seguire l’iter autorizzativo del rigassificatore di Brindisi al quale, dopo 11, e non 7 anni, è stato dato parere negativo da cittadini, forze politiche, amministratori e sindacati?  Il Munafò non ha nascosto la propria delusione sull’esito del tavolo del lavoro e dello sviluppo del 6 giugno scorso quando il presidente Lombardo ha annunciato che in presenza della documentazione integrativa richiesta a Jonio gas avrebbe autorizzato, nell’arco di 15 giorni, la costruzione del rigassificatore. Si è spiegato il Munafò come già il giorno successivo a quell’incontro, il 7 giugno l’azienda ha prodotto tutta la mole di documentazione richiesta? E perché questo non era avvenuto prima e anzi la proposta di interramento dei serbatoi di GNL non era stata presa in considerazione dall’azienda? Il Munafò piange per la perdita di 800 milioni di euro privati se non si fa il rigassificatore e non per i miliardi che le industrie dovrebbero spendere per la bonifica dei siti inquinati e la messa in sicurezza degli impianti esistenti, con ricadute occupazionali decennali. Cosa ne pensa il Munafò su quanto garantito ai gestori di rigassificatore, cui è assicurato per 20 anni dallo Stato, e quindi dai cittadini, il 71% degli utili di gestione in caso di mancata produzione di metano? Per autorizzazioni importanti bisogna avere certezze importanti e queste non le ha avute ancora il Presidente Lombardo che recentemente non ha esitato ad affermare pubblicamente che “non sarò io a uccidere i miei figli”. Segretario Munafò non è convinto anche Lei che alle promesse politiche e sindacali non crede più nessuno ed è ora che cambino registro anche le organizzazioni sindacali?

 

   Luigi Solarino –  presidente di Decontaminazione Sicilia

 

I comitati ambientalisti contro il rigassificatore presentano esposto alla Procura

solarino giacinto.jpgAugusta, “Decontaminazione Sicilia” e il Comitato “No Rigassificatore” di Melilli, con una missiva a firma di Luigi Solarino e Giacinto Franco, inviata al presidente della Regione Raffaele Lombardo, hanno reso noto di aver presentato un esposto alla  Procura siracusana  della Repubblica in merito alla realizzazione del rigassificatore. Secondo le associazioni ambientaliste “ la realtà attuale della nostra zona industriale è che sia gli attuali serbatoi di stoccaggio che i progettati 3 serbatoi da 150 mila m3 del rigassificatore, oltre a essere allocati in zona S 12, sarebbero ancorati a dettami costruttivi antichi e, pertanto, l’impianto di rigassificazione costituirebbe nell’area un aumento esponenziale e non accettabile di rischio per l’incolumità delle popolazioni residenti considerata l’alta esplosività e infiammabilità del metano liquido”. Le associazioni ambientaliste  citate chiedono alla Procura della Repubblica di indagare se  “sull’effettiva pericolosità sismica dell’area e sulla vulnerabilità degli impianti siano state poste le debite attenzioni e prevenzioni nell’iter autorizzativo del rigassificatore, considerato che il primo parere espresso dall’Assessorato Territorio e Ambiente del 26.11.2009 era stato negativo, specie per la sismicità del sito e la vetustà degli impianti esistenti da oltre 50 anni”. Altro importante elemento, secondo le associazioni,  è la circolare Imo (International Marittime Organization) n°257 del 11/12/07, con la quale la Capitaneria di Chioggia ha emesso l’ordinanza n°63/08 circa il rigassificatore off shore di Porto Viro (Rovigo), la quale stabilisce un’area di interdizione assoluta con divieto di ancoraggio per un raggio di 1,5 miglia nautiche dal rigassificatore. All’interno di quest’area una zona di sicurezza sempre circolare con un raggio di 2000 metri dove sono vietati il transito, l’ancoraggio, lo stazionamento di navi in attesa, la pesca, le attività subacquee e qualsiasi altra attività. Gli ambientalisti ritengono come tutto ciò sarebbe inconciliabile nella zona industriale siracusana dove insiste il pontile Nato, dove attraccano anche sommergibili nucleari, pontile questo che viene utilizzato per i rifornimenti militari nelle varie operazioni di guerra, e che disterebbe circa 200 metri dall’attracco della metaniera. L ‘impianto  di rigassificazione verrebbe allocato adiacente all’Icam e all’interno dell’Erg nord,  in cui continuano a registrarsi incidenti anche gravi”.  E’ rimarcata anche la presenza della Marina Militare,  la cui sicurezza con la realizzazione dell’impianto verrebbe fortemente compromessa. Le associazioni ambientaliste, da anni auspicano la messa in sicurezza di impianti e stoccaggi e condannano il silenzio delle istituzioni.

