IL CALIFFATO ISLAMICO E LA MINACCIA PLANETARIA

L’analisi dell’augustano Fabrizio Vaccaro, ex studente del liceo “Mègara

ISIS2AUGUSTA. Mentre ad Augusta, in area cosiddetta Borgata, viene aperto un centro di cultura islamica, riteniamo sia interessante e utile leggere l’analisi di un giovane studente universitario sullo scottante fenomeno, per noi terroristico, dell’ISIS. Lo Stato Islamico di Iraq e Siria ( o ISIS, o ISIL, o Daesh) è una minaccia seria per chi gli sta intorno. Perlomeno così esso vuole apparire attraverso le tv, i giornali e gli anatemi continui rivolti all’Occidente. Stando a queste descrizioni, non sarebbe ardito paragonare questa realtà politica a uno degli stati totalitari del ‘900. Anche in questo caso, infatti, siamo di fronte a un’ideologia, l’Islam radicale, che prevale sul diritto e la dignità del singolo. Anche in questo caso abbiamo una classe dirigente con poteri assoluti. Anche stavolta un capro espiatorio. Abu Bakr al-Baghdadi è un terrorista iracheno, “Califfo” dell’autoproclamato Stato Islamico, entità statuale non riconosciuta sita tra l’Iraq Nord-Occidentale e la Siria Orientale. È riconosciuto come il leader dell’ISIS. Se durante il nazismo di questo non invidiato compito erano investiti gli ebrei, adesso sono i cristiani e l’Occidente crociato il bersaglio. Ma non solo. Il maggior numero di vittime provocato dall’ISIS, infatti, non è tra i cristiani, ma tra gli arabo-islamici. E sarebbe un grave errore equiparare indistintamente il mondo islamico mediorientale all’ISIS. Di questo ci siamo accorti durante il rogo del giovane pilota giordano Al Kasasbeah, catturato dalle truppe di al-Baghdadi (il Califfo dello Stato Islamico) e giustiziato in mondovisione. Il nemico vero non è l’Occidente crociato, ma chiunque si opponga al disegno di potere assoluto del Daesh. L’obiettivo è conquistare il mondo. Arrivare a San Pietro e convertire l’umanità all’Islam e alla devozione per la shari’a, la legge islamica, dedotta secondo una rigidissima interpretazione del Corano. In questo senso, il pericolo è planetario. Ma allora perché non intervenire subito militarmente, con azioni più incisive degli sporadici raid aerei attuali. La domanda è stata posta al Segretario Generale della Farnesina e all’on. Casini. E le risposte vertono essenzialmente su due-tre punti. Dinanzi alle minacce di un’invasione e di continui attentati, dinanzi a violenza e barbarie così sadicamente ostentate, è evidente che l’intervento armato sarebbe la risposta più semplice e immediata, ma una scelta dettata più dall’emozione, che dalla ragione.

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