ENZA LICCIARDELLO, la “signora” dei cani – di Giorgio Càsole

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Augusta. C’è una  combattiva signora cinquantenne,   che spende le sue energie a favore dei cani, prodigando loro quelle cure che altri umani non possono o non vogliono prodigare; non vogliono soprattutto quando vanno in vacanza e abbandonano il loro animale per strada con il rischio che venga travolto da altri esseri umani. “Animale” è una parola che deriva da anima. Infatti, il padre Dante, nel V dell’Inferno, mette in bocca a Francesca da Rimini (che, nel cerchio dei lussuriosi, è imprigionata nel vortice della tormenta infernale con il suo Paolo) il verso O animal grazioso e benigno,  laddove “animal” è proprio Dante stesso, pellegrino nel regno ultramondano. Noi esseri umani riteniamo d’essere gli unici nel creato ad avere un’anima. Quando qualcuno di noi si comporta male, lo definiamo e l’appelliamo “animale”, ma,spesso, però, ci comportiamo  peggio degli animali. Leggiamo sovente di uomini che stuprano le donne sole, specie se giovani, di uomini che violentano e uccidono i ragazzini. Lo fanno  questo gli animali? Noi esseri umani, che abbiamo autocoscienza,  proviamo piacere anche nell’uccidere altri della nostra specie. Gli animali mangiano animali di altre specie  perché la natura ha fornito loro quell’istinto. Fa parte del circuito della catena alimentare. Noi abbiamo l’incoscienza e l’ingratitudine di abbandonare animali, come i cani, che  ci hanno offerto la loro fedeltà assoluta in cambio di un po’ di vitto e alloggio.  Nelle pagine di “facebook”, la rete sociale che mette in collegamento le persone in cerca di conoscenze e amicizia, una signora, Enza Licciardello,  lancia il suo appello per salvare i cani da una triste sorte, ma da sola non ce la fa. Vorrebbe un maggiore aiuto, ma non soltanto sul piano economico. Vorrebbe un sostegno da parte di volontari qual è lei. Abbiamo voluto colloquiare con quest’angelo  protettore dei cani  per saperne di più.

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-Com’è nata in lei questa passione cinofila?

 

“ Circa 20 anni fa, per puro caso, mi è capitato di adottare il mio primo cane, una bellissima femmina di pastore del Caucaso, all’epoca in condizioni disperate. Me la regalò il suo allevatore che l’aveva ripresa alla persona alla   quale era stata venduta,  in quanto  questa persona era riuscita  a ridurla intorno ai 16 kg quando avrebbe dovuto pesarne almeno 65 per l’età che aveva. Trattandosi di un cane di grande mole, ed essendo assolutamente digiuna di  qualsiasi informazione riguardo ai cani, ho fatto l’impossibile per  documentarmi sui cani in generale e sulla razza nello specifico. E così ho  scoperto di essermi imbattuta in una delle razze più difficili in assoluto! Di conseguenza ho iniziato immediatamente un corso di addestramento all’obbedienza che ho ripreso una volta l’anno per altri 4 anni, e ho continuato con il corso di difesa. In realtà, lo scopo a cui volevo arrivare era il più totale controllo sul cane e questo potevo ottenerlo solo vedendolo all’opera in ogni situazione, anche di attacco”

-Ha fatto tutto da sola?

 “No. Il mio istruttore era un capitano della Guardia di Finanza -gruppo cinofili- di Bologna, città dove vivevo e ho vissuto per 25 anni. L’istruttore appena mi vide con quel cane mi squadrò subito e fu lapidario:  ‘Se vuoi tenerlo prima devi cambiare tu!’ – mi disse-.”

-Come mai?

“All’epoca, io ero una persona diversa, con tanti problemi, scarsissima autostima, inesistente fiducia nelle mie capacità e doti, insomma un disastro.  Ma fu per amore di quella cagnetta, che iniziava già a scavarmi dentro l’anima,  che iniziai un percorso con me stessa, traendo dal cane moltissimi spunti.  Dovrei addentrarmi troppo nella mia storia personale per farle capire  esattamente quello che sto dicendo, le basti per ora sapere che attraverso il  cane io imparai a crescere e a dare la giusta dimensione agli eventi accaduti  e anche alle persone con cui mi rapportavo. Soprattutto, il cane mi ha fatto  risolvere i fortissimi sensi di colpa con i quali convivevo da anni e che mi laceravano”.

-Quindi, un rapporto di tipo terapeutico. Divenne un’esperta di cani?

