AUGUSTA, IL CATANESE ALBERTO COZZO NON E’ PIU’ COMMISSARIO DELL’AUTORITA’ PORTUALE. LA SUA STORIA, INTRECCIATA CON L’ALLEGRA BRIGATA DI “GEMELLOPOLI” – di Giorgio Càsole

Cozzo (a sin.) intervistato da Giorgio Càsole)AUGUSTA. Alberto Cozzo (a sinistra nella foto, durante un’intervista) non è più il commissario dell’Autorità portuale di Augusta. Il suo contratto di 6 mesi  è scaduto. Non è verosimile che abbia una terza proroga, soprattutto dopo le parole del ministro Delrio non encomiabili nei suoi confronti, apprese in séguito all’affare  che potremmo chiamare Gemellopoli, dal  cognome di Gianluca Gemelli, l’ex compagno dell’ex ministra Federica Guidi, imprenditore augustano, stretto sodale di Ivan Lo Bello e di altri potenti locali e nazionali, tanto d’aver costituito con alcuni di loro una  “brigata” (la definizione è sua), per lucrare sul petrolio estratto dalla lucana Tempa Rossa, destinato a un deposito costiero in area augustana, l’area dove insiste il polo petrolchimico più “importante” d’Europa, certo il più inquinante.  I componenti della “brigata”, tutti oggi  sotto inchiesta, per vari reati, dalla procura di Potenza sono lo stesso Gianluca Gemelli, Ivanhoe, detto Ivan, Lo Bello, vicepresidente nazionale di Confindustria, Nicola Colicchi, lobbista  del settore energetico, Paolo Quinto,  responsabile della segreteria della senatrice Anna Finocchiaro (PD), siciliana di Modica, ex magistrata, filmata di recente mentre faceva la spesa in un centro commerciale accompagnata da tre uomini di scorta. Dalle intercettazioni telefoniche che via via vengono pubblicate si capisce che i quattro  usavano fra loro affettuosi vezzeggiativi quali “Ivanuccio”, “Gianluchino”, scherzavano, ridevano, irridevano ai loro avversari, come nei confronti dell’ammiraglio  Camerini, comandante di Marisicilia, chiamato spregiativamente  il “marinaretto di Augusta” dallo stesso Gemelli.

L’allegra brigata

 Insomma, una vera e propria “Allegra brigata” per ricordare la definizione usata  da  Giovanni Boccaccio  nel “Decameron”, riferita ai dieci giovani scappati da Firenze per sfuggire alla peste. L’allegra brigata di Gemellopoli  aveva  come obiettivo la concessione di un pontile consortile nell’ area  augustana di Punta Cugno per realizzare il citato deposito costiero di prodotti petroliferi. Per ottenere questo  era necessario agire, anche attraverso incontri  conviviali,  su due fronti: uno locale e uno nazionale, per rimuovere gli ostacoli. Uno di questi era rappresentato da Roberto Camerini, contro cui Gemelli aveva anche ragioni personali di basso profilo: non   aveva invitato  il padre di Gianluca, ex ufficiale, a una  delle tante manifestazioni della Marina, ma, soprattutto, perché si era comportato “da stronzo” verso Federica  Guidi,   in un’occasione quando, da ministra, la Guidi veniva , in forma privatissima , ad Augusta per stare nella villa di Gianluca. Secondo Gemelli, Camerini favoriva una ditta avversaria a lui e alla brigata , quindi doveva andare “fuori dalle balle”.