GdA –  nella foto in alto, Luigi Solarino e Giacinto Franco

Autorizzazione per la costruzione di un terminale di rigassificazione ad Augusta?

impianto_.jpgL’Assessorato Territorio e Ambiente, in relazione alla richiesta avanzata dalla Società Ionio Gas per il rilascio dell’autorizzazione per la costruzione di un terminale di rigassificazione di gas naturale liquefatto (GNL) da realizzarsi nel Comune di Melilli, nella Conferenza dei servizi conclusiva, tenutasi a Palermo il 26/11/2009, ha rappresentato quanto segue:

 

il sito scelto per la realizzazione dell’opera è ubicato su un tratto di costa che vede la presenza di stabilimenti che determinano la movimentazione, nel porto di Augusta, di oltre 50 milioni di tonnellate annue di merci, che riguardano principalmente prodotti petroliferi.

 

La presenza massiva dei suddetti impianti ha determinato la dichiarazione della zona “area ad elevato rischio di crisi ambientale”. Come riportato nel DPR 17/1/95: «Le attività produttive del Polo petrolchimico ed i relativi stoccaggi di sostanze pericolose per caratteristiche di tossicità e/o infiammabilità risultano concentrati in una ristretta fascia di territorio dislocata lungo la costa. Tali insediamenti sono classificabili industrie a rischio ai sensi del D P R 175/88, in quanto fonti di rischio di eventi incidentali signifìcativi in termini di estensioni areali e gravità delle conseguenze per la popolazione. Infatti possono determinare effetti assai gravi, soprattutto sulle aree urbanizzate circostanti gli insediamenti industriali».

Infatti nell’Inventario Nazionale degli Stabilimenti suscettibili di causare incidenti rilevanti, predisposto dal Ministero dell’Ambiente ai sensi del D. Lgs. 334/1999, sono inclusi alcune attività produttive del nostro polo petrolchimico come la Raffineria Esso, la Sasol Italy, la Polimeri Europa, la ISAB Raffinerie Impianti Nord e Sud, la Isab Energy, la Jonica Gas (deposito gas liquefatti), la Pravisani (produzione/deposito esplosivi), la Maxcom Petroli di Augusta, la Air Liquide e l’etilenodotto da Priolo a Ragusa e a Gela.

 

Una condizione di rischio per il territorio è legata, oltre che agli impianti presenti e agli stoccaggi di sostanze infiammabili e/o tossiche, anche al trasporto di sostanze pericolose, in particolare di quello da o verso gli stabilimenti ubicati nell’area, soprattutto lungo la ex SS-114 che costeggia la zona industriale, la nuova Catania Siracusa, la rete ferrovia nella tratta Augusta-Targia, i pontili nel porto di Augusta e, nella baia di Santa Panagia, la rete di condotte che attraversano l’area e collegano fra loro alcuni stabilimenti.

 

 

Per i motivi suesposti il parere dell’Assessorato Regionale T. A. è stato negativo, parere che si è basato anche su una serie di altri rischi:

·                   la prossimità dell’impianto proposto ai centri abitati;

·                   il rischio sismico con conseguente rischio maremoto;

·                   il rischio militare con possibilità di attentati;

·                   il rischio da traffico navale;

·                   la linea ferrata all’interno di aree destinate a deposito gas.

