AUGUSTA/”DIO PIANGE CON NOI” al FUNERALE DELLA 15enne MARTINA MARINO

 

msrti.jpgAUGUSTA. Sabato pomeriggio del 29 giugno. Già mezz’ora prima dell’inizio della messa funebre, la piccola chiesa dedicata a San Giuseppe Innografo è strapiena.  Più che un tempio è una capanna, che stride con l’ambiente circostante,  fatto di ville lussuose disposte lungo  un viale che sembra il Sunset boulevard  di Los  Angeles, per via di un folto nugolo di palme che svettano  e ondeggiano da lontano. Spira una lieve brezza che  dà un po’ di sollievo alla folla che riempie la piccola chiesa e a quella che a poco a poco riempie il piazzale antistante, una folla  in cui spiccano moltissime ragazze , amiche e compagne di scuola della quindicenne Martina Marino, morta, dopo alcuni giorni di coma, a causa di uno scontro con un pirata della strada intorno all’una di notte fra venerdì 21 e sabato 22 giugno,  in Piazza Unità d’Italia,  frequentata  dai giovani che ancora la chiamano Piazza Nuova. Dura quasi due ore la cerimonia funebre, con preghiere preliminari, una messa cantata e un’appendice in cui  alcune compagne di scuola, con la voce rotta da un pianto irrefrenabile a volte, hanno letto  commoventi lettere alla loro Martina che non vedranno più. Il celebrante , il parroco Giuseppe Mazzotta, pronuncia un’omelia sofferta, ricordando il grido di Gesù sul Calvario, quando gridò “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato” e, ovviamente, fa riferimento alla resurrezione, concludendo che “ in questo momento Dio piange con noi”. Durante le due ore non riscontriamo né segni di insofferenza, né di stanchezza negli astanti che  seguono con dolore partecipe, in un’atmosfera carica di silenzio, interrotta solo alla fine dagli applausi che scrosciano dopo un’Ave Maria, intonata da un amico di famiglia. Ritorna il silenzio rispettoso e doveroso  quando esce la bara bianca con le spoglie di Martina, prive di alcuni organi espiantati  con il pieno consenso dei genitori Salvo e Conci, come , affettuosamente vezzeggiando, li chiamava Martina.  Attraverso alcune locandine stampate e affisse,” i genitori ringraziano i presenti, ma chiedono cortesemente di non ricevere le condoglianze” . La richiesta viene ripetuta al microfono dal parroco. Molti provano una delusione, ma tutti rispettano la consegna. Tra due ali di folla passa la bara bianca sormontata da fiori bianchi e dietro il padre, alto e segaligno, ormai senza lacrime, che sembra guardare nel vuoto, la madre, piegata in due, sorretta dal marito, sfiancata dal dolore e dai giorni insonni durante il coma della loro unica figlia, la cui giovane vita, piena di speranze,  è stata stroncata  una notte estiva da un uomo annebbiato dall’alcol, di cui non vogliamo citare nemmeno citare l’abbreviazione del nome e del cognome.  “Questo maledetto incidente almeno è servito a salvare cinque vite”, commenta, commossa anch’ella, una vigile urbana inviata per regolamentare il traffico durante il breve corteo fra la chiesa e l’auto funebre. In alcun social network . come Facebook , Martina continua a vivere attraverso testimonianze e video, che la riprendono solare e spiritosa, come quasi tutti i ragazzi a quell’età.

Giorgio Càsole