Camerini e De Giorgi

Come fare? Semplice. Si applica la prassi degli antichi romani, quella del “promoveatur ut amoveatur”, cioè sia promosso perché sia rimosso.  Come si può attuare? Al vertice dello Stato Maggiore della Marina Militare c’è Giuseppe De Giorgi,  che lotta da sempre perché la Marina Militare sia rafforzata e potenziata: De Giorgi è  un decisionista, realista, non disdegna il bel vivere e sul suo cammino, probabilmente, ha fatto torto a qualcuno. Non fa torto ai desiderata di Gemelli & C.  Roberto Camerini, contrammiraglio a Marisicilia, viene  nominato  comandante del Comando Nord di stanza a La Spezia, e promosso al grado di ammiraglio di divisione. Secondo i magistrati di Potenza sarebbe stato un abuso compiuto dall’ammiraglio De Giorgi, il quale, interrogato dai cronisti dopo essere stato ascoltato dai magistrati,  ha confutato del tutto: “La promozione di Camerini era stata decisa già un anno prima, gli spettava la seconda stelletta e non poteva rimanere lì. Avrebbe avuto un ingente danno economico se non fosse stato trasferito a La Spezia. E avrebbe anche potuto fare ricorso”.  Per quanto riguarda il pontile agognato da Gemelli, De Giorgi ha risposto: “Non esistono atti che attestino passaggi di autorizzazioni, o concessioni tra la Marina e il porto di Augusta per quel pontile. Quindi non capisco in che modo avrei potuto commettere un abuso d’ufficio. Per non parlare della flotta: un progetto che io ho caldeggiato perché come alto ufficiale ho piacere che la Marina raggiunga sempre il meglio. Ma vi pare che in un piano di oltre 5 miliardi, per cui hanno discusso vari dicasteri ministeriali, commissioni parlamentari, con tutta una serie di passaggi elaborati, possibile che Gemelli avesse tutto questo potere?”. Ai cronisti De Giorgi ha espresso il suo disappunto per il dossier anonimo, diffuso immediatamente a ridosso della sua chiamata in causa dai magistrati potentini, e ha espresso il suo rammarico  giacché queste accuse non fanno bene all’immagine della Marina Militare e dell’Italia, spiegando le ragioni per cui questo dossier è stato realizzato e diffuso e per il quale ha presentato una querela: “Evidentemente c’è qualcuno, c’è qualche corvo a cui do molto fastidio. Questa orchestrazione fa male a ogni essere umano, e c’era stato già un tentativo portato avanti quattro anni fa: quando si cerca di infangare una persona, si fa per disabilitarla, per togliere l’efficacia della sua azione distruggendone la reputazione, in modo tale che le sue azioni di comando siano inertizzate, svilite: non è una novità, lo fa sempre la malavita. Tutti i controlli fatti negli anni – ha concluso l’ammiraglio – hanno però sempre dimostrato che erano tutte cose infondate.  Tutto falso. Siamo seri. Provate a immaginare anche solo alla difficoltà di sistemare un cavallo su una nave. La verità è che avevo sfilato a cavallo, su invito della polizia di New York, per le strade di Little Italy e il Bronx. Quanto ai festini sulle navi della Marina, non ce ne sono mai stati. Solo occasioni di convivialità, come per esempio la festa in maschera superato l’Equatore, con tanto di karaoke, o barbecue. Ma niente di più. E poi, altro che lusso, noccioline e champagne. Da nessuna parte troverete un circolare con un mio ordine in tal senso. Quanto agli interventi sugli spazi interni di alcune navi non erano finalizzati a inseguire il lusso, ma per razionalizzarli e renderli più efficienti. L’immagine della Marina è quella che il popolo italiano ha imparato a conoscere con i fatti, e la Marina stessa conosce il sottoscritto da 45 anni”.

I corvi.

In Italia, è vero, i corvi svolazzano spesso. Indimenticabile il corvo di Palermo,  per cui fu a lungo sospettato il magistrato Alberto Di Pisa.  I corvi fanno circolare scritti anonimi non tanto per amore di verità o per sete  di giustizia, ma più spesso per  volontà di rivalsa o  per spirito di vendetta, in genere per gettare discredito o, peggio, fango  su qualcuno. Il difensore di De Giorgi ha chiesto alla procura di Potenza l’archiviazione per il proprio assistito. De Giorgi non si dimette per non dare soddisfazione ai corvi. Non si dimette neppure Alberto Cozzo, dalla faccia di ragazzino alla Henry Potter, nonostante i suoi 41 anni.  Alberto Cozzo ha messo su il grugno da duro, nonostante sia stato assistito, lui avvocato, da un altro avvocato, mentre rispondeva alle domande  in un’intervista al quotidiano “La Sicilia”. Se Camerini era persona sgradita all’allegra brigata, graditissimo, invece, Alberto Cozzo.