 

A comprova di ciò citiamo la relazione dell’ex dirigente generale del Dipartimento Regionale della protezione civile Servizi rischi ambientali e industriali di Siracusa, Salvatore Cocina, dalla quale emerge come nel polo petrolchimico Priolo-Melilli esiste una situazione preoccupante, contrassegnata da un elevato numero di incidenti. Dai dati riportati in una tabella, relativa al periodo gennaio 2007 – dicembre 2009, sono 193 quelli accaduti, dei quali 96 solo nella raffineria Isab Impianti Nord, proprio dove dovrebbe sorgere il rigassificatore. In detta relazione viene ipotizzata l’esistenza di una qualche “fragilità” nel sistema impiantistico nell’area della raffineria dell’Isab Nord.

 

Nella lista non è compreso l’incidente rilevante del 30 aprile 2006 accaduto proprio alla Erg Nord, che causò ingenti danni e la chiusura per tre giorni dei collegamenti ferroviari e stradali. Né si può dimenticare la disastrosa esplosione dell’Icam del maggio 1985 impianto che fu necessario ricostruire ed adiacente al sito destinato ad ospitare il rigassificatore.

 

Pertanto il rigassificatore anche se è sicuramente un impianto che con le dovute cautele è relativamente sicuro, non è tale se immesso in una situazione di rischio preesistente e sottoposto ad effetto domino.

 

Dato il sito prescelto, anche un incidente non immediatamente catastrofico, avrebbe grandi probabilità di innescare un effetto “domino” che potrebbe concretizzarsi in un rischio disastroso per gli insediamenti umani limitrofi, in aperto contrasto con le Direttive Seveso 96/82/CEE e 2003/105/CEE che consigliano la loro ubicazione in aree isolate o off-shore a 15-20 km dalla costa. Quest’ultima allocazione è stata reputata inattuabile dagli stessi ingegneri della Ionio Gas per il tipo di fondali marini e noi aggiungiamo perché ad 8 km al largo, parallelamente alla costa, passa la faglia ibleo-maltese.

 

Inoltre l’adozione obbligatoria delle norme della circolare 11/12/2006 dell’IMO (International Maritime Organization), che regolamentano il traffico della gasiere, prescrive una “zona di sicurezza di 2 chilometri di raggio” attorno all’impianto, nella quale sono permanentemente vietati il transito, l’ancoraggio, lo stazionamento di navi in attesa e qualsiasi altra attività durante le operazioni di scarico del GNL.

 

Pertanto l’incompatibilità del rigassificatore appare evidente, non soltanto con i traffici marittimi militari e Nato (il cui pontile disterebbe circa 200 m. dall’attracco della metaniera) ed i programmi di sviluppo dei traffici marittimi commerciali, ma anche con l’operatività attuale del Porto. Infatti ogni anno arriverebbero nel porto 150 metaniere che per circa 24 ore paralizzerebbero il traffico portuale: altro che pensare a porto hub!

 

Qui di seguito si riportano le conclusioni dell’Assessorato Regionale T. A. a firma dell’Avv. Rossana Interlandi Dirigente Generale e del Dott. Antonino Cuspilici Dirigente responsabile Aree a rischio della Sicilia “Il sito prescelto ha un grado di pericolosità tale da rendere necessario un approfondimento e una riduzione del rischio prima della realizzazione di un impianto quale è il rigassificatore e pertanto non risulta coerente con i principi di risanamento ambientale e di contenimento e riduzione dei rischi con il Piano di Risanamento ambientale che prevede la bonifica del porto e dei siti contaminati. Per quanto sopra rappresentato, nell’ottica della prevenzione, della sicurezza e del contenimento e riduzione degli incidenti derivanti dai rischi prima evidenziati, si esprime parere negativo alla realizzazione dell’opera nell’area prevista dal progetto. L’opera potrebbe risultare compatibile con il territorio interessato qualora si riuscisse ad abbassare il livello di rischio che lo caratterizza”.

