IL SOMMERGIBILE ASCIANGHI E IL COMANDANTE CHE MORÌ DUE VOLTE – di Francesco Migneco

ascianghi.jpgNel luglio scorso, su queste pagine ci siamo occupati ampiamente della tragica, ma alquanto gloriosa vicenda del piccolo sommergibile Ascianghi, che nella totale obbedienza alla Patria e all’onore militare, che ha sempre contraddistinto la Marina Militare Italiana, il 23 luglio 1943 condusse quella ardimentosa e coraggiosa sortita contro un convoglio di cacciatorpediniere inglesi al largo della rada di Augusta. Il servizio di stampa sul Diario e Augusta News, fu reso con fedeltà storica e con gli elementi fino al momento conosciuti, ma al di là di questo, si è inteso, esclusivamente, dare umano e dignitoso riconoscimento ai 23 giovani marinai che dal lontano 23 luglio ’43, giacciono col loro battello proprio a due miglia dal porto megarese. Non importa, se altri che neanche gli è sfiorato il pensiero di questa commemorazione, se ne siano arrogata l’iniziativa, ed ipocritamente affermando di averla suscitata, preparata e celebrata. Sul punto ci limiteremo a questo, ma, in effetti, meriterebbe un più duro commento. Tuttavia è stato, ed è interessante che l’episodio che rispecchia valori di notevole valenza, al di là di ogni limite, sia stato giustamente rievocato, non fosse altro per onorare e recare deferenza a quei ventisette caduti. Ed è proprio in merito a questi caduti che abbiamo voluto riprendere l’argomento, anche per correggere la “colossale gaffe storica” riportata da un incauto quanto superficiale cronista sull’edizione de la Sicilia del 23 luglio 2013, ove a grosse lettere veniva titolato “… il primo a morire fu il Comandante”. Se il frettoloso cronista, e probabilmente lo storico che ne accompagnò la notizia, avessero posto attenzione alla fonte storica, avrebbero evitato che il Sottotenente di Vascello Mario Fiorini, Comandante dell’Ascianghi, morisse due volte. Dall’esame diretto di documentazione a noi pervenuta, emerge, invece, che il Fiorini sopravvisse all’affondamento del sommergibile assieme ad altri 26 membri dell’equipaggio. Infatti, il Fiorini fu fatto prigioniero dagli inglesi, e dopo 30 mesi di prigionia tra l’Algeria e l’Inghilterra, venne rimpatriato il 31 marzo 1946. Il Fiorini, quindi, non morì il 23 luglio 1943, bensì molti anni dopo, ossia a Roma il 18 novembre 1983 (Atto di morte 05976, Parte 2a Serie B01) Era nato a Camogli il 28 giugno 1916 (Atto di nascita n. 70 Parte 1a RA 1916). Dopo la tragedia dell’Ascianghi fu riammesso in servizio nella nuova Marina Militare Italiana, congedatosi con il grado di Contrammiraglio. Quindi la STORIA non può essere imbrogliata e sarebbe corretto che la facesse chi ne ha competenza, lontana dagli istrioni, ciarlatani ed imbonitori. E per completezza dell’esposizione, giova altresì utile riportare integralmente la conclusione dell’inchiesta, a firma del senatore Giuseppe Micheli, Ministro della Marina Militare dell’epoca, in seguito all’interrogatorio reso dal Fiorini alla Commissione Speciale Militare, dopo il suo rimpatrio dalla prigionia.

“Al STV Mario Fiorini

Ho esaminato la relazione della Commissione Speciale d’Inchiesta, in merito all’affondamento dell’Ascianghi avvenuto il 23 luglio 43 al largo di Augusta e di cui Lei era il Comandante. Da esso ho rilevato che Ella, si comportò con perizia e slancio durante un attacco contro caccia nemici e quando in seguito a grosse avarie riportate dall’Unità al Suo Comando, come da conseguenza avversaria, si trovò nella dura necessità di dover scegliere tra il perdere l’Unità con tutto l’equipaggio, o perderla cercando di salvare il personale, giustamente decise per quest’ultima soluzione. Giudico, pertanto, il Suo comportamento conforme alle leggi dell’onore militare e dai doveri derivanti dalla situazione contingente.

Roma 14 ottobre 1946

F.to G. Micheli

Copia conforme originale

Maggiore Commissario

F.to Ugo Del Corso”

Altra documentazione originale dimostra che il Comandante Fiorini diede esempio di coraggio e decisione nel condurre in salvo parte dell’equipaggio fuori dal battello che, ormai, rapidamente scivolava in fondo al mare. Non ci fu spazio per la gloria dell’Ascianghi ed anche a distanza di tanto tempo riesce difficile convincersi, perché malgrado le positive risultanze dell’inchiesta, al Fiorini non fu mai concessa alcuna onorificenza. Ma ancor più sorprende che non si rinviene nel carteggio, nemmeno una citazione alla memoria dei ventitré caduti nello adempimento del loro dovere. Ma ci abbiamo pensato noi, e soprattutto chi scrive, ad aver fatto sì che il 23 luglio scorso, a due miglia al largo di Augusta è stata onorata e commemorata la MEMORIA del loro sacrificio.

