Augusta – In quella che viene definita “ cittadella degli studi” per via della concentrazione dei licei siti nella zona, molti studenti e residenti si sono lamentati della eccessiva presenza di cani privi di controllo, che ciondolano qua e là, senza meta e senza timore. Il fenomeno del randagismo comporta una serie di rischi: ai problemi di sicurezza, legati al fatto che si tratta di animali non curati ( malattie come la rabbia provoca istinti particolarmente aggressivi sugli animali ), si aggiungono quelli relativi all’igiene pubblica. Basti considerare che gli animali abbandonati a se stessi oltre a vivere in ambienti laidi e malsani, si nutrono di cibo avariato, recuperato per lo più dai sacchetti di spazzatura. Ad Augusta, nel 2010, sono stati i cittadini a mobilitarsi costituendo l’Associazione “ La casa del randagio”. Organizzazione no profit che funge da centro di prima accoglienza per i cani randagi, quelli hanno perduto il padrone, e quelli che sono stati abbandonati. Difatti, vengono sin da subito, sottoposti alle misure di profilassi routinarie. All’interno della struttura, sita in via Spinelli 39, sono stati realizzati dei box per i cani adulti e delle cucce per il cani di pochi mesi, e una sala per la tolettatura. Iniziativa lodevole di coloro che hanno realizzato questo servizio gratuito per la cittadinanza. La casa del randagio ha aiutato e continua ad aiutare non solo molti animali, ma anche molti padroni, che grazie a essa, hanno potuto recuperare il proprio cucciolo perduto. Al fine di ridurre i danni connessi al problema degli animali randagi, ogni Paese adotta misure di prevenzione attraverso la formulazione di normative atte a determinare il ruolo degli enti locali nella lotta al fenomeno in esame. Ricordiamo che il ruolo fondamentale nella lotta al randagismo, lo rivestono i comuni. Obbligati al rispetto delle regole in “ materia di affezione e prevenzione al randagismo”: materia contenuta nella legge quadro del 1991 secondo cui “ Lo Stato promuove e disciplina la tutela degli animali d’affezione, condanna atti di crudeltà contro di essi, i maltrattamenti e il loro abbandono al fine di favorire la corretta convivenza tra uomo e animale e di tutelare la salute pubblica e l’ambiente ”, la quale stabilisce inoltre che i comuni devono provvedere al risanamento dei canili esistenti all’interno del territori e alla costruzione di rifugi per i cani . I comuni, hanno altresì la possibilità di gestire canili direttamente o attraverso convenzioni con gli animalisti o con altri soggetti privati, e la possibilità, se non il dovere, di istituire un servizio veterinario pubblico.
Cecilia Càsole