SCONTO DI PENA A GIANFRANCO BARI

FERRAG.jpgDiciotto anni , non più venti: questa la decisione della Corte d’Assise  d’Appello di Catania per Gianfranco Bari, soprannominato lo “squartatore di Augusta”. La sentenza ha provocato  grandissima delusione e sconforto per familiari, parenti, amici di Francesca Ferraguto,  e per quanti,  comuni cittadini, si aspettavano un aumento di pena, non già uno sconto per Gianfranco Bari, sposato ma separato,  tre figli, che con la povera Francesca, appena 21enne,   aveva una relazione more uxorio finita in tragedia: in un eccesso d’ira, provocato pare dal rifiuto di Francesca di badare ai tre figli, il 25 maggio del 2009, lui  la colpì a morte e poi tagliò, con una  sega elettrica,   il corpo e nascose i pezzi   in nove sacchi circa di sacchi nera per la spazzatura, nascosti in un podere di campagna dei suoi genitori, contro i quali, probabilmente, erano diretti gli attacchi del padre della sventurata ragazza in un manifesto pubblico affisso ai muri della città, laddove si dice che “i  complici del mostro sono ancora in liberta”. Bari era stato condannato a vent’anni di reclusione da giudice unico, Michele Consiglio, secondo il rito del giudizio abbreviato, voluto dallo stesso imputato, che prevede già uno sconto di pena rispetto a quella prevista  per delitti efferati come questo. I giudici d’appello hanno respinto le richieste di una condanna più dura formulate dall’avvocato della parte civile, la famiglia Ferraguto, e della stessa Procura Generale. Sarebbe oltre modo interessante leggere, quando saranno pubblicate, le motivazioni che hanno convinto i giudici a pronunciare questa sentenza che ha lasciato i familiari nello sconforto e la gente comune nello sconcerto.

  Giulia  Càsole

RITROVATI I RESTI DI FRANCESCA FERRAGUTO: L’ASSASSINO HA CONFESSATO

bari.jpgSi era diffusa già nello scorso mese di luglio la voce dell’assassinio della 21enne Francesca Ferraguto e del successivo occultamento del corpo dilaniato in pezzi da parte del convivente, il 35enne Gianfranco Bari . Alla voce, però, non erano seguite le conferme ufficiali da parte degli inquirenti, tanto che, per qualche tempo, s’era pensato a una pur triste “leggenda metropolitana”,  tanto più che lo scorso 14 settembre lo stesso Bari era apparso nella trasmissione “Chi l’ha visto”, tornata per la seconda volta a occuparsi della ragazza scomparsa. Bari sembrava sinceramente  addolorato e, addirittura, aveva immesso su “Facebook” cadavere ferraguto.jpgun video con le foto di lui insieme a Francesca, lanciando appelli per il ritrovamento della ragazza.  Era tutta un’abile messa in scena, per far sviare da sé  le indagini. In precedenza dal cellulare di Francesca aveva inviato messaggi al telefonino della madre e a quello proprio, in cui, fingendosi Francesca,  rassicurava sul volontario allontanamento, tranquillizzando tutti. Ma né magistrati né carabinieri sono caduti nella trappola mediatica così ben tesa dall’efferato omicida. Tanto hanno fatto, scoprendo, per esempio, che il cellulare di Francesca era nelle mani del Bari, e tanto hanno detto finché il 35enne operaio,  ancora sposato all’anagrafe, con tre figli, non ha finalmente confessato, indicando il luogo,  una campagna di proprietà in contrada Pezzagrande, dov’erano stati seppelliti i nove sacchi neri per la spazzatura che contenevano i poveri resti della giovane donna, massacrata di botte in sèguito all’ennesimo ritrovamento.jpglitigio  per gelosia e poi smembrata per  trasportare più facilmente il cadavere senza dare troppo nell’occhio, visto che Bari aveva l’abitudine di recarsi in campagna. L’assassino non ha confessato sùbito dov’era sepolto il cadavere. Prima ha fatto un tiramolla con gli  inquirenti, confessando  e ritrattando, giocando sul tema dell’infermità  mentale  o della mitomania.  Quando, finalmente, ha dato agl’inquirenti l’opportunità di scavare e di rintracciare le “reliquie” della povera ragazza, gl’inquirenti, il procuratore ossi in testa, non hanno avuto dubbi e hanno convocato  i giornalisti per comunicare la risoluzione del caso, che si protraeva da mesi, dallo scorso 25 maggio, data in cui i genitori avevano ufficialmente annunciato la scomparsa della figlia. Genitori che, ovviamente, sono passati dalla fervida speranza, allo sconforto quando s’era diffusa la voce estiva, alla più nera disperazione quando gl’inquirenti hanno diffuso la notizia nella serata del 26 ottobre. Orrore e sgomento hanno provato gli augustani perché mai nel loro territorio s’era verificato un delitto così atroce. Sgomenti maggiormente coloro che si ricordavano di Francesca che lavorava in un supermercato cittadino e orrore dipinto anche sui volti dei giovani coetanei, molti dei quali avevano appreso la notizia attraverso televideo. La notizia è stata diffusa in apertura dell’edizione pomeridiana  del TG di RaiRegione. 

                 Giorgio Càsole