AUGUSTA/LA MARINA MILITARE E LA SOPRINTENDENZA AI BENI CULTURALI PROMUOVONO IL RESTAURO DI UN DIPINTO DEL XVIII SECOLO

Presentata presso il Comando Marittimo in Sicilia agli istituti “Mègara” e “Principe di Napoli” la tela raffigurante la Crocifissione di Cristo 

CrocifissioneAugusta.  Nel comprensorio augustano di Terravecchia del  Comando Marittimo della Marina Militare in Sicilia, è stato presentato alle scolaresche degli istituti “Mègara” e “Principe di Napoli” l’intervento di restauro su una tela settecentesca raffigurante la Crocifissione di Cristo, trasferita  dalla chiesa di San Sebastiano di Augusta, dopo il terremoto del 1990, nei locali di Marisicilia. L’intervento di restauro è stato finanziato dall’assessorato regionale dei Beni Culturali e testimonia ancora un volta la stretta collaborazione tra la Marina Militare e Regione Sicilia registrando il pieno sostegno del Comandante Marittimo Sicilia alla Soprintendente dei Beni Culturali e Ambientali di Siracusa,  Rosalba Panvini. Il quadro di autore ignoto, di presunta origine siciliana, risalente alla prima metà del XVIII secolo, raffigura la Crocifissione di Cristo con ai piedi la Madonna, San Giovanni e la Maddalena. E’ un dipinto olio su tela con cornice lignea policroma e indorata ad argento e mecca. I lavori sono stati affidati alla restauratrice Giovanna Comes mentre Eugenio Caponnetto, direttore del Dipartimento di Scienze Diagnostiche, Biologiche e Farmaceutiche dell’Università di Palermo, ha effettuato le indagini diagnostiche preliminari all’esecuzione degli interventi e indispensabili per comprendere le tecniche pittoriche e i materiali utilizzati al tempo della realizzazione del dipinto. L’incontro, che è stato molto apprezzato dagli studenti e dai docenti accompagnatori, ha rappresentato una preziosa occasione di conoscenza e di studio allo scopo di stimolare l’interesse verso l’arte e il restauro nonché per indirizzare gli studenti verso le scelte dei corsi di studio da intraprendere anche per future occasioni occupazionali. Il lavoro di restauro, che continuerà nelle aree predisposte all’interno del comprensorio Terravecchia, è espressione del forte legame tra le istituzioni locali e la Marina Militare impegnate fianco a fianco in attività di interesse comune: tutela dell’ambiente marino, cultura marinara, progetti di collaborazione umanitaria e ricerca in ambito marittimo. Questo anche a testimonianza del continuo impegno della Marina Militare, con personale, mezzi e professionalità,  a servizio della collettività oltre ai consueti compiti istituzionali per la difesa delle coste e la Sicurezza degli interessi nazionali.

 M. S.

AUGUSTA/L’INNER WHEEL INSTILLA L’AMORE PER I CANI NEI BAMBINI DISABILI

La terapia con gli animali attuata nella base della M.M.

Inner Wheel Pet StampanoneAugusta. La zooantropologia, comunemente nota come Pet Therapy, è una terapia dolce basata sull’interazione uomo-animale che rappresenta una terapia adiuvante per numerose malattie dell’adulto, dell’anziano e, soprattutto,  del bambino. L’interazione tra il bambino e l’animale crea uno stato di sicurezza affettiva che favorisce il relazionarsi con il mondo esterno, l’esplorazione e l’equilibrio emotivo facilitando così le terapie mediche e riabilitative tradizionali. In linea con il tema internazionale “Touch a heart” la presidente augustana dell’Inner Wheel,  Valentina Cappiello Saraceno,  e le socie  hanno organizzato una giornata di pet therapy a favore di bambini diversamente abili di Augusta nel  palazzetto dello Sport e negli spazi all’aperto circostanti del Comando Marina di Augusta. 25 bambini diversamente abili hanno incontrato il simpatico cane Saro e il suo addestratore Antonio Asero, psicologo e presidente della Società Cooperativa Sociale di zooantropologia applicata “ Gli amici di Lorenz” di Catania. Dopo i consigli forniti dallo stesso  Asero su come approcciare e stabilire un contatto con il cane, sono seguiti momenti di gioia tra i bambini che hanno da subito stabilito un legame empatico con il loro nuovo amico. Le socie dell’ Inner Wheel hanno quindi allestito per i partecipanti una genuina merenda, salutato i bambini e ringraziato i genitori che hanno voluto partecipare all’iniziativa nonché gli insegnanti, i dirigenti scolastici, il contrammiraglio De Felice, gli ufficiali e gli operatori della Misericordia di Augusta intervenuti. La presidente ha sottolineato  l’importanza del miglioramento della qualità della vita dell’uomo attraverso l’amore per il  cane e le sue innumerevoli qualità terapeutiche .

