Giovedì 18 febbraio, a cura della FIDAPA di Augusta, si è svolta presso l’auditorium “Don Paolo Liggeri” del civico palazzo S.Biagio, la conferenza sul tema: “La pillola abortiva Ru486: polemiche, scomunica, norme, rischi, tutela della salute della donna”. Coordinati dalla presidente Eloisa Di Blasi Romeo, che ha ben svolto anche il ruolo di moderatrice nel dibattito finale, si sono alternati quattro qualificati relatori : il prof. Giuseppe Ettore, direttore del Dipartimento Materno Infantile di Catania, l’avv. Salvatore Perrone, penalista, la dott.ssa Aurora Donzelli, psicologa e don Salvatore Spataro ,dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose S. Metodio di Siracusa.
Diversi, contrastanti, ma garbati pareri in un civile confronto, che ha avuto come obiettivo quello di trasmettere informazioni tecniche al pubblico sulla tanto dibattuta tematica dell’aborto.
“Decisamente l’uso della Ru486 rappresenta un metodo di aborto farmacologico che è stato approvato dagli organismi scientifici internazionali e di conseguenza da quello italiano e”,- ha asserito il prof.Ettore,- “ viene utilizzato, nelle strutture da me dirette, in maniera corretta, tenendo conto sia dei dettati normativi sia del sacrosanto principio etico di rispetto della salute della madre e del nascituro; sta all’ esperienza acquisita sul campo e alla saggezza degli addetti ai lavori cercare di mediare tra i diritti dei due e far prevalere quello che di volta in volta risulti prioritario”.
“Niente di nuovo sotto il sole”,- ha continuato l’avv. Perrone,- “la 194 consente alla donna, nei casi previsti dalla legge, di poter ricorrere alla IVG (interruzione volontaria della ravidanza) in una struttura pubblica nei primi 90 giorni di gestazione, con vari metodi comprendenti quindi anche quella farmacologico”.
“Tutto regolare”,- ha sottolineato la psicologa Donzelli, “ma la donna in questo dramma è effettivamente e debitamente assistita e confortata da parenti, servizi istituzionali e di volontariato? Un ipotetico tribunale riconosce in modo soddisfacente i diritti del nascituro che, come individuo più debole e come ultimo anello della catena, non ha potuto di fatto rivendicare? Ma, soprattutto, in questa situazione di lutto, scevra da riti, consuetudini e comunanza di comportamenti quali quelli che caratterizzano la società umana nelle morti rutinarie, chi davvero si trova al fianco della donna? Nella maggior parte dei casi, la donna affronta da sola questa situazione che la fa entrare in uno stanzino buio di cui solo lei possiede la chiave e che utilizza in tutte le molteplici occasioni che in maniera diretta o indiretta la riportano al luttuoso evento”.
Don Salvatore, da ottimo rappresentante della Chiesa e delle posizioni assunte in merito, ha concluso la serie di interventi asserendo che, in ogni caso, l’uso della pillola Ru486 è un delitto nei confronti del nascituro e, quindi, come tale, da condannare senza alcuna riserva e soggetto alla “Scomunica”.
Il religioso ha tenuto a precisare che la scomunica in questione non assume i connotati della terribile arma usata dalla Chiesa nei suoi tristi momenti, ma si limita ad escludere gli interessati dal beneficio di poter ricevere i sacramenti tra cui in particolare l’eucarestia. E, quando nel sereno conclusivo dibattito, dal pubblico, gli sono stati proposti i classici complessi casi dello stupro, dell’obbligo di scelta tra la vita della madre e del nascituro e di tante altre particolari situazioni, sia di natura medica che sociale e psicologica, il docente di S. Metodio, in modo molto categorico, ha confermato che mai bisogna ledere il diritto alla nascita del feto, se non in pochissimi casi laddove risulti evidente la necessità e l’indispensabilità dell’azione terapeutica dell’aborto, nei confronti della madre.
Perplessità in tal senso sono state espresse dal prof. Ettore, che da vero saggio ha concluso “ probabilmente prima di discettare in un senso o nell’altro bisognerebbe scendere veramente in campo e non stare soltanto in cattedra”
A questo punto nascono spontanee due riflessioni:
– Don Paolo Liggeri, nativo di Augusta, a cui è stato dedicato il salone di conferenze di palazzo S. Biagio, è stato nei duri anni della guerra il difensore della famiglia, precorrendo di gran lunga i tempi e fondando nel 1932 il primo consultorio in Italia. Risulta che il sacerdote abbia operato sulla propria pelle, a suon di sacrifici e dall’alto della sua preparazione sia teologica che umana e, da quanto personalmente riferito allo scrivente, non sempre perfettamente in linea a quanto asserito dal potente apparato della Chiesa.
– Sembra veramente di pessimo gusto la richiesta a Benedetto XVI della Pontificia Accademia per la Vita, l’organismo vaticano che si occupa di bioetica, di rimuovere dalla presidenza mons. Rino Fisichella per la dichiarazione rilasciata a proposito della scomunica inferta a una” povera madre” per aver abortito. “Prima di pensare alla scomunica,”- ha infatti asserito Fisichella ,- “ la bambina-madre doveva essere in primo luogo difesa, abbracciata, accarezzata con quella umanità di cui noi uomini di Chiesa dovremmo essere esperti annunciatori e maestri”. Ma così non è stato.
Gaetano Gulino