“Avendo acquisito in breve tempo un eccezionale controllo sull’animale,  decisi di cominciare a frequentare le esposizioni e successivamente sono passata all’allevamento di questa razza. Alla prima cucciolata, però,  ho desistito: vendere i cuccioli era uno strazio…  il terrore che capitassero in mani sbagliate non mi faceva dormire! Così feci sterilizzare la cagnetta, dal momento che avevo anche deciso di tenere un cucciolo per me, che doveva essere una femmina, ma che la madre stessa decise che doveva essere Leon, lo splendido esemplare di 12 anni che ancora vive con me.”

       Li, oggi, ha più cani. Com’è andata?

“Tre anni fa, navigando in rete,  mi sono imbattuta nella foto di una cagnolina da caccia, ospite di un canile del casertano., che aveva degli occhi tristissimi. Quegli occhi mi catturarono al punto che scaricai la foto e la installai come sfondo del desktop. Continuavo a ripetermi che ero stanca, che il mio pastore era già abbastanza impegnativo, che non potevo farcela ad accudire un altro cane… 15 giorni dopo mi son ritrovata sulla nave per Napoli diretta a Caserta per andare a prendere quella cagnolina! Per me quella cagnolina ha rappresentato una rinascita: al momento dell’uscita  dal canile, Nuby non camminava… da sei mesi non camminava, dal suo ingresso  in canile. La depressione l’aveva ridotta in quello stato. I primi giorni dovevo portarla in braccio anche a fare i bisogni, però notavo che quando io non la guardavo lei cercava di mettersi in piedi… salvo poi rimettersi giù non appena si accorgeva che la osservavo. Finché un giorno me la vidi arrivare tutta scodinzolante! Non le dico la mia gioia! “
– Che cosa successe dopo?

“Qualche mese dopo mi chiamarono le volontarie del canile di Caserta per l’emergenza di una cagnolina piccolissima,  che non intendevano portare in canile perché sarebbe sicuramente morta, per chiedermi se conoscevo qualcuno che poteva prenderla. Andai nuovamente a Caserta e la presi io. L’ho chiamata Kiony’, francesizzando il nome di Chione, ninfa del freddo e della neve, perché la trovai intirizzita e raffreddatissima. Un anno fa, in piazza Risorgimento  ad Augusta, trovai un piccolo cucciolo sicuramente  disperso dal branco di randagi passato poche ore prima, e lo chiamai Mazzini.  Decisa a darlo in adozione, la sua simpatia e allegria, che hanno ridato vigore  al vecchio Leon, hanno fatto sì che decidessi di tenerlo.  Infine nell’aprile scorso, visto che Mazzini e Nuby, più io meno della stessa  taglia giocavano sempre insieme e la piccola Kiony’ non giocava mai e stava  sempre triste nella sua cuccetta ho preso Anthea, chiamata col nome della ninfa dei boschi che preparava unguenti per lenire le fratture perché era un po’  zoppina.”

-Lei ha ingaggiato una vera e propria battaglia favore dei cani randagi, no?

“In questi anni mi sono sempre interessata di argomenti riguardanti la corretta gestione del cane. Tornata ad Augusta da Bologna,  mi sono scontrata subito col problema dei randagi che ho cominciato a studiare sempre di più mettendomi in contatto con associazioni del Nord Italia,  che reputo più serie e meno approssimative delle nostre locali.  Alla cattura dei miei due primi randagi mi sono, infatti,  scontrata con le  volontarie di un’associazione di Lentini (i due canili avevo trovati ad Agnone) che a loro dire stavano curando loro i cani da mesi e pretendevano che li lasciassi in strada. Dalle condizioni pietose in cui ho trovato quei due cani  si può facilmente intuire come erano ‘curati’. Da lì sono passata al volontariato ‘attivo’ . In questi mesi ho messo appunto due programmi, ancora da rivedere perché lacunosi in alcuni punti, ma che certamente posso fungere da traccia. Insieme ad altre persone sto costituendo un’associazione no profit e ho allo studio altre iniziative atte a risolvere il problema.”

Enza Licciardello è, dunque, aperta alle collaborazioni. Chiunque voglia aiutarla può mettersi in contatto con lei attraverso Facebook.  Ci sono persone che entrano in depressione perché pensano d’essere inutili o perché non hanno trovato lo scopo della loro esistenza. Se non si sentono appagati dal rapporto con gli altri esseri umani, potrebbero trovare consolazione o ragion d’essere nel rapporto con gli animali, nella fattispecie con i cani. Enza Licciardello ha superato i suoi problemi grazie a questo rapporto  e ha elaborato un suo “credo” personale, che vale la penda di leggere. Alcuni passaggi sono molto significativi e commoventi. Fanno riflettere. Ve lo proponiamo

Giorgio Càsole