                   Francesco Migneco

23 LUGLIO 1943 – 23 LUGLIO 2013. 70 ANNNI FA LA TRAGEDIA DEL SOMMERGIBILE ASCIANGHI

Eroi senza gloria saranno ricordati con il lancio di una corona d’alloro

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AUGUSTA. Anche se non paragonabile alle straordinarie imprese del Toti, dello Scirè, del Todaro, tuttavia il piccolo sommergibile Ascianghi d’attacco costiero, scrisse il 23 luglio del ‘43, nell’ultimo conflitto, e al largo di Augusta, la sua pagina di storia, quale indiscutibile esempio di coraggio e valore. L’ infelice fine dell’Ascianghi fu immeritatamente liquidata dall’agonizzante regime con uno scarno bollettino di guerra del giorno dopo. Il sommergibile Ascianghi dislocava appena 698 tonnellate, per una lunghezza di 60,18 m con 6,5 m di larghezza. Dotato di quattro tubi lancia siluri, due a prua e due a poppa, con 6 siluri di scorta, inoltre montava, sulla coperta, un cannone da 100/47 e due mitragliere Breda da 13,2 mm indipendenti. L’unità, malgrado alcune sfortunate vicende, non poté conseguire grandi successi, tuttavia compì 22 missioni di guerra percorrendo il mare per ben 24.000 miglia in emersione e 4.313 in immersione. Ebbene, quando già lo sbarco alleato in Sicilia era avvenuto e inspiegabilmente la grande Squadra navale della Regia Marina restava rintanata nei porti della penisola, al piccolo Ascianghi venne dato l’ordine di “contrastare le operazioni di sbarco alleato”. Strano ordine, perché già le truppe dell’8a armata di Montgomery straripavano su mezza Sicilia orientale, e la Marina di Sua maestà britannica aveva occupato e teneva saldamente i porti di Augusta e Siracusa. A questo punto, giova fare una breve premessa. Pochi giorni prima della vicenda dell’Ascianghi e precisamente il 20 luglio ’43, il Regio Sommergibile NICHELIO compì una clamorosa impresa e con successo nelle acque tra Siracusa ed Augusta. Per tre lunghi giorni aveva atteso in agguato, rispettando il motto del sommergibilista “accoppia coraggio e pazienza e aspetta”. Infatti, il quarto giorno avvista un grosso trasporto inglese in convoglio. Manda a segno due siluri che vanno a squarciare la fiancata destra della nave che si inabissa velocemente con le sue ottomila tonnellate. Il Nichelio, riesce a disimpegnarsi dai cacciatorpediniere di scorta inglese, riuscendo con grande perizia e  astuzia, a posarsi sul fondo della secca di Murro di Porco. Attese in assoluto silenzio per alcune ore, e poi, riemergere e guadagnare indenne la base nel continente.

Probabilmente anche l’Ascianghi sulla scia del successo del Nichelio voleva emularne l’impresa. Il 18 luglio ’43 lasciava il porto di Napoli al comando dell’STV Fiorini, l’unico giovane Sottotenente di Vascello che con tale grado ebbe a comandare nella Regia Marina italiana un sommergibile. Il Fiorini attende in perlustrazione per cinque giorni, sempre nella acque tra Siracusa e Augusta, quando il 23 luglio avvista un convoglio inglese composto da incrociatori pesanti e caccia torpediniere. Decise di attaccare l’incrociatore pesante di prima fila, lanciando la prima coppiola di siluri di prua che purtroppo andarono a vuoto. Con altrettanta rapidità lanciò la seconda coppiola di poppa, uno dei quali colpì a prua l’incrociatore pesante NEW FOUNDLAND di 8.000 tonnellate che fu visto sbandare vistosamente. Come poi riportato dagli stessi inglesi, fu rimorchiato con grande difficoltà a Malta, dove vi rimase inattivo fino al 1944. La reazione dei caccia inglesi fu immediata, violenta e senza sosta: la sorte del piccolo sommergibile era segnata! Braccato, inseguito, circondato in particolare dai due veloci caccia, LAFOREY ed ECLIPSE, fu fatto segno a incessante lancio di bombe di profondità. Apertesi nella zona prodiera dello scafo numerose vie d’acqua, il sommergibile cominciò a sprofondare oltre la soglia di sicurezza e per non finire schiacciato dalla pressione, il Comandante Fiorini fu costretto a dare l’ordine di emersione. Non appena emerso, gli inglesi con inaudita ferocia, spazzarono la coperta e il già malandato scafo del sommergibile, con intenso fuoco delle artiglierie e le mitraglie di bordo. Dei cinquanta uomini di equipaggio 23 furono inghiottiti dal mare insieme al battello, 27, di cui alcuni feriti, laceri e sporchi di nafta furono recuperati e fatti prigionieri. Per questi li aspettavano altre sofferenze e disagi sotto il sole cocente di Algeria. Breve fu l’agonia del piccolo Ascianghi, affondò e lentamente, rivolgendo la poppa al cielo e per un attimo rimase dritto come a salutare quel vicino porto di Augusta che per gli anni di guerra pregressi l’aveva spesso ospitato. E così, anche l’Ascianghi e il suo equipaggio al limitare di una guerra dallo scontato esito infausto, scrisse la propria pagina di storia, vergata dal sangue di 23 giovani marinai, che, quest’anno compiono settant’anni, che giacciono e riposano in fondo al mare a quasi 10 miglia a nord-est dal porto di Augusta. Erano le 15,43 quando il piccolo sommergibile italiano condusse l’attacco, ed erano le 16,23 di quel pomeriggio del 23 luglio 1943, quando tutto era già compiuto! L’Ascianghi, però lasciò il simbolo più puro del valore e del coraggio, e soprattutto il senso dell’obbedienza alla patria, comunque essa venisse rappresentata, e anche se per il loro sacrificio non c’era più posto per la gloria. Grazie alla sensibilità dell’ammiraglio Roberto Camerini, comandante di Marisicilia Augusta, il 23 luglio prossimo, sarà posata in mare, lungo l’ultima rotta del sommergibile Ascianghi, una corona d’alloro in onore ai suoi caduti

Francesco Migneco