Arsenale MM di Augusta: l’incredibile storia del salario accessorio

augusta aerea.JPGCon  le debite proporzioni, a me questa storia del salario accessorio, somiglia molto alla situazione politica italiana. Da tempo (troppo) si parla in Italia delle vicende di Berlusconi; tralasciando o relegando a marginali discussioni quelli che sono i veri problemi degli italiani. Siamo ormai tanto impelagati nelle vicende private del nostro Presidente del  Consiglio, che chi si rischia a parlare di lavoro, salute, scuola, salari e disoccupazione, viene immediatamente tacciato di  fare populismo e demagogia; considerando evidentemente gli orientamenti sessuali del nostro Premier meritevoli  di più attenzione rispetto a ciò di cui sopra.  Se prendiamo ad esempio l’Arsenale di Augusta, lo ripetiamo, con le debite proporzioni, succede la medesima cosa. Abbiamo in ordine sparso d’importanza: uno Stabilimento quasi fatiscente che ricorda tanto quelle case di campagna fatte in economia, poco alla volta, che alla fine non hanno né testa né coda. Un settore lavorazioni le cui officine dopo anni di inerzia ed ignavia, stanno, con i lavori in corso, prendendo una parvenza di forma, ma che probabilmente vedranno un funzionamento a regime quando del personale civile resterà solo un vago ricordo. Un’anomalia da sempre sottolineata ma mai rimediata, sta nel fatto che in uno Stabilimento industriale, gli impiegati superano come numero gli operai. Una classe dirigente preparatissima dal punto di vista cartolario, ma assolutamente a digiuno e lacunosa da quello tecnico-pratico. E tralasciamo, per non farla lunga (o per non infierire), sui cosiddetti problemi spiccioli, che di spicciolo hanno ben poco: magazzini ormai ai saldi, personale tecnico aggiornato fino al secolo scorso, etc..