Il ricordo commosso di Giorgio Càsole
AUGUSTA. Pochi giorni fa, all’età di 84 anni, è scomparso Pippo Sebastiano Fichera, che amava definirsi “poeta operaio”: così, infatti, scrisse nel sottotitolo della sua prima sìlloge poetica “Or che ci penso”, del 1998, divisa in tre sezioni, con una postilla di Alberto Terranova (che di recente si era dimesso dall’ incarico di preside del liceo classico “Mègara”). Nella prefazione a quella raccolta, Pippo scriveva: “La mia passione per la poesia è iniziata all’età di vent’anni, quando ero militare a Roma. Una sera, dopo aver visto un film con Anna Maria Pietrangeli, rimasi colpito dalla sua bellezza e professionalità e, arrivato in caserma, non sapevo come poter esprimere i sentimenti che provavo; mi venne spontaneo prendere carta e penna e scrivere una poesia che poi inviai a lei negli USA”. Nello scritto prefatorio Fichera non accenna alla circostanza che la giovanissima attrice italiana, di cui si innamorò James Dean, gli rispose. E Fichera: “Da allora ho continuato a esprimere i miei stati d’animo e ho dato sfogo alla mia fantasia attraverso le poesie che possono risultare modeste, ma la mia cultura è limitata e mi sono sempre sforzato di fare del mio meglio”. Fichera è stato poeta d’altri tempi, dei tempi in cui se non scrivevi versi, di facile cantabilità e con la rima non eri considerato poeta. Fichera non conosceva gli esiti della poesia novecentesca, quella ungarettiana e successivamente ermetica, né si preoccupava della polisemia della poesia o delle figure retoriche. Pippo Sebastiano, primo di dieci figli, dovette imparare sùbito un mestiere; quando era ragazzo, ancora le famiglie mandavano i figli dal “mastro”, cioè dall’artigiano che facesse da maestro ai figli perché apprendessero un mestiere. Fichera riusciva a trovare la rima per ogni occasione, in italiano o in siciliano; “ha scritto di tutto e per tutti”, come ha notato il figlio poliziotto, Mimmo, che ha scritto una “dedica” prefatoria alla seconda raccolta di versi, “I fiori del mio giardino”, del 2008. Mimmo continua: ”… ha sempre saputo osservare specialmente chi gli sta più vicino, con la sottile arte poetica che contraddistingue l’amante della natura, l’innamorato, il fidanzato, il padre, il figlio, l’amico, il nonno”. Anche a me Pippo volle dedicare un componimento, il cui incipit è la citazione di un mio verso, tratto dal mio volumetto di poesie, “Vibrazioni” del 1978, che Fichera cita addirittura nel compimento, nel quale mi definisce, bontà sua, “onorato cittadino”.