M. S. 

AUGUSTA/M.M.: GIORNATA PER RICORDARE I MARINAI SCOMPARSI IN MARE

Marinai scomparsi deposizione coronaAUGUSTA. Sobria e breve cerimonia, dalle 9,30 alle 10,00 del mattino di venerdì 9 settembre, nel piazzale Santa Barbara del Comando di Marisicilia in Via Caracciolo n. 3, per ricordare i marinai  scomparsi in mare e per rendere onore a due eroi della Marina Militare italiana: il tenente Lucio Visintini, cui fu intitolata una nave della flottiglia Corvette, e il sergente Giovani Magro, stretto collaboratore di Visintini, cui fu dedicata una caserma del comprensorio Terravecchia di Marisicilia. Nel dicembre 1942 i due  trovarono la morte nella notte fra il 7 e l’8 dicembre, mentre tentavano di violare la  base navale inglese di Gibilterra, roccaforte nemica.  La giornata del 9 settembre è stata scelta per ricordare l’affondamento della corazzata Roma e dei cacciatorpedinieri Da Noli e Vivaldi, con tutti gli equipaggi, avvenuto  il 9 settembre 1943, il giorno dopo l’armistizio di Cassibile, che sancì la non belligeranza fra italiani e anglo-americani, facendo diventare ex alleati i nazisti.  Ad Augusta ì è stato commemorato particolarmente il sergente Giovanni Magro, nel centenario della nascita, dai componenti degli equipaggi della nave Visintini, che da sei anni, si radunano  anche per spingere la Marina a ridare il nome Visintini a una nave di nuova costruzione, come ha precisato  il rappresentante di questi “visintiniani”, il cavaliere Aliffi di Siracusa, che, per primo, ha preso la parola, dopo i rituali saluti del picchetto d’onore al contrammiraglio Nicola De Felice, comandante di Marisicilia, il quale ha deposto una corona davanti all’ingresso della caserm “Giovanni Magro”, accompagnato da due nipoti del sergente caduto a Gibilterra. Dopo la deposizione, De Felice ha tenuto una breve allocuzione per ringraziare gli intervenuti,  in special modo i rappresentanti dell’associazione Marinai d’Italia di Ragusa, promotori dell’iniziativa.

   Cecilia Càsole 

AUGUSTA/ AVVICENDAMENTO PER “MARE SICURO”

21.300 PERSONE TRATTE IN SALVO

Mare sicuro AUGUSTA. Si è svolta, a bordo della fregata Fasan, la cerimonia di avvicendamento del comando dell’operazione Mare Sicuro alla presenza del Comandante in Capo della Squadra Navale ammiraglio di squadra Filippo Maria FOFFI. Il contrammiraglio Alberto Maffeis ha ceduto il comando dell’operazione  Mare Sicuro al Contrammiraglio Placido Torresi. L’ammiraglio Maffeis passa le consegne dopo tre mesi, periodo durante il quale sono state 18 le navi della Marina che si sono alternate, con una presenza media giornaliera in mare di circa 950 militari e oltre 21.300 le persone tratte in salvo.  L’Operazione Mare Sicuro è stata varata dal governo a seguito dell’aggravarsi della crisi libica. Dal 12 marzo 2015, è stato schierato in mare un dispositivo aeronavale con la missione di svolgere in applicazione della legislazione nazionale ed accordi internazionali vigenti, attività di presenza, sorveglianza e sicurezza marittima nel mediterraneo centrale, al fine di assicurare la tutela degli interessi nazionali. Il compito dell`operazione Mare Sicuro, alla luce dell`aggravarsi della minaccia terroristica, è quello di rafforzare quanto già in atto da parte delle navi della Marina Militare che operano nel Mediterraneo centrale al fine di assicurare la tutela degli interessi nazionali mediante la protezione delle linee di comunicazione, dei navi commerciali, della flotta peschereccia italiana e delle fonti energetiche strategiche d’interesse nazionale e la sorveglianza delle formazioni jihadiste. Inoltre la presenza delle navi della Marina in alto mare assicura una cornice di sicurezza a tutti i mezzi navali impegnati nelle attività di ricerca e soccorso (SAR) in particolare a quelli delle Capitanerie di Porto.

