Mègara Hyblaea, chi si ricorda più di questa gloriosa città della Magna Grecia?

mi 2AUGUSTA.  Ecco come sono ridotti i sarcofagi di Mègara iblea. Abbandono  e  incuria stanno distruggendo un sito di inestimabile valore. Le sterpaglie cresciute durante l’inverno hanno preso fuoco e hanno interessato tutta la zona dei sarcofagi. Eppure, nessuno se ne cura, tremila anni di storia lasciati alla distruzione, assieme ai vicini scavi archeologici. Quasi tutto in città ci ricorda ogni giorno Mègara: Il miliceo intitolato alla città vecchia, la biblioteca comunale dedicata all’archeologo francese che la scopri, una importante via, la squadra di calcio, e inoltre ditte, navi e tanto altro hanno preso il nome di questa antica città e del suo popolo, il cui nome è scritto persino nel simbolo del nostro comune e sulla facciata del Palazzo comunale. Ma proprio i resti di questa illustre sito archeologico, che dovrebbero essere al centro degli interessi degli augustani, sono in stato di totale abbandono, abbandonati  proprio dai figli di coloro che si reputavano discendenti dei  megaresi. Tante persone illustri della città, poeti, scrittori, filosofi hanno parlato del luogo, dei suoi tremila anni di storia, sicuramente affinché non ci si dimenticasse di essa e della sua storia. Ma purtroppo non è servito a niente. Non vi è convegno che non si parli di essa, eppure è lì, abbandonata a sè stessa, alle intemperie, ai fumi delle industrie e alla mercede dei profanatori di tombe. Corre voce che di questo grande insediamento, il 70 % deve ancora venire alla luce, visto che potrebbe essere sepolto persino un teatro greco. Quanto lavoro potrebbe dare ai suoi figli questa Augusta, fondata da Federico II, solo se qualcuno si accorgesse di Lei! Forse ancora qualcosa si può fare. Ricordiamoci che il futuro si costruisce sulle basi di un passato glorioso.

 Carmelo Patanè

“ITALIA NOSTRA” A DIFESA DEL SITO ARCHEOLOGICO DI MEGARA HYBLAEA

megara degrado1AUGUSTA – Megara Hyblaea, protesa sulle azzurre acque dello Ionio,  un tempo meta di numerosi visitatori turisti e studiosi della Magna Grecia, e parte integrante di un importante Parco Archeologico, oggi giace sul pianoro come una landa deserta. La più antica colonia greca della Sicilia, fondata dai megaresi nel 728 a.C. e riportata alla luce grazie al lavoro degli archeologi francesi Georges Vallet e megara 6François Villard e degli archeologi italiani Luigi Bernabò Brea e Gino Vinicio Gentili, era lambita a nord dal porto, ed aveva una necropoli contenente circa un migliaio di tombe. Numerosi sono i resti archeologici tuttora visibili sul sito, frutto degli scavi effettuati nell’immediato dopoguerra; la conservazione della sua struttura urbanistica originaria infatti, è stata permessa dalla mancata urbanizzazione in epoca moderna. Allo stato attuale, necessita di interventi urgenti per renderla meglio fruibile dai visitatori e dai turisti che vi si recavano per osservare le vestigia del passato. Erbacce infestanti assalgono le passerelle che attraversano le aree archeologiche oramai nascoste dalle stesse e ricolme di erbacce e, pertanto, a forte rischio di incendio. La pannellistica versa, d’altro canto, in un grave stato di degrado: ovunque la ruggine ha la meglio sulle indicazioni oramai fantasma, vittime anch’essa dell’incuria. Analogamente, la necropoli che si trova fuori dalle mura, addossata alla cinta più antica, ricca di vegetazione, in cui il visitatore poteva trovare riposo all’ombra dei magnifici pini, è ora una vera e propria piccola discarica a cielo aperto, dove bottiglie, cartacce e resti di pic-nic la fanno da padrone. Ci si chiede: “perché tutto questo? Perché in questo momento? Perché in un sito archeologico della provincia così importante, si permette che ciò accada? Cosa può esserci di più importante per ignorare un patrimonio comune che giace così abbandonato. E’ immorale pregiudicare una delle poche fonti di sviluppo e crescita economico-sociale del nostro territorio. È indispensabile promuovere un percorso di sviluppo virtuoso del territorio, partendo, per esempio, da un progetto di intervento per il decoro di un sito archeologico, che potrebbe intercettare risorse comunitarie per la realizzazione di ulteriori opere di recupero. Urge mobilitarsi per frenare questo scempio, affinché  della Magna Grecia ritorni allo splendore che da sempre lo ha caratterizzato. Per questi motivi, l’ associazione Italia Nostra della sezione di Augusta chiede, con una lettera indirizzata alla Soprintendenza BB.CC.AA di Siracusa e, p.c. al Ministro dei beni culturali, che il sito venga ripulito dalla presenza di stoppie, fieno, erbacce, sterpaglie e siepi incolte, che costituiscono un grave pericolo di rischio di incendi con possibili danni a persone, animali e all’ambiente; mettere in atto tutte le misure dirette a contrastare le azioni che possono determinare inneschi di incendi.

 

Italia Nostra – sez. di Augusta