IL VENTO POTENTINO CHE SOFFIA SU AUGUSTA: ALBERTO COZZO E I SUOI GEMELLI – di Giorgio Càsole

CozzoAUGUSTA. Il vento giudiziario proveniente da Potenza ha toccato Augusta. E’  arrivato alla procura di Siracusa,  dove sono stati aperti fascicoli, per  competenza territoriale,  al fine di indagare su personaggi assolutamente sconosciuti all’opinione pubblica fino al 31 marzo scorso, quale l’augustano Gianluca Gemelli,  diventato famoso o famigerato (dipende dai punti di vista) dal giorno in cui, il 31 marzo appunto, Federica Guidi, ministra del governo Renzi per lo sviluppo economico, presentò le dimissioni dall’incarico ministeriale in seguito alla pubblicazione delle intercettazioni telefoniche decise dalla  procura potentina, fra lei (45enne) e il suo allora consorte, Gianluca Gemelli (41enne), da cui ha avuto una figlia.  Mentre fino a qualche tempo fa, la Guidi  non poteva fare altro che definire Gemelli quale marito, oggi, divenuta ex ministra e parte  offesa nel procedimento giudiziario incardinato a Potenza, definisce Gianluca semplicemente come “padre di mia figlia”. La Guidi, figlia di un imprenditore di  caratura nazionale (vicepresidente di Confindustria per tre volte consecutive), imprenditrice lei stessa, appare come una donna frustrata dalle continue e pressanti richieste di favori da parte di Gemelli, conosciuto ad Augusta solo in ambienti molto ristretti, gli stessi frequentati fino alla pasquetta scorsa dalla ministra Guidi, pur sentendosi bistrattata da Gemelli: “Mi fai sentire come una sguattera del Guatemala”, è l’accusa  che la Guidi lancia al compagno durante una telefonata intercettata e fatta ascoltare  a tutt’Italia durante il programma televisivo “Agorà”, trasmesso  da RAITRE, nella mattina di martedì 12 aprile. Ancor prima di diventare ministra, la Guidi rimproverava a Gemelli di chiedere continuamente  aiuti per la sua azienda, la “Industrial Tecnical Services” localizzata ad Augusta, un’azienda di servizi , messa su da Gemelli sulla falsariga di quella del suocero, Giuliano Ricciardi, oggi scomparso, grazie al quale era riuscito a trovare non solo  un’occupazione , ma anche  forti entrature  nell’àmbito siracusano di Confindustria, stringendo stretti rapporti  con  Ivan Lo bello, il quale ora pubblicamente lamenta d’essere stato deluso dall’amico. Le intercettazioni, di cui vi proponiamo uno stralcio, rivelano il rapporto fra Guidi e Gemelli: lei stanca delle continue richieste di favori, lui, noncurante,  continua a chiederescorsa. Guidi: «Le cose che ho fatto per te non sono mai sufficienti. Pensi sia un tuo diritto anche se mi devo schiantare su un muro? Le cose che ho fatto per te non sono mai sufficienti, valgo meno di zero». Gemelli:  «Presentami l’amministratore delegato  di Shell, di Total, di Tamoil, fammi ‘sta cortesia. Visto che lo fai con gli altri .Va buono, gioia, questa mi serve, per favore…» Guidi: «Se non dovevamo andare da quelle persone potevamo andare in barca». Gemelli: «Va buono, gioia,  questa mi serve, per favore...». Figlio di un ufficiale della M.M., Gemelli era sconosciuto persino ad Augusta dov’è nato e vissuto. Da giovane, sostanzialmente, era un frequentatore abituale del circolo ufficiali, soprattutto dello stabilimento balneare in dotazione alla Marina in una delle zone più belle e più esclusive della costa augustana, Punta Izzo.

All’ombra delle due donne più importanti della sua vita, Valentina Ricciardi, moglie, e Federica Guidi, compagna, la scalata al successo imprenditoriale. Se non fosse stato per le intercettazioni, probabilmente ci sarebbe riuscito, visto che di recente  era stato nominato addirittura commissario di Confindustria siracusana.

