Morìa di pesci ad Augusta

moria.jpgOltre al fenomeno ciclico dell’acqua alta, soprattutto in alcune aree, ad Augusta si registra un altro fenomeno che si ripete con periodicità fissa: quello della morìa di pesci. Non si tratta della morìa  tipica degli anni a cavallo fra i Settanta e gli Ottanta (del secolo appena doppiata), all’epoca del “mitico” pretore d’assalto Nino Condorelli.  Allora i pesci morivano a causa dell’eutrofizzazione delle alghe. Le alghe, cioè, crescevano e aumentavano in maniera abnorme, in séguito allo sversamento  in mare degli scarichi  tossici e nocivi delle industrie. I pesci galleggiavano, morti, a quintali in mare. Ora muoiono nelle aree delle  ex saline, per cui, un tempo, Augusta era rinomata, tant’è che in vecchi libri di scuola elementare le saline di Augusta erano citate come fiorenti, come quelle di Trapani. Queste ultime lo sono ancora. Quelle di Augusta sono morte con l’avvento delle prime industrie petrolchimiche, RASIOM in testa nel 1948. Il citato pretore Condorelli condannò persone che osavano estrarre il sale   da quelle aree malsane, malsane perché inquinate.  C’è un’ ex salina, la salina Regina, quella  su cui s’affaccia l’ospedale civico Muscatello, che potrebbe essere considerata oggi come un’oasi naturalistica di tutto rispetto Ma in quest’oasi i pesci muoiono, ciclicamente, ancora una volta a quintali. Sono state raccolte carcasse di pesci per circa 800 quintali ,  l’altro giorno, mercoledì 21,  grazie ai volontari della locale Protezione civile, con l’assistenza dei tecnici  siracusani dell’ARPA (Agenzia regionale per l’ambiente).  Stando a questi tecnici i pesci sono morti per asfissia. E non è la prima volta. Appunto.

         Giorgio Càsole