Aspetti e problemi del rapporto fra Sicilia e Spagna nell’età moderna – di Giorgio Càsole

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Nello splendido salone dei ricevimenti dell’antico palazzo signorile Migneco-Omodei (restaurato dopo il terremoto del 1990),  sono state gettate le basi, grazie al Kiwanis club, presieduto da Gaetano Paolo  Russotto,  per un gemellaggio fra Augusta e una omologa cittadina spagnola: una città a vocazione industriale, comunque con un porto  che ricordi quello di Augusta. Queste basi sono state gettate con un evento di significativa importanza culturale per la nostra comunità: la presenza di due  storici spagnoli, docenti nella pubblica Universidad Autonoma de Madrid, Antonio Alvarez Ossorio Alvarino e Fernando Marias, invitati a parlare sul “Colloquio Sicilia-Spagna. Aspetti e problemi del rapporto fra Sicilia e Spagna nell’età moderna”.

I due studiosi erano accompagnati da due loro colleghi dell’ateneo catanese: Domenico Ligresti, direttore del dipartimento di Studi politici, ordinario di Storia moderna, e Vittorio Sciuti Russi, ordinario di Storia della pubblica amministrazione. La delegazione, in mattinata, è stata accompagnata dal presidente Russotto a visitare i  monumenti risalenti alla dominazione spagnola, accompagnati da un cicerone d’eccezione,  il direttore del museo della piazzaforte, Antonello Forestiere.

Forestiere ha svolto anche, con molta  sagacia, il compito di moderatore della tavola rotonda svoltasi nel tardo pomeriggio nel citato salone dei ricevimenti, davanti a un pubblico attentissimo, ma con pochissimi studenti. Un simile convegno meritava un pubblico più numeroso e diversificato che non quello costituito dai soci del benemerito sodalizio e dei loro invitati.

Ha aperto i lavori il catanese Domenico Ligresti, il quale ha messo in luce il forte carattere autonomistico ch’ebbe la Sicilia, che godette di un periodo di pace,  lungo circa quattro secoli, mente faceva parte, al pari dei regni di Navarra, Granada, dell’impero spagnolo. Ligresti ha ricordato il forte impegno finanziario profuso dal “regno di Sicilia”, quando il parlamento deliberò una spesa di ben cinquantamila scudi per la costruzione di ventidue galere, come difesa contro il pericolo turco. La Sicilia, allora, era considerata frontiera e antimuraglia, cioè barriera, di tutta la cristianità. Le galere, a quel tempo, erano le navi che, con una tradizione trimillenaria, erano in grado di dominare il Mediterraneo. Furono soppiantate dai velieri solo nel XVIII secolo.

Vittorio Sciuti Russi ha relazionato sull’Inquisizione spagnola, nata nel 1478, per volere di Ferdinando II d’Aragona e di Isabella di Castiglia (gli stessi che finanziarono il viaggio di Cristoforo Colombo), con l’autorizzazione del papa Sisto IV, per fronteggiare le tre grandi “eresie” dell’epoca: ebraismo, maomettismo e luteranesimo. A differenza degl’inquisitori spagnoli, che dipendevano dal papa, quelli spagnoli dovevano obbedienza solo alla monarchia e mentre i giudici ordinari potevano agire entro i confini territoriali, gli inquisitori avevano giurisdizione in tutto l’impero, così che il tribunale, da  custode dell’ortodossia religiosa  divenne una specie di braccio politico dei sovrani, con funzioni di intelligence, diremmo oggi, per indagare, per esempio, sulla moralità di chi aspirava a ricevere incarichi di governo. Sciuti ha smentito l’opinione comune secondo cui l’Inquisizione spagnola fece bruciare vive le persone accusate: su 50 mila casi documentati,,, solo l’1% finì sul rogo e il 2% bruciato in effige (veniva bruciata solo un’immagine).

Antonio Alvarez-Ossorio Alvarrino si è diffuso a parlare della” Sicilia e della monarquìa de Espana,  tra la fine del XVII secolo e l’inizio del XVIII (1679-1713”, mettendo in evidenza la fortissima lealtà della Sicilia alla corona di Spagna, mentre il suo collega di Storia dell’Arte, Fernando Marias, ha illustrato, grazie anche a un powerpoint, le relazioni artistiche fra la Sicilia e la Spagna, mostrando parallelismi specialmente tra l’architettura isolana e quella iberica.

Un giovanissimo e timidissimo ricercatore  dell’ateneo catanese, Alessandro Bandiera, ha concluso i lavori  leggendo, praticamente senza pause e senza mai guardare il pubblico, le fitte pagine del suo lavoro su  Le “donne di fuori”: fate e streghe nelle mire dell’Inquisizione spagnola.

Giorgio Càsole  – nella foto da sinistra: Bandiera, Ligresti, Russotto, Alvarino, Forestiere, Sciuti Russi