AUGUSTA, SOLENNE COMMEMORAZIONE DEI 22 MORTI DEL SOMMERGIBILE ASCIANGHI AL LARGO DI AUGUSTA – di Giorgio Càsole

A bordo della nave-scuola “Palinuro”, presente il comandante di Marisicilia, Nicola De Felice, Il promotore dell’iniziativa. Lo storico militare Francesco Migneco, di Augusta, ha ricordato l’ordine “scriteriato” di Supermarina e l’eroismo dell’equipaggio del sommergibile affondato il 23 luglio 1943 dalle navi inglesi.

Corona  caduti AscianghiPavoneAUGUSTA. Bordo della nave-scuola Palinuro, mattina del 13 luglio 2016. Circa cinquanta persone, di varie associazioni d’arma, provenienti da Acireale e da Siracusa, sono ospiti del veliero dove si addestrano i futuri sottufficiali della Marina italiana. Sono ospiti perché a bordo del Palinuro (nome dello sfortunato nocchiero del mitico eroe troiano Enea) perché hanno chiesto espressamente di assistere a una cerimonia di commemorazione, nel ricordo del sacrificio di ventidue uomini sepolti nel fondo marino al largo di Augusta, dal 23 luglio 1943.Sono gli uomini che componevano l’equipaggio di un piccolo sommergibile, l’Ascianghi, affondato dalle bombe delle navi inglesi che incrociavano quelle acque per l’avvenuto sbarco in Sicilia degli Alleati, cioè delle forze anglo-americane. Il 13 luglio 1943 le truppe britanniche erano proprio entrate in Augusta, ridotta in macerie dal bombardamento del 13 maggio precedente per opera delle fortezze volanti americane. Dare l’ordine al piccolo sommergibile Ascianghi, di raggiungere Augusta da Napoli per contrastare le forze alleate fu un “ordine scriteriato” che provocò la tragedia, come ha ricordato l’autore del libro sul bombardamento del 13 maggio , Francesco Migneco, che da anni si batte perché questa commemorazione diventi un evento istituzionale a cura di Marisicilia. Grazie all’iniziativa tenace di Migneco, questa è la quarta commemorazione di quella tragedia, ma è la prima in forma solenne, non solo perché a bordo di una unità prestigiosa qual è la Palinuro, ma perché realizzata con un taglio cerimoniale di sicuro impatto emotivo: il picchetto d’onore, il silenzio intonato dalla tromba di un fante in divisa, il lancio della corona (con relativa benedizione religiosa), la lettura di tutti i nomi dei caduti , le allocuzioni. La prima allocuzione è stata quella dello stesso Migneco , presentato come storico militare, che ha intrattenuto gli ospiti parlando a braccio, giustamente commosso, ma senza esitazioni. E’ scoppiato, invece, in pianto il figlio di uno dei sopravvissuti, Sebastiano Pavone di Acireale. Pavone ha ricordato una scena straziante di un commilitone del padre che, pur ferito in modo grave, continuava a prodigarsi per gli altri. “Mio padre” – ha sottolineato Pavone – “si sentiva in colpa per essersi salvato mentre i suoi compagni erano morti”. Migneco ha ricordato che è ancora in vita uno dei superstiti del piccolo sommergibile, ma, ultranovantenne, è privo dell’uso delle gambe e risiede a Napoli. Sopravvissero perché il giovanissimo comandante, il sottotenente di vascello Marco Fiorini, decise di fare emergere il sommergibile che pure aveva danneggiato l’incrociatore inglese Newfoundland. I sopravvissuti furono sì salvati dagli stessi inglesi, ma prima dovettero subire i colpi dei mitra britannici , tanto che uno di loro morì a Malta, dove furono portati come prigionieri. L’ammiraglio De Felice, che ha sottolineato il senso del dovere di quell’equipaggio, è stato pubblicamente ringraziato da Francesco Migneco per la solennità impressa quest’anno alla ricorrenza, una solennità che non sarebbe stata tale se non ci fosse stata la Palinuro, che ha compiuto una sosta di vari giorni nel porto di Siracusa, da dove è partita per raggiungere il luogo presumibile dov’è affondato l’Ascianghi, che ancora giace al fondo . Il veliero doveva ripartire per la sua crociera di servizio. Ecco perché la commemorazione è stata anticipata al 13 luglio, dieci giorni prima, una commemorazione solenne sì, ma “fatta con il cuore”, per citare ancora Migneco.
Giorgio Càsole

