L’IPOCRITA … E LA CICALA – di Francesco Migneco

downloadNon è il profilo biografico di un uomo comune, ma di un protagonista vero e proprio, un essere umano, immerso in un continuo groviglio di contorti pensieri e di “strammature” imprevedibili. Il tempo, i costumi, le usanze, le abitudini cambiano e seguono il corso del mutare, del divenire della società, ma l’ipocrita, cioè il nostro protagonista, resta sempre lo stesso. Uomo dall’anima grigia, un idiota incurabile, che svolge la sua giornata a tessere un brogliaccio d’intrighi, falsi sorrisi, ammiccamenti vili e deragliati. Non si stenta a riconoscerlo, per quella maniacale prontezza a tendere la sua rete di ipocrisie, con rapido passaggio ad inventate prospettive. Tirchio, tirato, spacca persino il centesimo come un mercante ebreo. Ogni sua azione merita la più ampia disistima, in quanto egoista, frivolo ed inattendibile, disinvoltamente bugiardo ed apertamente invidioso. È convinto di saper parlare, invece si esprime in un italiano ingessato e disarticolato, camuffato da sbavata dialettica, mista a spruzzi di saliva. Più lo guardi e più scopri l’espressione mutante, caratteristica dell’ipocrita che va dalla bieca adulazione ai falsi infingimenti, tanto da convincersi della certezza che qualcosa di strano e di perverso sia radicato nel suo meccanismo biologico. Sempre pronto a strisciare col culo per terra di fronte a chiunque, pur di ottenere, soddisfare la propria ambizione, disgustosa e intollerabile. Purtroppo vive ed agisce nella comunità e malgrado ci tenti non lo puoi evitare, per una ragione o per l’altra, e te lo vedi davanti come un merlo nero e vanitoso che sbatte le ali, solo per alzare polvere (“fari pruvulazzu”) e pestare acqua sporca nel mortaio, spesso ambiguo e profanatore. Ti si accosta mellifluo, con quel sorriso da imbecille e lo sopporti per pura cortesia, anzi forzata cortesia, e freni l’impazienza a scrollartelo di dosso, come chi vuole liberarsi di fastidiose zecche. Predilige al piacere dei sensi, un irrefrenabile appetito con cui aggredisce sfogliate, incartocciate e corposi panini imbottiti, dimostrando di possedere uno stomaco capace di digerire pezzi di copertone. Ma il quadrante della vita segna le ore, i minuti per tutti ed anche per l’ipocrita il quale continuava a mescere le sue false adulazioni, sempre più, come un capitone attempato. Beh, fortunatamente tanti sono quelli che rispettano di vivere nell’onore e nella correttezza e soprattutto con rettitudine, per cui non è peregrina accostare un’antica massima di un filosofo greco, in cui l’ipocrita è come il raglio dell’asino che si perde vacuamente nel vuoto, mentre si ascolta, si pensa e si riflette al frinire della cicala, simbolo di saggezza e lealtà.-

     Francesco Migneco

L’IPOCRITA … E LA CICALA – di Francesco Mignecoultima modifica: 2016-06-13T16:00:56+02:00da leodar1
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