L’Aquila che non riesce a volare

Gli augustani, nel ricordo del terremoto che nel 1990 colpì le loro case, sono assolutamente in grado di capire lo stato di disagio degli abitanti di L’Aquila. Una loro concittadina scrive e la sua lettera, gira e rigira,  assale i cuori di chi ha vissuto disperatamente, nel dolore e nella speranza, questi drammatici eventi. Un appello che passa anche dal nostro blog….

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TERREMOTO%20286.jpg“Ieri mi ha  telefonato l’impiegata di una società di  recupero crediti, per conto  di Sky. Mi dice che risulto morosa dal mese di settembre del 2009. Mi chiede  come mai. Le dico che dal 4 aprile dello scorso anno ho lasciato la mia casa  e non vi ho più fatto ritorno. Causa terremoto. Il decoder sky giace  schiacciato sotto il peso di una parete crollata. Ammutolisce. Quindi si  scusa e mi dice che farà presente quanto le ho detto a chi di dovere. Poi,  premurosa, mi chiede se ora, dopo un anno, è tutto a  posto. Mi dice di  amare la mia città, ha avuto la fortuna di  visitarla un paio di anni fa. Ne è rimasta affascinata. Ricorda in particolare una scalinata in selci che scendeva dal Duomo verso la basilica di Collemaggio. E mi sale il groppo alla gola. Le dico che  abitavo proprio lì. Lei ammutolisce di nuovo.  Poi mi invita a raccontarle cosa è la mia città oggi. Ed io lo faccio.  Le racconto del  centro militarizzato. Le racconto che non posso andare a  casa mia  quando voglio.  Le racconto che, però, i ladri ci vanno   indisturbati. Le racconto dei palazzi lasciati lì a morire.  Le  racconto dei  soldi che non ci sono, per ricostruire. E che non ci sono  neanche per  aiutare noi a sopravvivere. Le racconto che, dal primo  luglio,  torneremo a pagare le tasse ed i contributi, anche se non  lavoriamo. Le  racconto che pagheremo l’ i.c.i. ed i mutui sulle case  distrutte. E  ripartiranno regolarmente i pagamenti dei prestiti. Anche  per chi non ha  più nulla. Che, a luglio, un terremotato con uno  stipendio lordo di  2.000 euro vedrà in busta paga 734 euro di  retribuzione netta. Che non  solo torneremo a pagare le tasse, ma restituiremo subito tutte  quelle non pagate dal 6 aprile.  Che lo stato  non versa ai cittadini  senza casa che si gestiscono da soli, ben ventisettemila, neanche  quel piccolo contributo di 200 euro mensili  che dovrebbe aiutarli a  pagare un affitto. Che i prezzi degli affitti  sono triplicati. Senza  nessun controllo. Che io pago, in un paesino di cinquecento anime,  quanto Bertolaso pagava per un appartamento in via Giulia, a Roma.   La sento respirare pesantemente. Le parlo dei nuovi quartieri  costruiti a prezzi di residenze di lusso. Le racconto la  vita delle  persone che abitano lì. Come in alveari senz’anima. Senza  neanche un giornalaio. O un bar. Le racconto degli anziani che sono  stati sradicati dalla loro terra. Lontani chilometri e chilometri. Le  racconto dei professionisti che sono andati via. Delle iscrizioni alle  scuole superiori  in netto calo. Le racconto di una città che muore. E  lei mi  risponde, con la voce che le trema. ” Non è possibile che non  si sappia  niente di tutto questo. Non potete restare così. Chiamate i  giornalisti  televisivi. Dovete dirglielo.    Chiamate la stampa. Devono   scriverlo.”

     Una terremotata di L’Aquila