DON PRISUTTO COME LE MADRI DELLA PLAZA DE MAYO
AUGUSTA. La visita, svoltasi con grande risonanza a Noto del presidente della Repubblica, il siciliano Sergio Mattarella, ha messo di malumore l’indomito don Palmiro, noto alle cronache nazionali come il prete dei morti per cancro. Come si ricorderà, Prisutto ha invitato ripetutamente il capo dello Stato a presenziare alla messa da lui officiata il 28 di ogni mese per due anni per ricordare i morti per cancro, oltre settecento finora. Ha invitato Napolitano prima, Mattarella dopo. Nessuno dei due s’è mai visto. Mattarella, invece, è andato a Noto, a pochi passi da qui, per ammirare la ricostruita cattedrale di Noto, con molti giornalisti al sèguito. Ciò che ha sempre auspicato Prisutto: far conoscere a tutt’Italia la situazione di Augusta, anche se c’è riuscito ugualmente, facendosi intervistare da tv nazionali come RAITRE, LA7, ecc.. Qualche cronista ha pure attribuito il crollo della cattedrale al terremoto del 1990, provocando una reazione critica dello stesso Prisutto che ci ha inviato questa nota: ”Attribuire il crollo del duomo di Noto al terremoto del 1990 è un falso. Avvenne sei anni dopo. Vero che il restauro è stato finanziato con i fondi del terremoto del 1990. Ad Augusta “vero” epicentro del sisma del 1990 sono ancora chiusi l’ingresso monumentale del cimitero e la stessa chiesa del cimitero, benché siano passati “solo 26 anni”. La visita di Mattarella riapre un ferita. Ancora una volta, un capo dello Stato si dimentica di noi. Da anni lanciammo appelli chiedendo alle istituzioni di voltarsi a guardare quanto succede nel nostro territorio dove di industria si muore.” Facciamo osservare a don Palmiro che la visita a Noto di Mattarella è stata burocraticamente classificata come “privata”.
Risposta: “Un personaggio pubblico non fa visite private se non in forma privata e “ammucciuni”.Si potrebbe oggi distinguere tra il signor Palmiro Prisutto o padre Prisutto? Mi poteva incontrare in privato”. Come si può constatare don Palmiro è sempre vigile e battagliero. Don Palmiro deve aver promesso al vescovo Pappalardo di non celebrare mes sa all’interno della chiesa per ricordare i morti per cancro. Ha deciso, allora, di attuare un’altra manifestazione del ricordo. Farà, e con lui molti fedeli ,come le madri di Plaza de mayo a Buenos Aires in Argentina. Il 28 di aprile, in Piazza Duomo, verosimilmente dopo la messa vespertina, farà stendere o sventolare sulla piazza i fazzoletti bianchi, come le madri dei desaparecidos argentini indossarono sul capo quei fazzoletti bianchi, che ricordavano i pannolini dei bimbi neonati, percorrendo tutte insieme per mezz’ora, la Plaza de mayo, appunto, protestando in quel modo contro i responsabili della sparizione dei propri figli durante la dittatura in Argentina fra il 1976 e il 1983.
G. C.