10 LUGLIO LA GOLETTA PALINURO DELLA MARINA MILITARE FA TAPPA NEL PORTO DI SIRACUSA

palinuroSIRACUSA – Il 10 luglio arriverà a Siracusa la nave scuola PALINURO. La sosta si inquadra nell’ambito della pre-campagna d’istruzione dedicata agli allievi della Scuola Navale Militare F.Morosini di Venezia. Domenica 10 luglio alle ore 11.30 si svolgerà a bordo di nave Palinuro la conferenza stampa di presentazione del programma della sosta. La conferenza stampa sarà presieduta dal Comandante Marittimo della Sicilia contrammiraglio Nicola de Felice e dal Comandante dell’Unità capitano di fregata Gabriele Belfiore.

AUGUSTA, ARSENALE MILITARE: PERSONALE A RISCHIO AMIANTO /IL “MUSCATELLO” NON HA ATTIVATO IL REPARTO PREVISTO PER LEGGE MENTRE SI SPENDONO 9,5 MLN DI EURO PER I MORTI A LAMPEDUSA – di Giorgio Casole

Il 1° luglio Commissione parlamentare d’inchiesta al Circolo Ufficiali

arsenale-militare-augusta-300x296AUGUSTA – 1° luglio al  circolo Ufficiali della M.M. di Augusta si è svolto l’audizione richiesta dalla Commissione Parlamentare d’inchiesta sui rischi da esposizione ad amianto e uranio impoverito del lavoratori civili e militari della Base Militare di Augusta. La commissione presieduta dalla deputata Donatella Duranti ha audito in mattinata vertici militari e civili dell’amministrazione. Nel  pomeriggio ha incontrato le organizzazioni sindacali e i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza dell’arsenale di Augusta, il direttore dell’INAIL di Siracusa, Salvatore CIMINO, e il dirigente  regionale di  Legambiente, l’augustano  Enzo Parisi. La commissione è stata istituita al fine di  accertare eventuali responsabilità derivanti dall’esposizione a rischio amianto e ricercare i possibili “rimedi” che oggi possono essere posti in essere per salvaguardare i tantissimi lavoratori, militari, civili e dell’industria privata che hanno lavorato in ambienti insalubri. In sintesi dalle dichiarazioni rese è emerso che l’esposizione dei lavoratori si è protratta ben oltre la data di entrata in vigore della legge 257/1992 che mette al bando l’utilizzazione dell’amianto. Le organizzazioni sindacali in una nota  ringraziano i “..deputati  intervenuti apprezzandone la sensibilità politica finalizzata ad accertare eventuali responsabilità derivanti dall’esposizione a rischio amianto e ricercare i possibili “rimedi” che oggi possono essere posti in essere per salvaguardare i tantissimi lavoratori , militari, civili e dell’industria privata che hanno lavorato in ambienti insalubri, che per queste cause sono morti, si sono ammalati o comunque hanno una aspettativa di vita decisamente inferiore. Lavoratori che operano in un territorio martoriato, per le note e gravissime emergenze ambientali essendo l’Arsenale di Augusta situato in una zona dove sorge il più grande polo petrolchimico d’Europa. Occorre  ricordare brevemente che nel comprensorio di Pantano Danieli dell’Arsenale M.M. di Augusta e all’interno dello stesso Arsenale esistevano magazzini in cui venivano depositati sia i manufatti in amianto, sia sacchi contenenti amianto in polvere utilizzato dai calderai per la realizzazione e la lavorazione  di coibenti  di parti di apparati navali e alla realizzazione di pannelli in amianto. I lavoratori su menzionati prestavano la loro opera all’interno dell’officina  carpentieri in ferro, a stretto contatto, ovviamente, con le altre categorie di lavoratori presenti all’interno dell’officina stessa (carpentieri in ferro, saldatori e tubisti). Detta officina era ed è ancora ubicata proprio di fronte l’ingresso della mensa aziendale, davanti alla quale passavano e passano tutt’oggi tutte le maestranze per recarsi a pranzo. Il magazzino collocato all’interno di Marinarsen è stato demolito nel 