IERI A SIRACUSA RICORDATO L’AUGUSTANO GIUSEPPE MOTTA, DA COMUNISTA PERICOLOSO A FEDERALISTA EUROPEO

presentazione libro mottaSIRACUSA – Giovedì 1 giugno, nella sala Corrado Ventaglio, in Via Luigi Cadorna 160, a Siracusa, l’Anppia (l’Associazione nazionale perseguitati dal Fascismo), in occasione della ricorrenza del 71° Anniversario della Repubblica ha presentato il libro “Il ragazzo che fece sventolare la bandiera rossa” di Giorgio Càsole e Cecilia Càsole. Il libro racconta la vicenda umana e politica di Giuseppe Motta, antifascista siracusano, nato e morto ad Augusta, di cui fu sindaco nel 1945. Motta fu uno dei pochi siracusani a essere condannato a una dura pena detentiva dal Tribunale Speciale per la Difesa del Fascismo, perché considerato “pericoloso comunista”: del Pc d’Italia fu il primo segretario provinciale  della provincia di Siracusa, che allora comprendeva  il territorio dell’attuale provincia di Ragusa. Motta propugnò gli ideali federalisti ci di Altiero Spinelli, oggi è completamente ignorato dalla sua città natale. Il libro  presentato nella sala di Via Corrado Ventaglio dovrebbe servire a rendergli giustizia. Ha aperto  l’incontro Orazio Carpino, segretario provinciale . Anppia, nonché autore della prefazione del libro di Giorgio e Cecilia Càsole Nel corso della presentazione sono intervenuti  l’ex senatore  Giuseppe Lo Curzio, che ha ricordato d’aver conosciuto  di persona il’allora claudicante e anziano Giuseppe Motta, l’ex assessore regionale ai BB CC e già sindaco  di Augusta Carmelo Saraceno, che ha  apprezzato il libro e ha dato testimonianza del suo rapporto  con Motta, il docente Salvatore Santuccio, che ha anch’egli  espresso apprezzamenti sul libro, soffermandosi sulle lettere della madre di Motta, Santa Ternullo. Sono intervenuti  la  prof.ssa Maria Concetta La Leggia, e l’avv. Ulisse Signorelli, che hanno ricordato rispettivamente  il ruolo  della scuola per la formazione di una coscienza democratica e i partigiani siciliani che contribuirono  alla liberazione dell’Italia dal nazifascismo.

     M. S .

AUGUSTA/GIUSEPPE MOTTA, ANTIFASCISTA, DAL COMUNISMO AL FEDERALISMO EUROPEO, DIMENTICATO DAI CONCITTADINI

Fu segretario provinciale del Pcd’I, scontò sette anni di carcere nelle prigioni fasciste, fu sindaco di Augusta, federalista europeo, saggista, storico locale

PC.jpgAUGUSTA. Sono stata attratta dalla figura di questo personaggio, Giuseppe Motta,  un antifascista siracusano di origine augustana , uno dei pochi antifascisti di Siracusa a essere condannato a una pesante pena detentiva quale dirigente comunista, dopo aver recuperato dall’archivio della sua famiglia, un  suo dattiloscritto inedito,  che è una “crociana” rivisitazione della storia della sua città natale dal ‘500 al ‘900. La ricerca su questo personaggio  ha dimostrato che non sempre  l’antifascismo si  è manifestato   attraverso un rafforzamento dell’ideologia comunista; del resto, non possiamo sottacere l’apporto che diedero all’antifascismo persone che non erano comuniste, come, per esempio, un altro siracusano,  il prof. Giuseppe Agnello,  – che nel dopoguerra fu docente di Archeologia cristiana in questo Ateneo  –  cattolico  e popolare-sturziano, che, per le sue prese di posizione contro il regìme fu esonerato dall’insegnamento. Non era intellettuale come Agnello l’augustano  Giuseppe Motta che, nel  ’24, Motta  fonda la sezione cittadina del partito comunista e nel ’25 durante un convegno clandestino alla presenza di Umberto Terracini, uno dei maggiori esponenti del Pcd’I , viene nominato segretario provinciale del partito.  