Cozzo, chiamato  “Albertone”

Non c’è ormai alcun dubbio che la riconferma  a Cozzo nell’ambìto e remuneratissimo  incarico di commissario dell’Autorità portuale augustana sia stata propiziata da quell’Ivan Lo Bello, che,  come Gemelli, aveva rapporti confidenziali con Cozzo, come testimoniano alcuni sms intercettati dagli inquirenti. Cozzo non era certo della sua riconferma, anche perché   i collaboratori del ministro Delrio  avevano pensato di far nominare  quale commissario il comandante in seconda della Capitaneria di Palermo, Raffaele Macauda,  conoscitore del porto di Augusta per aver comandato la capitaneria per diversi anni fino alla scorsa estate. Era talmente preoccupato il duro Cozzo dalla faccia di ragazzino che in un messaggio  scambiato con Gemelli manda a quel paese (ma l’espressione è più dura) il ministro Delrio. Del resto, quale stupore? Cozzo è lo stesso che  si vanta senza esitazioni  d’aver partecipato a una cena a base di “ ricci con rutto libero”. E la cena non s’era svolta in una casa privata.  Grazie ai buoni uffici di Lo Bello, dunque, la riconferma avviene e Gemelli esulta chiamandolo “Albertone” e aggiungendo: “… mi dicono che hai fatto faville”. Eppure su Cozzo come commissario dell’Autorità portuale c’è chi avanza forti perplessità, come Enzo Parsi, di Legambiente,  per il quale Cozzo “non dovrebbe ricoprire quell’incarico”,  giacché “da avvocato difende diverse aziende  con interessi nel porto”. Conflitto d’interessi? Vedremo. Certo è che, oltre alla procura di Potenza, anche la procura di Siracusa ha avviato  un’indagine. Certo che è duro abbandonare un incarico così ben pagato, che permette di gestire un “tesoretto di 12o milioni di euro” che fa dell’Autorità portuale di Augusta una delle più ricche d’Italia. I giudizi di Delrio sulla gestione Cozzo non sono stati sempre lusinghieri: Uno ha fatto il giro dei giornali, grazie alle intercettazioni: “Cozzo non è un fulmine di guerra” . Però  fu stato riconfermato. Poiché il suo incarico era vicino alla scadenza, avrebbe fatto  una bella figura se si  fosse dimesso.  Ma  Albertone ha continuato a  a fare il duro.  “Sapevo che Gemelli era interessato a quel pontile, ma non ho mai firmato un atto che favorisse o penalizzasse i suoi concorrenti, né c’è mai stata una richiesta di concessione da parte della società di cui Gemelli sarebbe socio occulto”. In tutta questa vicenda, l’unica a uscirne bene politicamente è stata Federica Guidi, dimessasi immediatamente dopo le prime pubblicazioni delle intercettazioni telefoniche. Ciò che, invece, non ha fatto la sua collega Maria Elena Boschi, figlia del banchiera della fallita banca Etruria, salvatosi prima del fallimento della banca.  Cozzo, pochi giorni prima della scadenza del mandato è stato interrogato dalla Procura di Potenza.  Il duro Cozzo s’è scalfito contro l’iceberg Gemellopoli tanto da naufragare? Chissà?  Certo farà ancora onore al suo cognome. E’ un Cozzo duro.

Giorgio  Casole   

AUGUSTA, IL CATANESE ALBERTO COZZO NON E’ PIU’ COMMISSARIO DELL’AUTORITA’ PORTUALE. LA SUA STORIA, INTRECCIATA CON L’ALLEGRA BRIGATA DI “GEMELLOPOLI” – di Giorgio Càsoleultima modifica: 2016-05-16T11:14:26+02:00da leodar1
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