AUGUSTA. Nell’istituto comprensivo “Salvatore Todaro”, venerdì 5 giugno, allietata dall’orchestra degli alunni diretti dalla professoressa Josè Tringali, si è svolta una solenne cerimonia, presenti il prefetto Gradone e il comandante di Marisicilia De Felice, per ricordare l’eroico ufficiale cui è intitolata la scuola, nata come terza scuola media, dopo la “Principe di Napoli” e la “Corbino”. Il principe di Napoli era l’erede al trono d’Italia, Orso Mario Corbino fu lo scienziato-ministro, nato e cresciuto ad Augusta, fondatore e primo direttore della famosa scuola di Via Panisperna a Roma. Ma chi era Salvatore Todaro? Né gl’insegnanti né gli alunni, a maggior ragione, lo sanno. Eppure la didattica moderna privilegia un approccio alla conoscenza storica partendo da ciò che più ci è vicino. Abbiamo chiesto al nostro valente collaboratore Ugo Passanisi, appassionato ricercatore storico, di raccontarci la vicenda umana e militare di Salvatore Tòdaro. Eccola: Premessa – Alcuni anni fa, allorché mia nipote Giorgia cominciò a frequentare la scuola media di Via Antonio Gramsci, nell’attesa che terminassero le lezioni per riaccompagnarla a casa mi accadde casualmente di soffermarmi a osservare la grande targa in bronzo posta sulla facciata dell’Istituto che riporta l’iscrizione “Scuola Media Statale Salvatore Todaro – Medaglia d’oro”. Quel nome non mi era ignoto: riportava improvvisamente alla memoria gli anni tristi della guerra e della mia gioventù. Tornavano da quel tempo lontano i suoni e le voci che la radio portava ogni giorno nelle nostre case: “Bollettino di guerra numero xxx. Il Comando Supremo delle Forze Armate comunica: Un nostro sommergibile, al comando del capitano di Vascello Salvatore Todaro, ha attaccato con successo una grossa nave nemica affondandola col cannone …..”. Quando poi, addentrandomi nell’ampio salone d’ingresso dell’istituto mi era capitato di vedere sulla parete frontale un piccolo disegno a carboncino che ritraeva le fattezze di un giovane ufficiale della Règia Marina, con il pizzetto nero e gli occhi profondi, non avevo potuto fare a meno di chiedermi se mai qualche insegnante avesse raccontato alle migliaia di ragazzi che, negli anni, avevano frequentato e riempito quelle aule, la vicenda umana e militare di quell’uomo che, con il suo nome, onorava quell’Istituto. Fatta una piccola indagine, mi resi rapidamente conto che né l’argomento suscitava il minimo interesse per gli studenti (e forse non poteva essere altrimenti, considerando la loro giovanissima età), né mai alcun insegnante aveva sottratto qualche minuto al tempo riservato alle lezioni per illustrare ai suoi studenti la figura di quell’Ufficiale (il che non era altrettanto ovvio). Mi presi allora la briga di preparare una breve monografia, non più di due paginette, e di consegnarla a mia nipote con l’incarico di chiedere a qualcuno dei suoi insegnanti di leggerla in classe. Purtroppo neanche questa mia iniziativa ebbe successo e, come avrei dovuto facilmente prevedere, non se ne fece nulla. Ma, intanto, quella storia mi aveva profondamente coinvolto emotivamente e decisi, perciò, di approfondirla ricorrendo a tutte quelle fonti, articoli di riviste e giornali, libri, ecc. alle quali avessi potuto accedere. E il racconto che segue non è altro che il risultato della mia ricerca. Il Comandante – “Da mesi non faccio che pensare ai miei marinai che sono onorevolmente in fondo al mare. Penso che il mio posto è con loro”. E’ questo il passo di una lettera che il comandante Salvatore Todaro scrisse il 12 dicembre 1942, un giorno prima di morire, a un suo amico salentino che aveva vissuto con lui le incredibili vicende a bordo del sommergibile “Cappellini” di cui parleremo tra breve.
Continua a leggere →