La compagnia è guidata dal regista Gianpiero Borgia. Scene e costumi sono di Dora Argento, le musiche di Papaceccio MMC & Francesco Santalucia, luci di Franco Buzzanca. Tutto femminile il cast, che arruola Loredana Solfizi, Luana Toscano, Giorgia Boscarino, Giada Colonna, Egle Doria, a ricreare l’universo della protagonista e delle figure che la circondano. Immaginate dunque una donna chiamata Coscienza, che il mondo per agio o per fortuna riconverte in Enza. Datele 44 anni, un paio di occhiali storti, una madre smemorata a Parigi e infine un lavoro indicibile, mentre il marito vola per sempre in un fosso. Nel romanzo di Elvira Seminara, felicemente ridotto da Rita Verdirame, la vita è in scena dal primo momento, con l’irruzione dei più vari umori. Specialmente se a guastare il lutto è una sconosciuta morta nell’auto del marito, avvinghiata nello stesso precipizio, tanto da trasformare la vedova in detective sulle tracce del misterioso coniuge, assieme a due amiche speciali, Mia e Alice. Il tutto dentro una Sicilia magica, ironica e sensuale, dove il pianto può trasformarsi in danza, sino alla bella sorpresa finale. Il che rende ”Scusate la polvere”, con l’eversiva voce di Coscienza, una malincomica commedia umana. In concomitanza della programmazione di Scusate la polvere, Elvira Seminara eclettica scrittrice, giornalista e pop artist allestirà al Musco la mostra ”This is not a bag”. Oggetti in crisi di Coscienza: come una retina per pentole che si apre in un fiore d’argento o un guanto di gomma adorno di anelli. Spiega la stessa Seminara: «Le donne amano trasformare le cose e le esistenze, specialmente rotte, vecchie o imperfette. Sono visionarie per necessità. Specialmente quando la casa ricorda una trappola, o parli troppo con mestoli e chiavi. Specie se credi nella vita delle cose, e quando finisce puoi dargliene un’altra, spesso più nobile della prima. Con ironia, lirica empietà, saggezza sovversiva. Scovando nel caos la bellezza, e nella polvere scorie di galassie. Sì Scusate la polvere, ma siamo tutti in gioco. Lo stesso gioco».
Caterina Rita Andò