Augusta – Dopo oltre settant’anni la vecchia roccaforte augustana, retta, variamente, dai partiti politici cosiddetti di “ruolo”, è stata spazzata via come una folata di vento impetuoso. A memoria di quei 70 anni, non si è mai verificato che un candidato Sindaco raccogliesse una si gran mole di suffragi, mentre per la prima volta una Sindachessa, pardon, Sindaco, ha contato uno per uno i suoi 13.174 voti di preferenza. Bastian contrario, come sempre avviene, sottolinea che, nella fattispecie, si tratta di un fenomeno passeggero, trattandosi di un “fatto” contingente e che, poi, nella “sostanza politica” il vero vincitore delle elezioni comunali di Augusta del 2015, è, e rimane, l’assenteismo che ha lasciato a casa circa 22.000 voti. Ci asteniamo da ogni disquisizione del pro e del contro, perché a noi interessa l’attuale, perché la popolazione augustana è stufa di soffrire e sopportare la democrazia cittadina sospesa. In circa tre anni di commissariamento la Città si è lentamente reclinata su se stessa, è diventata una città anestetizzata, ingessata, cambiando, ingenerosamente, sino ad abdicare al suo antico orgoglio, stretta nel torsolo irsuto dell’indifferenza, consumando parte della sua ragione di vita, inutilmente. Orbene, al momento, da una amichevole, anche se fuggevole, conversazione col nuovo Sindaco Di Pietro, apprendiamo “una determinata buona volontà” di cambiare completamente registro, di voler condurre una Amministrazione seria e controllata, pur non nascondendo che in effetti, si sono trovati in acque grigie, molto grigie, in un mare increspato. Ma, il Sindaco Di Pietro ha manifestato fiducia che saprà risollevare lo stato comatoso in questa Città, di risollevare il battito del suo cuore, e liberarla dalla sua latente angoscia. Ci fermiamo, qui, per ora, paghi dai “buoni e forti propositi espressi” che salutiamo con la più ampia stima ed entusiasmo. Quindi, auspichiamo, che la nuova Amministrazione saprà usare le frecce giuste, la giusta cesoia per tagliare teste inutili e liberare il contesto dai ritardatari nati. Possa ridare lustro al prestigioso simbolo della città, “l’Aquila reale”, sfrondata delle sue penne, privata dai suoi dobloni d’oro agli artigli, da infelici e dolorose vicissitudini. Alla fine vedremo, se sono “rose fioriranno, se sono stelle brilleranno”, almeno che 13.174 stelle, non finiranno in “polvere di stelle”.
Francesco Migneco