1991 per poter in seguito realizzare nel 1992 la nuova officina omogenea, oggi rinominata Reparto Macchine Ausiliari, mentre sia per il magazzino ubicato nel comprensorio Pantano Danieli che per l’officina carpentieri in ferro non sappiamo se e quando tali locali sono stati sottoposti a bonifica. Le lavorazioni sia a bordo delle unità navali contenenti tracce di amianto in ogni suo apparato che a terra venivano effettuate senza idonea protezione  anche molti anni dopo il 1992. Le tute indossate dal lavoratori risultavano anch’esse veicolo di diffusione delle fibre di amianto non solo nell’ambito lavorativo, inclusa la mensa aziendale, fruita dalla totalità delle maestranze sia esse tecniche che amministrative, ma anche in àmbito familiare in quanto le stesse vengono tutt’ora portate a casa per il  lavaggio. E’ noto peraltro che l’amianto era presente nelle coibentazioni tubiere, nei freni delle apparecchiature, nelle lastre di copertura dei tetti, nelle baderne, nelle guarnizioni, nella pavimentazioni di vinil-amianto, e pezzi di rispetto custoditi nei magazzini dell’arsenale e di Maricommi. In quel contesto, le organizzazioni sindacali  sollecitarono la Direzione Arsenale ad adottare idonee misure di sicurezza in presenza di fibre di amianto ottenendo protocolli d’intesa e circolari, che vennero però disattesi dall’Ente per scarsa sensibilità. Né negli anni successivi alla entrata in vigore della legge che bandiva l’amianto, la Direzione dello stabilimento manifestò maggiore attenzione alla problematica: non ci risulta siano stati istituiti pertinenti corsi di formazione e informazione sui rischi da amianto. A tutto questo si aggiunge il fatto che ancora oggi sono in corso attività di bonifica per smaltimento di amianto dalle Unità Navali. Per le ragioni appena esposte, che verranno riprese e approfondite da una dettagliata e articolata  relazione tecnica, sarebbe auspicabile, quindi, un riconoscimento “ambientale” per i lavoratori della Difesa attraverso una modifica all’attuale normativa negli aspetti economici e pensionistici, la revisione del coefficiente del periodo di esposizione per tutta la vita lavorativa, il legittimo riconoscimento dei benefici previdenziali che porterebbe a un pensionamento anticipato. Al fine inoltre di sanare la grave ingiustizia nella  disparità di trattamento tra i lavoratori del mondo privato  e i lavoratori della Difesa e più in generale del pubblico impiego, richiediamo  un intervento legislativo che restituisca pari dignità nel riconoscimento dei benefici previdenziali. Si propone quindi: – l’attribuzione, negli atti d’indirizzo, agli arsenali della Marina militare dello status di cantiere interessato alla presenza di amianto, per favorire il giusto riconoscimento a tutti i lavoratori esposti, prescindendo dalle loro qualifiche; – l’eliminazione dei limiti di concentrazione delle fibre di amianto per litro, in quanto è ormai consolidato dalla letteratura scientifica che è sufficiente una sola fibra di amianto per causare patologie tumorali a esso correlate; – l’eliminazione dei limiti temporali, che si fermano al 1992, considerato che l’attività con materiale o in luoghi che presentano amianto è attualmente in corso; – la riapertura dei termini di presentazione delle domande di concessione dei benefici previdenziali e la rivalutazione, ai fini economici e/o pensionistici, del coefficiente dell’1,5 per cento del periodo di esposizione, considerato lungo tutta la vita lavorativa. Per completezza di informazione,  si fa presente che la situazione di esposizione all’amianto non riguarda solo l’Arsenale ma interessa tutti gli  Enti che in insistono in questo comprensorio (Maricommi, Marigenimil, ex Maribase oggi Marisicilia e Maristanav)”. 