In precedenza, grazie ai suoi rapporti  con   persone di potere in loco come il citato Lo Bello, il lentinese Francesco Siracusa, già direttore delle risorse umane alla Erg e già presidente provinciale di Confindustria, era stato nominato presidente dei giovani industriali di Siracusa e, grazie a quell’incarico, aveva conosciuto la Guidi. Nell’ambiente della Confindustria l’esplosione dei sensi e la passione dei  sentimenti  sono state il collante del legame fra lui e Federica, legame che gli ha consentito di proseguire la scalata del successo, puntando sempre più in alto. Nella scalata ha incontrato altre persone di potere in campo nazionale e locale, fra cui   il catanese Alberto Cozzo, commissario straordinario dell’Autorità portuale di Augusta. Il curriculum di Alberto Cozzo dà l’impressione di uno che già da ragazzino sapeva quel che voleva. Del compianto Enrico Berlinguer si diceva che aveva studiato da segretario del PCI – partito anch’esso compianto. Di Alberto Cozzo potremmo dire che ha studiato da commissario dell’Autorità portuale  di Augusta, di cui è stato funzionario nel  2006-2007. Giovane rampante, decisionista, sicuro di sé, speranzoso di diventare il presidente della nuova Autorità portuale che ingloba i porti di Augusta e di Catania, è anch’egli al centro della bufera mediatica Gemelli. Il ciclone gli ha fatto perdere la sicumera, tanto che s’è fatto assistere da un suo collega avvocato, per rilasciare un’intervista a un quotidiano, intuendo già in cuor suo che è sfumato il sogno della presidenza, anche se egli nega d’essere indagato da “nessuna procura” e nega d’aver reso favori a Gemelli, il quale avrebbe  fatto caldeggiare al ministro Delrio la riconferma di Cozzo quale commissario dell’autorità portuale di Augusta. Stando alle accuse mosse dalla procura di Potenza, il commissario Cozzo era funzionale a un disegno strategico di Gemelli teso ad aver mano libera su un pontile dell’area portuale per lo stoccaggio del petrolio proveniente dalla Tempa rossa lucana, quella stessa da cui hanno preso le mosse i magistrati inquirenti della piccola procura. Il ministro Delrio smentisce le accuse mossegli e oggi esprime giudizi non lusinghieri su Alberto Cozzo,   riconfermato da lui  stesso nel novembre 2015 e, a sua volta, rilancia le accuse rivolgendo una stoccata al sindaco pentastellato Cettina di Pietro, asserendo essere stata proprio la prima cittadina di Augusta a sollecitare la riconferma di Cozzo alla poltrona di commissario straordinario per altri sei mesi. La Di Pietro, piccatissima,  recisamente nega  a spron battuto ogni pressione da parte sua a favore di Cozzo:  “Delrio è con la spalle al muro e cerca di trascinarci nel fango con lui. Ho incontrato una sola volta il ministro, nei suoi uffici, e abbiamo discusso solo del porto ‘core’. Con tutto il rispetto, farebbe bene a stare zitto, il governo di cui Delrio fa parte è al centro di uno scandalo che sta facendo emergere il comitato d’affari che si è insediato a palazzo Chigi. Cozzo l’ha prorogato lui e io non ho mai suggerito nulla. Vi immaginate un ministro del governo Renzi che fa i desiderata di un sindaco 5 stelle? Quanto è credibile questa cosa? Il governo Renzi è nel bel mezzo di uno scandalo enorme e osceno, vorrebbero tirarci dentro, ma noi non siamo come loro, non ci avranno mai.” Ogni addebito è negato anche dal capo di stato maggiore della Marina Militare, ammiraglio di squadra Giuseppe De Giorgi, accusato di abuso d’ufficio dagli inquirenti della procura di Potenza, davanti ai quali sì presenterà oggi, venerdì 15 aprile. De Giorgi sarebbe stato funzionale agl’intenti di Gemelli perché il pontile su cui aveva messo gli occhi l’ex compagno dell’ex ministra è un pontile militare, seppure dato in uso all’ex Sasol. Appena spuntato sui giornali il  nome di  De Giorgi legato a quello  di Gemelli, è stato immediatamente diffuso un ampio dossier sulla  figura di De Giorgi e sulla gestione di  lui quale capo di stato maggiore: da questo dossier anonimo, ma probabilmente elaborato da un alto ufficiale della Marina non avanzato di grado, emerge un ritratto di un De Giorgi che ha distratto, in modo non conforme ai progetti originari,  