Da alcuni rappresentanti di associazioni di volontariato, che hanno a cuore il problema della tutela e della fruibilità di questo nostro impareggiabile e invidiabile patrimonio, sono state messe in evidenza non solo le responsabilità della Regione Siciliana, ma anche quelle dello Stato, al cui demanio fanno capo monumenti, come il castello aragonese di Brucoli, che potrebbe divenire una forte attrazione turistica, con tanto di sbigliettamento, ma che invece, nonostante i quattrini spesi per un primo restauro, resta ostinatamente chiuso, anche a fronte d’un’offerta di guardania da parte di un’associazione senza scopo di lucro. Responsabilità ha anche l’ente Comune se non provvede a tutelare le zone umide dove nidificano tante varietà di uccelli, come le ex saline Regina, che potrebbero attrarre un esercito di naturalisti, saline che stanno correndo un serio pericolo a causa di lavori non svolti sui canaloni, attraverso cui viene convogliata l’acqua del mare, attualmente otturati. Grida d’allarme sono stati lanciati da Ilario Saccomanno per mantenere intatta l’unità territoriale dell’ex hangar e del parco circostante fino all’ex idroscalo (quest’ultimo già pesantemente deteriorato) e da Emilia Ferrara per salvaguardare dalla distruzione l’area del Petraro, in territorio di Villasmundo, la Frazione amministrativa di Melilli. Non è possibile, per ragioni di spazio, dar conto di tutti gli interventi. Però, ecco in sintesi, qual è il quadro desolante che riguarda Augusta: a) Le gravi condizioni del Castello Svevo, oggetto di formale denuncia alla magistratura da parte di Italia Nostra Italia Nostra; b) Il parco dell’hangar, per il quale l’Amministrazione Comunale ha confermato la volontà di realizzazione rinunciando però alla concessione dello stesso hangar; c) Lo stato di abbandono del monumentale convento di S. Domenico, oggetto di un intervento di restauro incompiuto; d) La situazione del Parco del Molinello, realizzato con un corposo intervento finanziato da fondi europei e oggi in completo abbandono, con le strutture ormai vandalizzate; e) La mancata utilizzazione del forte Vittoria, anch’esso restaurato con fondi europei e di fatto non fruibile; f) La mancata fruizione del Castello di Brucoli, anch’esso restaurato e in condizioni di poter essere aperto al pubblico ad opera di associazioni; e la necessità di prevedere un ampliamento dell’area di tutela e valorizzazione che comprenda castello e attiguo fiordo, la cui straordinaria valenza paesaggistica e storica è messa in pericolo da interventi fortemente invasivi realizzati per la nautica da diporto; g) L’area archeologica di Mègara Hyblaea, aperta al pubblico e con regolare biglietto d’ingresso, ma in condizioni di forte degrado e con l’antiquarium ormai chiuso da decenni. Per il territorio di Melilli, come ricordato su, è stato sollevato il caso del Petraro, area archeologica la cui salvaguardia dall’avanzata delle cave è stata oggetto di una lunga battaglia, e in cui è stato ammesso a finanziamento un progetto d per attività turistica promosso da Comune, dal CAI Siracusa e da un’Associazione culturale; in atto, l’area è gravemente minacciata dall’apertura di una discarica, contro la quale è in atto una battaglia di Legambiente.Durante il dibattito è stato usato l’ossimoro “silenzio assordante” delle pubbliche istituzioni riguardo a queste tematiche. Bisogna invertire la tendenza. Dev’essere la base, dev’essere la gente del territorio che deve far sentire la voce forte, non isolata e non episodica, perché questo patrimonio sia fruibile da tutti e sia anche una possibilità di guadagno.
Cecilia Càsole