Una studentessa di augusta ha scoperto che per disegnare caschi perfetti a Hong Kong studiano il picchio

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I ricercatori del politecnico di Hong Kong e dell’Università di Pechino hanno messo in atto una grande quantità di strumenti per misurare la resistenza del cranio del picchio, che quotidianamente, circa 12mila volte al giorno, martella col becco le cortecce degli alberi. Come i ricercatori, studiare il volatile potrebbe aiutare a prevenire e curare traumi che colpiscono noi umani. Durante questo lavoro giornaliero, spiegano, il picchio muove la testa alla velocità di sei metri al secondo, uno sforzo che un umano non riuscirebbe a sopportare rimanendo in salute.

Tra le più frequenti cause di morte per noi vi sono le ferite alla testa e i traumi a carico del cervello, e causa di fastidio è la cosiddetta concussione celebrale: perdita di coscienza, nausea, vista annebbiata, amnesia, provocata da colpi diretti alla testa o al collo che modificano la circolazione di sostanze che regolano l’attività del cervello.

Come rivelano le immagini raccolte da telecamere 3D ad alta risoluzione e riprese a raggi X, a proteggere il cervello del picchio sarebbero la struttura delle ossa, la loro disposizione e la strategia adottata dall’animale. Inoltre, a differenza del cervello umano, quello del picchio aderisce perfettamente al cranio, e ha una forma più verticale, che permette di subire meno spinte parallele al terreno. Infine, è ancorato a più sostegni che agiscono come cinture di sicurezza. Gli scienziati hanno poi notato, per mezzo di appositi sensori, che il becco colpisce la corteccia non frontalmente, bensì lateralmente, attutendo così il colpo alle ossa. Tutti elementi questi che evidenziano i punti deboli del corpo umano, e che possono diventare informazioni preziose per chi progetta mezzi di protezione, come ad esempio i caschi.

 

  F.S.