Confidiamo sul lavoro che sta svolgendo questa Autorevole Commissione Parlamentare d’inchiesta, con l’auspicio di poter fare finalmente piena luce su un grave fenomeno, nel comune interesse di ricercare la verità e le eventuali responsabilità di ogni ordine e grado, oltre a creare le concrete premesse per una modifica normativa che sani l’ingiustizia sociale divenuta ormai insostenibile  dai lavoratori della Difesa”. Fin qui la lunga nota dei rappresentanti dei lavoratori tutti, lavoratori, dunque, ancora esposti a rischio, che potrebbero essere monitorati all’interno dell’ospedale civile “Muscatello” se fosse stata applicata la legge Gianni che prevedeva e prevede l’attuazione di un reparto d’eccellenza e di valenza regionale per essere l’unico nosocomio all’interno di un polo petrolchimico fra i più esposti a rischio. Il proponente della legge, Pippo Gianni, ha presentato giorni fa una denuncia-querela alla Procura della Repubblica. Il direttore generale dell’ASP di Siracusa, Brugaletta, il 30 giugno, in occasione della conferenza-stampa sul recupero del barcone naufragato l’anno scorso  a Lampedusa, s’è preso la sua porzione di allori, essendo stato l’ultimo  di ben otto relatori, che hanno magnificato l’eccezionale impresa umanitaria. Impresa che, però, riguarda i morti, impresa  per cui finora sono stati previsti 9,5 milioni  di euro (destinati, però, a lievitare), mentre per i vivi, a quanto pare, non si pensa nella maniera dovuta, pensando, soprattutto, ai tanti quattrini che lo Stato e la Regione ricavano dal porto di Augusta in fatto di imposte e esazioni varie. Don Palmiro Prisutto da tre anni, ormai, richiama le massime autorità dello Stato a preoccuparsi della grave situazione di Augusta e dintorni, ma  viene considerato da taluni un donchisciotte, da altri un rompiscatole, osteggiato apertamente da gruppi ben definiti e individuati. Quando Matteo Renzi fu eletto presidente del consiglio, si recò a Siracusa dal suo amico e sodale Garozzo, sindaco del capoluogo, a farsi omaggiare da una scolaresca di  bambini che intonava le filastrocche. Se invece di destinare quasi dieci milioni di euro per seppellire i migranti morti, che potevano restare a mare, come i tanti marinai italiani, morti in guerra, (tanto, amministrativamente, esiste la dichiarazione di morte presunta), avesse destinato quei  soldi per bonificare l’area e potenziare il Muscatello, sarebbe stato ringraziato dai cittadini consapevoli di Augusta-Priolo-Melilli, non da un coro di bambini incoscienti.  Trent’anni fa c’era un pretore, Antonino Condorelli, che processò i responsabili delle industrie inquinanti.  Ora c’è il  procuratore Giordano. Agirà  come Condorelli?

Giorgio Càsole

AUGUSTA, GIORNATA DELL’ORGOGLIO NAZIONALE – di Giorgio Càsole

Affollata conferenza-stampa per presentare la fase finale del recupero del barcone di migranti affondato il 18 aprile 2015 al largo di Lampedusa

