Dovrebbe riaprire nel prossimo mese di marzo il civico Museo della Piazzaforte. La notizia è stata data, con molta cautela, dal direttore onorario dello stesso museo, Antonello Forestiere, avvocato di professione, che ha raccolto l’eredità dello scomparso Tullio Marcon, fondatore e primo direttore del museo. Forestiere ne ha parlato nel corso di un incontro, organizzato dal Kiwanis club, presidente Michele Purgino, dedicato al “Castello svevo: risorsa per la crescita della Città.”
Preceduto da un intervento di Salvatore Romano sui graffiti parietali presenti nel maniero,
Forestiere, con dovizia di dati e di materiale iconografico, ha illustrato il museo, che aveva sede all’interno del bastione San Giacomo del castello. La fortezza federiciana fu adibita a reclusorio penale per un’ottantina d’anni, dalla fine del 1800 fino al 1978, quando fu evacuata, nel giro di una notte, per decisione del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, venuto in città in assoluta segretezza , dopo una serie di rivolte da parte dei detenuti che avevano trasformato il carcere in un teatro da combattimento.
Istituito il 1° ottobre 1886, con l’atto deliberativo n. 379 della Giunta municipale, occorsero quattro anni perché il museo fosse degnamente allestito nel bastione San Giacomo, grazie ai buoni uffici di Marcon nei confronti della Soprintendenza ai beni culturali. Il 16 aprile del 1990, il museo fu inaugurato dall’allora sindaco Carmelo Tringali e dall’assessore alla cultura, Francescantonio Laface, anch’egli scomparso. Laface – ha ricordato Forestiere –fu sempre molto vicino a Marcon e lo sostenne sempre. Braccio destro e primo sodale di Marcon lo stesso Antonello Forestiere, che fu ufficialmente nominato suo vice.
Nel giro di sei anni, tanti quanti sono stati gli anni di apertura al pubblico, i visitatori – molti provenienti da varie parti d’Italia- sono stati oltre quindicimila. I cimeli raccolti e esposti circa trecento. Poi, il 30 gennaio 1996, la “mazzata”: la Soprintendenza ordina la chiusura del bastione per indifferibili lavori. Il museo deve chiudere. C’è i più: deve traslocare. Ergo, viene smantellato. Il Comune, infatti, non riesce a trovare una sistemazione diversa. Molti dei pezzi più significativi vengono trasferiti, in comodato d’uso e solo temporaneamente, al Museo delle Ciminiere, a Catania.
Passano gli anni. Tullio Marcon fa il possibile, anche attraverso interviste alla stampa, per sensibilizzare l’Amministrazione civica e la Soprintendenza al fine di far riaprire il museo. Trascorrono dieci anni. Nell’ottobre 2006 Marcon muore improvvisamente, con la mente rivolta alla sua creatura.
L’amministrazione Carrubba promuove Antonello Forestiere , nominandolo immediatamente direttore, affiancandogli un comitato direttivo che, invece, mancava al fondatore. Forestiere non vive sugli allori. Riprende i pezzi prestati al Museo delle Ciminiere e, coadiuvato da un pugno di volontari, rimette a lucido tutti i reperti, ricollocandoli ai loro posti, come se si dovesse riaprire al pubblico da un momento all’altro. Come se, appunto. Passano altri tre anni. Siamo ancora in attesa. Si riaprirà a marzo 2010 o dovremo ancora attendere? Forestiere dice d’essere fiducioso. La parola decisiva spetta a Mariella Muti, che dirige la Soprintendenza di Siracusa. Speriamo che non ci lasci ancora una volta muti.
Giorgio Càsole
Nella foto: Antonello Forestiere, direttore onorario del Museo della Piazzaforte, al microfono; accanto a lui Michele Purgino e Salvatore Romano.