fior di milioni dei contribuenti, che avrebbe cavalcato su un cavallo bianco a bordo della Vittorio Veneto, che avrebbe usato per fini personali, come fossero tassì, gli elicotteri della Marina  e che  avrebbe fatto salire sulle navi, per festini a bordo, alcune donnine allegre, alla stregua di Berlusconi che ospitava ragazze, presunte o vere maggiorenni, nella villa di Arcore. L’Italia è il Paese degli anonimi. I magistrati, per legge, dovrebbero cestinarli. Spesso, però, gli anonimi contengono informazioni utili  per le indagini giudiziarie e, perciò, sono tenuti in considerazione, anche se questi scritti anonimi contengono falsità, calunnie e alterazioni dei fatti,  frutto del livore di chi ha scritto. Compito dei  magistrati è, dunque, sceverare il grano dal loglio e impedire la diffusione di testi tesi solo a calunniare  la persona contro cui si scrive.  Bisogna, però, riconoscere che, sovente, si ricorre all’anonimato per timore di ritorsioni, per sfiducia nelle gerarchia e anche nella stessa macchina della giustizia. De Giorgi ha dato mandato al proprio difensore di fiducia per tutelare la sua immagine contro l’autore, per ora ignoto, del dossier e, nel contempo, ha ordinato all’ufficio comunicazione della M.M. di diffondere una puntuale autodifesa (pubblicata in altra parte di questo numero). Anche Alfio Fazio, imprenditore nell’area portuale, tirato in ballo con il fratello Carlo in quest’indagine, s’è rivolto all’avvocato di fiducia per respingere le accuse affastellate con altre relative a fatti passati, come quella  sui  conti all’estero pubblicata dal settimanale “L’Espresso”, in cui compaiono, in una lista di cento italiani, i nomi di Alfio e Carlo Fazio, “imprenditori di Siracusa”. E’ visibilmente risentito Alfio Fazio quando gli chiediamo un commento su questa bufera mediatica,  forse più pesante di quella naturale che, nei mesi scorsi, ha procurato ingentissimi danni, di alcuni milioni di euro,  alla società, di cui è rappresentante legale, che sta costruendo il porto turistico Xifonio, un’impresa per cui sono stati investiti quindici milioni di euro di soci privati e per cui  sono occorsi ben quindici anni di attese per ottenere il placet definitivo. “Altro che far parte del ‘quartierino’, io sono parte lesa”, dice contrariato Fazio, “perché noi non abbiamo avuto la concessione di quel famoso pontile”. Con riferimento alle cene con il commissario Cozzo a base di “ricci con rutto libero”, secondo un’intercettazione attribuita allo stesso Cozzo, Fazio ci dice che non era certo una cena privata con il commissario dell’Autorità Portuale, ma  una cena di lavoro, con rappresentanti del mondo portuale, cui era stato invitato necessariamente lo stesso commissario, già conosciuto da Fazio sin dall’epoca in cui Cozzo era funzionario della stessa Autorità e con il quale, addirittura, non correva buon sangue. Fazio ci ha detto che su tutta questa vicenda sta preparando una dichiarazione per la stampa locale e nazionale, che dovrebbe essere diffusa a giorni. A noi ha voluto anticipare il nòcciolo di questa dichiarazione. Per quanto riguarda la posizione propria e del fratello nella lista pubblicata da “L’Espresso”, Fazio ha già inviato ai giornali una nota in cui afferma che la vicenda di Panama riguarda fatti relativi a dieci anni fa, per cui ha già pagato le relative sanzioni. In una delle intercettazioni dei magistrati di Potenza ricorre la frase “la cricca del petrolio”, con riferimento al gruppo di pressione il cui perno era rappresentato da Gianluca Gemelli, tant’è che molti giornali hanno pubblicato nell’occhiello, cioè la riga sopra il titolo, la frase nominale “Scandali: petrolio”, l’oro nero che inquina, ma di cui non possiamo fare a  meno in questi tempi, l’oro nero che non viene estratto ad Augusta, ma qui viene raffinato. E’ stato calcolato che il cinquanta per cento del petrolio per l’Italia è raffinato nel polo Augusta-Priolo-Melilli. I pescecani, però, non stanno solo in mare.

G. C.

IL VENTO POTENTINO CHE SOFFIA SU AUGUSTA: ALBERTO COZZO E I SUOI GEMELLI – di Giorgio Càsoleultima modifica: 2016-04-15T09:18:33+02:00da leodar1
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