comprensoriol'amm. Covino il 30 giugno 2016AUGUSTA. Fu una tragedia immane, ora un’impresa immane, il 18 aprile 2015 un barcone pieno di migranti, forse 700, si capovolse al largo di Lampedusa, trascinando a circa quattrocento metri di profondità, uomini donne e bambini. Solo 28 furono i superstiti, salvati dalle navi della Marina Militare italiana il cui personale, da quasi tre anni, affronta con professionalità l’inarrestabile flusso dei migranti, in ossequio al codice legale ed etico che impone di salvare le vite umane in mare, quante più è possibile. Di fronte a quella tragedia sconvolgente consumata sotto gli occhi dei soccorritori e mostrata a tutto il mondo, il governo italiano assunse la ferma decisione di recuperare dal fondo marino quel barcone non solo per dare una questione umanitaria, per dare una degna sepoltura ai morti, ma per venire incontro al diritto dei vivi, cioè dei parenti degli scomparsi che hanno anche esigenze amministrative sulla morte certa e certificata degli scomparsi. Un anno fa, di questi tempi, fu dato avvio a quest’iniziativa suddivisa in 4 fasi, di cui l’ultima è stata presentata, nella tarda mattinata di giovedì 30 una tecnologia complessa, che giugno, ai rappresentanti dei media nazionali e esteri, a un’affollatissima conferenza-stampa tenuta in una sala, nei pressi del cosiddetto pontile NATO, di quel comprensorio della Marina Militare, di pertinenza di Marisicilia presidiato, armi alla mano, dove è già stato approntato un campo per accogliere il barcone recuperato con tutto il carico dei morti, di cui ancora non si conosce l’ammontare preciso. Il barcone è arrivato dalle acque di Lampedusa nella baia di Augusta, proprio mentre si svolgeva la conferenza-rimessa morti naufragiostampa, intorno a mezzogiorno. Alla conferenza ha partecipato un gran numero di relatori, presentati dal padrone di casa, il contrammiraglio Nicola De Felice, comandante di Marisicilia. Il primo a intervenire è stato il prefetto di Siracusa, Armando Gradone che, per primo, ha sottolineato l’eccezionalità dell’iniziativa “che fa onore a tutta l’Italia e al presidente Renzi che, già dall’inizio, aveva assicurato dignità alle vittime”. Gradone ha messo in risalto la cooperazione di enti pubblici, quali la M.M. in primo luogo, i Vigili del fuoco, Il Ministero dell’Istruzione, le Università e enti privati, accomunati dall’obiettivo di ridare questa dignità ai morti. E’ stata approntata una tecnologia complessa, ma tutta italiana, come italiano è stato ed è tutto il personale coinvolto in un’operazione resa difficile dalle condizioni avverse del mare, rese più difficili dai venti, come ha precisato il contrammiraglio Pezzuti, comandante di quelle forze della Marina che hanno strettamente collaborato con l’Impresub, l’azienda di Trento, quindi italiana, specializzata internazionalmente nel recupero di relitti. Le difficili condizioni non hanno, però, mai messo a rischio la vita dei militari, come ha rassicurato lo stesso contrammiraglio a una mia domanda, perché “I nostri sono esperti, con anni di esperienze alle spalle”, esperti come i tecnici dell’Impresub che hanno all’attivo esperienze come quelle ferivate dal traghetto Moby Prince e della Concordia. A rappresentare l’Impresub, l’ing. Ibba, il quale ha illustrato con un’animazione la procedura dell’aggancio, dell’imbragatura e del sollevamento del barcone con il suo carico di corpi macerati dal mare. L’azione di sollevamento, a causa del carico e della fragilità della struttura di legno, resa più fragile dall’azione erosiva del mare, è avvenuta con giustificata lentezza: il barcone è salito in superficie dopo ben venti ore. Anche l’ing. Ibba ha messo in risalto il valore della tecnologia italiana – mai era stata fatta riemergere un’imbarcazione da 4oo mt di profondità – e ha esaltato anche il valore della collaborazione con la M. M: in una “sinergia unica”. Anche il contrammiraglio Covino, capo dell’ufficio legale, ha messo in rilievo il ruolo della Marina Militare in quest’iniziativa per ora eccezionale e ha tracciato, seppure per grosse linee, il bilancio dei costi: in tutto 9,5 milioni di euro ma, anche se il contrammiraglio non l’ha detto, quasi certamente questi costi lieviteranno. Come abbiamo riferito in un nostro precedente servizio, secondo una nostra fonte attendibile, per quest’impresa il governo ha stanziato preventivamente 22 milioni di euro. Basti pensare che il barcone con il carico sarà trasportato dentro un grande capannone opportunamente refrigerato e le salme saranno trasportate all’interno di una tenda per gli esami autoptici, per stabilire l’identità dei morti, anche attraverso il DNA ricavato dai denti e con l’apporto dei dati forniti dai tanti parenti che dal Senegal e dal Mali hanno già espresso il loro desiderio di avere notizie. Lo hanno fatto attraverso comunicazioni fornite alle organizzazioni governative dei loro paesi che hanno preso contatti con l’Alto Commissariato italiano per le persone scomparse. Ne ha fatto cenno la professoressa Cristina Cattanei, anatomo-patologa dell’Università di Milano, la quale ha riferito della collaborazione delle tre università isolane di Catania, Palermo e Messina, e di altri dieci università italiane che hanno subito raccolto l’invito. Anche i comuni siciliani, sollecitati dai nove prefetti della Sicilia, hanno accolto l’invito di far seppellire i corpi dei naufragati, una volta stabilità l’identità o almeno la provenienza. Il prefetto Gradone a chi scrive ha detto che 58 salme saranno inumate nei comuni della provincia di Siracusa e sicuramente lo faranno nel rispetto sacrale che un ufficio del genere comporta, come ha visto egli stesso a Rosolini dove altri corpi di emigranti, pur essendo di persone sconosciute e lontane, pur essendo poveri resti, hanno ricevuto gli stessi onori tributati ai corpi di persone note e vicine. I corpi dei naufragati saranno trasportati dal barcone nella grande rimessa refrigerata dai vigili del fuoco, cui saranno assicurate tutte le tutele per la protezione, come per ogni precauzione tutto il comprensorio è stato diviso in 3 zone: zona rossa, zona arancione, zona gialla, tutte mostrate a molti giornalisti e fotografi presenti che hanno visitato pure la grande rimessa mortuaria, guidati in prima persona dal contrammiraglio De Felice, il quale ha annunciato un’altra conferenza-stampa a conclusione di questa sinergica e tecnologica impresa umanitaria italiana.