Di fatto dovrebbero scomparire le industrie esistenti ed i loro camini perennemente accesi!!

 

Ai motivi elencati dall’Assessorato T. A., che ostano la realizzazione del rigassificatore nel sito scelto dalla Ionio Gas, noi aggiungiamo altre importanti controindicazioni ed irregolarità:

1) il grave problema del risollevamento dei fanghi inquinati da mercurio e da altre sostanze tossiche presenti per molti metri di spessore nel porto di Augusta, risollevamento determinato dal moto e dal pescaggio delle metaniere;

2) la mancata valutazione dell’impatto dell’uso del cloro come biocida nel trattamento delle acque di scarico del terminale GNL (circa 50.000 t/anno);

3) il raddoppio del metanodotto che devasterebbe il territorio.

4) la mancata informazione ai cittadini residenti ai sensi della Direttiva 96/82/CE, recepita con D. Lgs. 17 agosto 1999 n. 334, all’art. 23, la quale prevede che la popolazione interessata deve essere messa in grado di esprimere il proprio parere in caso di progetti relativi a nuovi stabilimenti a rischio di incidenti rilevanti. Al contrario la Ionio Gas ha addirittura presentato ricorso al Tar contro l’indizione del referendum consultivo del Comune Priolo sul rigassificatore di Melilli!!

 

5) il 19 marzo 2009 la Commissione Europea ha messo in mora l’Italia per violazione dell’art. 13 par. 1 della Direttiva 96/82/CE per non avere informato i cittadini delle misure di sicurezza previste per i piani di emergenza esterni (PEE) che ad oggi non sono stati pubblicizzati pur essendo il progetto già in fase autorizzativa.

6) violazione delle norme comunitarie sulla concorrenza: la legislazione italiana ha sottratto al rischio d’impresa i gestori degli impianti di rigassificazione con delibera n. 178/2005 dell’Autorità Nazionale per l’Energia, che impegna lo Stato a rimborsarli delle perdite in caso di riduzione o mancanza dell’afflusso di metano.

Lo Stato Italiano si impegna a corrispondere per 20 anni ai gestori di impianti di rigassificazione il 71,5% dei ricavi di riferimento anche in caso di inutilizzo dell’impianto (ovviamente il denaro necessario proverrebbe dalle nostre bollette).

 

Non va ignorata la circostanza che i Paesi produttori di GNL (Paesi “liquefattori” per un totale di 17 impianti) non hanno tanta disponibilità di gas da far fronte alle richieste dei 53 rigassificatori già esistenti su tutto il pianeta. E’ ragionevole, quindi, dedurre che i ben 15 rigassificatori progettati in Italia potrebbero restare a corto di rifornimenti ed i gestori avrebbero lo stesso gli utili derivanti dal dettato della citata delibera, mentre a noi rimarrebbe solo il pericolo e il danno economico, ed i 50 posti di lavoro del rigassificatore di Melilli diventare 50 nuovi cassaintegrati .

 

Signor Presidente, Signori Consiglieri, quando il rigassificatore funzionerà a regime, 50 nuovi posti di lavoro non risolveranno il problema occupazionale, mentre le bonifiche del porto e dei siti inquinati, la messa in sicurezza degli impianti esistenti, la possibilità di un grande porto commerciale al centro del mediterraneo, ne creerebbero migliaia e ne gioverebbe anche la nostra salute.

 

Il rigassificatore può essere costruito a qualche decina di km di distanza in altra area non a rischio dove la possibilità di incidenti sia estremamente rara.

 

Ciò che abbiamo percepito durante le campagne referendarie di Melilli e Priolo, conclusesi con un NO plebiscitario al rigassificatore, è che le popolazioni del triangolo industriale non vogliono compensazioni per i rischi ma chiedono di vivere in maggiore sicurezza ed in un ambiente più salubre.