Nel ’27  viene convocato alla sede  del fascio per firmare una sorta di resa, Motta rifiuta l’invito sostenendo di non aver commesso alcun reato contro lo stato, qualche giorno dopo i fascisti procedono all’arresto, viene  trasferito nel carcere di Regina Coeli in attesa del processo, processo che si concluderà con la condanna a 13 anni di reclusione tre anni di vigilanza speciale oltre all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, per cospirazione contro i poteri dello Stato e  incitamento” alla guerra civile. E’ proprio durante gli anni di prigionia che Motta si dibatte in una crisi ideologica abbraccia le idee liberal crociane, dopo aver letto i testi di croce, attirando in tal modo l’ostilità dei compagni comunisti; lo accusano di avere rinnegato il comunismo,  chiederanno  addirittura che Motta venga allontanato dal braccio dei politici, come un qualunque delinquente.  In una delle lettere che Giuseppe invierà a Croce,  con il quale inseguito  instaurerà un rapporto epistolare, Motta  esprime al filosofo-senatore un’immensa gratitudine per avergli aperto la mente e  gli manifesta il profondo dolore causato dall’atteggiamento dei suoi ormai ex compagni comunisti: dice di sentirsi in un carcere rosso all’interno di un carcere nero. Di questi 13 anni ne sconterà sette per sopravvenuta amnistia e li sconterà peregrinando da un carcere a un altro da Alessandria a Lucca da Lucca a Lecce da Lecce a Civitavecchia dove (come vedremo più avanti) incontrerà Altiero spinelli padre fondatore del movimento federalista europeo.

Inoltre Gli anni di carcere sono caratterizzati dalle frequenti lettere che sia Motta sia la madre, la vedova Santa Ternullo invieranno al ministro per ottenere il trasferimento del detenuto in un penitenziario più vicino casa. Così come Gramsci il quale scrisse a” sua eccellenza capo del governo” non già per essere trasferito ma per essere ricoverato in una clinica specialistica, istanza in cui attraverso uno stile reverenzial -burocratico Gramsci invoca molto ingenuamente un regolamento del codice penale che prevede un trattamento favorevole al reo che si trovi in gravi condizioni di salute. Ma solo nel ’37, quando ormai le sue condizioni sono gravissime, Gramsci viene trasferito in una clinica specialistica dove morirà all’età di 46 anni. Scontati i sette anni di carcere,  Motta chiederà di essere trasferito a Milano dove frequenterà per un certo periodo l’università  bocconi,  e dove troverà lavoro alla Sapsa,  una consociata della nota azienda Pirelli. Tornato ad Augusta nel ’43 è ormai un fervente liberale, è membro del comitato di liberazione provinciale, segretario provinciale del partito liberale, e presidente dell’associazione commerciante. Nel ’44 viene nominato sindaco di Augusta. Qualche anno dopo, nel ’46, durante una riunione di liberali siciliani si rende conto,però’, che il liberalismo è un’utopia, che pochi sono i veri federali agli insegnamenti di Einaudi e di Croce, ed è questo probabilmente il momento in cui Motta subisce un nuovo risvolto ideologico,  che si esprime nel l953,  quando partecipa al comitato centrale del Movimento Federalista europeo, fondato da Altiero Spinelli, uno dei più fervidi propugnatori dell’idea d’un’Europa unita, oggi considerato uno dei padri fondatori dell’Unione Europea. MOTTA  e Spinelli hanno in comune il fatto di essere passati da Marx a Croce e il fatto di intravedere un’Europa di stati federati. Nel ’53 partecipa all’Aaja al congresso della Comunità economica europea come membro del Comitato Centrale del Movimento Federalista Europeo. Pubblica nel ’55 “La nuova idea” per propugnare la nuova idea di un’Europa unita, e nel ’64 pubblica “La Sicilia e il federalismo”, una raccolta di scritti sulla Sicilia e sui problemi inferenti al federalismo. Qualche anno dopo,  abbandonata ogni carica politica si dedica esclusivamente  a scrivere una “Storia di Augusta”, di cui nel 1972 uscì il primo volume, a cura di Giorgio Càsole.  Motta è morto nel  novembre 1984.L’altra parte della sua “Storia  di Augusta” è rimasta inedita. Augusta si dimenticata di lui. Recentemente sono state intitolate  vie, piazze e slarghi a tante persone. A Giuseppe Motta no. Del resto, nemmeno al fondatore della città, Federico II, gli augustani hanno dedicato una via, una piazza o uno slargo. 

Cecilia Càsole