Il suo libro “Noi, quelli della quarta sponda” ha vinto un premio prestigioso di saggistica
Il giovane ragioniere, figlio di un maresciallo della Règia Marina, era stato scartato alla visita di leva di mare e decise di partecipare a un concorso ministeriale per l’assunzione di funzionari di dogana da inviare in Libia. Vinto il concorso, Passanisi viene inviato in Cirenaica. Cinque anno dopo fa ritorno ad Augusta dove scoppia il classico colpo di fulmine: casualmente, incontra una ragazza, che porta il suo stesso cognome senza essere parente, se ne innamora, la sposa e di nuovo in Cirenaica. A Cirene (l’odierna Shahhat), nel 1930, nasce il figlio Ugo, che oggi ha 84 anni, l’età in cui, generalmente, si dà più peso alle memorie, soprattutto quando non si praticano passatempo come il gioco degli scacchi o delle carte. Oggi Ugo Passanisi è padre e nonno. La Libia, persa, come tutte le altre colonie o province d’oltremare, come venivano chiamate, è un ricordo lontanissimo, un ricordo dell’adolescenza e della giovinezza, quando tutto sembrava più bello, più roseo. Qualche anno fa, racconta Passanisi, è nato in lui “il desiderio, direi quasi fisicamente il bisogno, anzitutto a me stesso e poi di raccontare ai miei figli, ai miei nipoti, agli amici,” il racconto della sua vita, parte della quale svoltasi, appunto, in Libia. Ne è venuto fuori un corposo libro di 264 pagine, il cui titolo è “Noi, quelli della Quarta sponda”, nelle edicole e nelle librerie di Augusta, che al suo apparire, nel 2013, già si è aggiudicato il premio nazionale di giornalismo e saggistica “Portopalo, più a sud di Tunisi”. In questo libro, scrive Antonio Nicolosi “ Passanisi alterna la descrizione di fatti storici, come da lui conosciuti e vissuti, alla descrizione del suo divenire precocemente adulto fra privazioni e insicurezze e infine racconta come, a guerra terminata, la sua vita abbia ripreso lentamente un corso normale, con il matrimonio, la nascita dei figli, il rientro in Italia, il lavoro… E’ il ritratto di un periodo che è stato per l’Italia di infatuazione e di dolore, per la Libia di solo dolore. In tale ritratto traspare in ogni pagina, come sottile filigrana, un messaggio di speranza, di pace e di concordia, rivolto a tutta l’umanità”. Il libro meriterebbe un posto nelle librerie degli augustani e non solo.
C. C.