Giorgio Càsole

Nella foto, Giorgio Càsole a colloquio con l’amm. Covino nei locali adibiti a rimessa mortuaria 

CONFERENZA STAMPA SUL RECUPERO DEL PESCHERECCIO INABISSATOSI IL 18 APRILE 2015

filesAUGUSTA – Il 27 giugno 2016 è stato agganciato, a 370 metri di profondità, il relitto del peschereccio inabissatosi il 18 aprile 2015,  sollevato dal fondale marino verso la superficie attraverso il modulo di recupero installato a bordo della nave Ievoli Ivory. In particolare, sulla nave San Giorgio della Marina Militare, che sta fornendo la protezione a tutto il dispositivo navale, è imbarcata oltre al personale del Gruppo Operativo Subacquei della Marina, una squadra di Vigili del Fuoco che ha il compito di effettuare i primi rilievi sul relitto e anticipare le informazioni utili alle squadre pronte a terra. Il relitto, trasportato nella rada di Augusta dalla nave Ievoli Ivory, sarà collocato all’interno di una tensostruttura refrigerata,  lunga 30 metri, larga 20 e alta 10. Inizieranno, quindi, le operazioni di recupero delle salme dal relitto da parte del personale del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco e successivamente dal personale del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana. Alle ore 11.00 di oggi, verranno presentati i risultati dell’intera operazione in mare durante una conferenza stampa indetta dal Ministero della Difesa, allestita presso il “Pontile Marina Militare di Melilli” (SR) del Comando Marittimo Sicilia. I corpi saranno esaminati da esperti sanitari di varie università coordinati dalla dott.ssa Cattaneo del  Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense (Labanof), attiva nel dipartimento di Morfologia Umana e Scienze Biomediche di Medicina legale dell’Università di Milano, allo scopo di acquisire informazioni utili a creare un network a livello europeo che permetta di risalire all’identità dei corpi attraverso l’incrocio dei dati. L’attività disposta dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri è resa possibile grazie alla sinergia tra Ministero della Difesa, Ministero dell’Interno, Ministero della Salute, Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca, Commissario Straordinario per le persone scomparse, Prefettura di Siracusa e Procura della Repubblica di Catania e vede il coinvolgimento a terra di circa 150 persone al giorno tra cui personale della Marina Militare, dei Vigili del Fuoco, del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana, dell’Ufficio di Sanità Marittima, Area e di Frontiera (USMAF), dell’Azienda Sanitaria Provinciale (ASP), Agenzia della Dogana, oltre alle Autorità ed Enti Locali insistenti sul territorio. Il modulo di recupero è stato progettato e realizzato dalla Società “I.D.MC. Impresub – Diving and Marine Contractor S.r.l.” di Trento.

Giornata del personale civile dell’Amministrazione Difesa. Il Comandante Marittimo Sicilia consegna le benemerenze di servizio

civili difesaAUGUSTA – Stamani, 28 giugno, alle ore 9 è stata celebrata la “Giornata del Personale Civile dell’Amministrazione Difesa”, presso i giardini Belvedere del comprensorio Terravecchia, alla presenza del Comandante Marittimo Sicilia, contrammiraglio Nicola de Felice, nonché delle  locali Autorità civili e militari. Durante la cerimonia è stata data lettura del messaggio augurale del Ministro della Difesa e sono state consegnate le onorificenze – medaglie e diplomi – ai dipendenti civili dell’Amministrazione Difesa che hanno raggiunto con orgoglio il traguardo dei 20, 30 e 40 anni di effettivo servizio.