Augusta 8 marzo 2010

 

   Prof. LUIGI SOLARINO (Università di Catania, Facoltà di Scienze)

Rigassificatori Si o No ?

rigassific.jpgSi intensifica la battaglia delle associazioni  Decontaminazione Sicilia e AugustAmbiente per evitare la realizzazione del rigassificatore della Ionio Gas, alla luce della riunione dei consiglieri capigruppo fissata per il prossimo 8 marzo.

Vogliamo evidenziare le lettera inviata al presidente della Regione Sicila Raffaele Lombardo con la quale le battagliere associazioni tengono ad evidenziare i gravi pericoli per la popolazione residente nelle vicine zone in quanto “l’area nella quale si vorrebbe collocare il rigassificatore è zona sismica di primo grado. La zona in cui dovrebbe sorgere l’impianto, assieme al porto di Augusta è anche zona militare italiana e della Nato. Tra l’altro, aggiungono le due associazioni, dalla situazione energetica della Sicilia risulta che l’impianto in questione non è necessario…….. Non si tiene in conto  la volontà espressa dalla totalità dei cittadini di Priolo e Melilli che, nei referendum sul rigassificatore, hanno votato negativamente”.

Le posizioni politiche che voterebbero la realizzazione dell’impianto andrebbero a costituire una ennesima e inutile forzatura a danno della salute e dell’occupazione perchè in presenza del rigassificatore potrebbe in coincidenza saltare il progetto di realizzazione  e di ampliamento del porto hub.

     Giuseppe  Tringali  

 

TERMOVALORIZZATORE E RIGASSIFICATORE: BONIFICA E PREVENZIONE

metano.jpg      Collocare il termovalorizzatore e il rigassificatore  ad Augusta diventa un “elemento basilare per la prevenzione”. Questo è quello che nessuno, a livello istituzionale,  mai ha dichiarato apertamente.

Ai cittadini di Augusta, Priolo e Melilli questa “verità” è stata detta e ripetuta in tutt’altre maniere da amministratori, politici, sindacati, giornalisti. Tanto che qualcuno ci ha veramente creduto. Non sono stati creduti gli oppositori di questi progetti, accusati di generare allarmismi inutili, disinformazione ed altro.   Ragioniamo un po’:

I termovalorizzatori risolvono il problema della spazzatura; tecnologicamente sono sicuri, non fanno male … danno lavoro, …  Ma allora perché ogni comune o provincia non si fa il suo?

Il rigassificatore è un’invenzione stupenda: è economico, i rischi di incidente sono minimi, porterà lavoro, favorirà l’autonomia energetica, migliorerà la qualità dell’aria, in inverno ci riscalderemo a costi più bassi, attiveremo la “catena del freddo”, ecc. Ma allora perché in Italia i cittadini non lo vogliono?

Come sono scemi gli abitanti di Augusta, Priolo, Melilli! Hanno queste opportunità e le rigettano! Con questa crisi e con questo tasso di disoccupazione!

La decisione di impiantare qui queste due “invenzioni del progresso” è stata presa lontano da Augusta, Priolo e Melilli. Anzi “democraticamente” è stato tentato di tutto per impedire perfino l’indizione e lo svolgersi dei referendum consultivi, ma dove la gente recatasi alle urne ha detto che questi “regali” non li vuole.

Ma il rigassificatore e il termovalorizzatore  (riconosciuti dagli esperti come pericolosi), da chi li vuole sono invece considerati “elemento basilare per la prevenzione”. Per quale motivo? Quale logica soggiace a queste decisioni?

Ecco le risposte:

1.       Sono impianti pericolosi per la salute e la sicurezza: perché li devo mettere vicino casa mia? Esiste già un luogo inquinato ed esposto a tutti i rischi: Augusta, Priolo, Melilli.  Per “prevenire” che questo disastro avvenga in Toscana, in Liguria, in Emilia, in Veneto o in Friuli mettiamolo il più lontano possibile, tanto lì con il rischio ci sono abituati: perché dovremmo rischiare noi?

2.       E poi questi impianti daranno lavoro: li al sud hanno bisogno di lavoro …. sporco e nero.

3.       E visto che lì l’inquinamento è ormai irreversibile perché dovremmo sporcare o mettere a rischio qualche altra bella parte dell’Italia?

QUESTA SÌ È VERA PREVENZIONE: ALLONTANARE I RISCHI DA CASA MIA, …  MA NON IL PROFITTO!

Ma questi gioielli tecnologici rigassificatore e termovalorizzatori che c’entrano con la “bonifica”? C’entrano, ….  e come!

L’uso del metano purificherà l’aria, il termovalorizzatore ci libererà dalle discariche …..…… E poi?

In quel lembo di terra dove sorgono Augusta, Priolo e Melilli, ci sono ancora troppi abitanti. Anche lì occorre la bonifica. Ci stanno pensando già il cancro, le malformazioni, …

Occorre far fare a quegli irriducibili loro la fine di Marina di Melilli. Lì la bonifica ha dato ottimi risultati: dove arriva un certo progresso scompare la vita, anche quella di chi protesta.

          Palmiro Prisutto

 

AugustAmbiente: Comitato Cittadino di Augusta contro gli inceneritori e per il diritto alla Vita

Anche noi Augustani, assieme ai Priolesi, dovremmo essere chiamati democraticamente a esprimerci- (prof.Giorgio Casole)

bambino.jpgL’appello del comitato cittadino  “AugustAmbiente” per oggi è rivolto ai Melillesi:

1) Perché trattasi di impianto a rischio di incidente rilavante che verrebbe realizzato nel petrolchimico di Priolo, zona dichiarata ad elevato rischio di crisi ambientale, in cui si sono verificati gravissimi incidenti a cominciare da quello che nel 1985 interessò e distrusse l’Icam e quelli più recenti che hanno interessato il suddetto triangolo industriale.

2) Perché l’area nella quale si vorrebbe collocare l’impianto è zona sismica di primo grado che, come ci ha recentemente ricordato Barberi, è soggetta a terremoti disastrosi per i quali qualunque precauzione tecnologica sarebbe inutile. E l’On. Giuseppe Zamberletti, presidente della Commissione grandi rischi della Protezione civile, aggiunge: «La Sicilia orientale in Italia è come la California per gli Stati Uniti. Lì si aspetta il Big One, il grande terremoto. Qui da noi il Big One atteso è quello della Sicilia orientale. Se si verifica provoca almeno 50 mila vittime».

3) Per la paralisi di tutte le attività portuali civili e militari (in media ogni tre giorni) che l’arrivo delle metaniere provocherebbe nel porto di Augusta.

4) Perché annualmente in Sicilia arrivano 25 miliardi di m3 di metano dalla Algeria ed 8 miliardi dalla Libia che in massima parte vengono convogliati nel resto d’Italia e solo in piccola parte servono per i consumi regionali. Per cui le aziende del petrolchimico che ancora impiegano olio combustibile nei loro impianti potrebbero tranquillamente utilizzare tale metano per i loro fabbisogni e ci viene difficile capire come questo non lo abbiano ancora fatto.

Lo scorso marzo AugustAmbiente ha inviato un esposto alla Corte dei Conti di Palermo e Roma per danno economico diretto che lo Stato riceverebbe nel caso che fosse costruito il rigassificatore di Melilli. Visto che lo Stato Italiano, con la delibera 178/2005 dell’Autorità per l’Energia e il Gas, volta ad incentivare la realizzazione e l’utilizzo di nuovi terminali di rigassificazione, “assicura, anche in caso di mancato utilizzo dell’impianto, la copertura di una quota pari all’80% di ricavi di riferimento. Tale copertura è riconosciuta per un periodo di 20 anni” ed ovviamente il denaro necessario proverrebbe dalle bollette dei cittadini.

Pertanto AugustAmbiente sostiene il No dei Melillesi al rigassificatore in quanto opera non necessaria, mentre è necessario sfruttare le nostre risorse e riservare maggiore attenzione alle energie rinnovabili e non inquinanti, come fotovoltaico ed eolico ed altre.

                 IL  COMITATO