MAMMOGRAFIE, GRILLO O VERONESI? – di Fabrizio Giovanni Vaccaro

aircAUGUSTA. Anche ad Augusta si ricorda il 50° anniversario dell’AIRC, l’associazione per la ricerca sul  cancro, voluta dall’oncologo Umberto Veronesi.  A cinquant’anni dalla nascita dell’AIRC, i tumori rappresentano ancora una grande sfida per la medicina contemporanea. La seconda causa di morte in Italia, dopo le malattie cardiovascolari, pari a 175.000 decessi nel 2011. Ma i motivi di ottimismo ci sono e vanno considerati. Le scoperte degli ultimi vent’anni, infatti, hanno superato in numero le scoperte fatte nell’intera storia dell’umanità. L’impegno della comunità scientifica internazionale è risoluto. Anche se appare lontano il giorno in cui debelleremo il cancro, è sempre più frequente sentir dire che certi tumori sono diventati guaribili. E questo grazie all’intensa attività di ricerca profusa negli ultimi decenni.Per lungo tempo, quella tra medicina e cancro, è stata una partita a scacchi in cui la scienza si trovava innanzi a tattiche sempre nuove e imprevedibili. Oggi, invece, conosciamo in anticipo molte mosse che il cancro può giocare, e in funzione di queste possiamo programmare delle contromosse. In questo senso la cura dei tumori è diventata negli ultimi decenni molto più scientifica e sistematica laddove agli inizi, non conoscendo le caratteristiche molecolari e cellulari dei singoli tumori, le nuove scoperte erano spesso dovute al caso o alle grandi intuizioni di singoli ricercatori.Ma prima di andare avanti occorre chiarire alcuni concetti. La parola tumore, o neoplasia, indica una neoformazione proliferativa in senso generale. Se quest’ultima ha delle caratteristiche di malignità, e quindi di pericolosità, la si può chiamare cancro. Ma con il semplice termine di tumore, neoplasia, o cancro non ci riferiamo a  una precisa malattia. Il tumore in quanto tale, infatti, non esiste. Esistono piuttosto i tumori, anche più di cento differenti, in funzione del tessuto o del tipo cellulare da cui la proliferazione ha avuto origine. Ma nonostante queste enormi differenze, esistono alcuni aspetti comuni a tutti i tipi di cancro. Innanzitutto la nascita.Ogni cellula del nostro corpo può dare origine a un tumore.

E lo fa quando subisce un danno al DNA che non riesce a riparare, e che riprogramma la cellula in funzione di una proliferazione incontrollata e a-finalistica. Questi danni al DNA possono essere spontanei, e quindi senza cause note; oppure ereditati dai genitori, è il caso dei tumori ereditari; oppure provocati da agenti cancerogeni, di varia natura, presenti nell’ambiente. Nelle normali cellule dell’organismo ci sono dei segnali, regolati dai geni oncogeni e anti-oncogeni presenti nel DNA, che impediscono la proliferazione incontrollata. Quando questi segnali vengono alterati, la proliferazione neoplastica può avere inizio. Sempre grazie ad alterazioni genomiche (ovvero dei geni presenti nel DNA) le neo-cellule tumorali acquisiscono anche caratteristiche di immortalità. Le normali cellule del nostro organismo, infatti, possiedono una sorta di orologio biologico grazie al quale, dopo alcune decine di duplicazioni, vanno in contro alla senescenza (l’invecchiamento cellulare), e quindi alla morte. Nelle cellule tumorali la senescenza viene soppiantata dall’immortalità. Un tumore può quindi sopravvivere all’organismo da cui ha avuto origine.La funzione originaria della cellula da cui è nato il tumore, inoltre, viene rapidamente abbandonata. La nuova cellula conserva un solo obiettivo: la riproduzione. E tutto il suo metabolismo energetico viene finalizzato a questo. Appositi fattori di crescita vengono prodotti per favorire l’approvvigionamento energetico del tumore, grazie alla formazione di nuovi vasi sanguigni. E’ la cosiddetta neo-angiogenesi.Il nostro sistema immunitario, di norma in grado di riconoscere ed eliminare tutte le cellule identificate come anomale, infette o tumorali, viene eluso. In molti casi i tumori, infatti, rilasciano dei fattori, cosiddetti immunosoppressori, che o ne inibiscono l’azione localmente, o consentono al tumore di nascondersi. Con il tempo le neoplasie accumulano sempre più alterazioni genomiche (o mutazioni) e, quindi, nuove armi. Tra queste, una delle più temute, la capacità di dare metastasi. Ovvero la capacità, da parte di alcune cellule, di abbandonare il sito da cui il tumore ha avuto origine, e di andare altrove: o per contiguità fisica, o sfruttando strade precostituite, come i vasi sanguigni e i vasi linfatici.Tuttavia, a parte queste peculiarità, le cellule tumorali rimangono molto simili alle nostre cellule normali: uno degli aspetti critici ai fini della cura. Trovare dei farmaci che agiscano in maniera selettiva sulle cellule tumorali, risparmiando le cellule sane dell’organismo, è dunque una delle sfide più importanti per la ricerca. Per limitare gli effetti collaterali delle chemioterapie tradizionali e ottenere, in definitiva, una maggiore efficacia. L’attuale ricerca non trascura, inoltre, una particolare popolazione di cellule neoplastiche, spesso resistente ai farmaci tradizionali e responsabile delle recidive: le cellule staminali tumorali, il cui ruolo è stato definito solo pochi anni fa. Cellule poco differenziate che sarebbero in grado di ridare origine alle neoplasie.Ma, fortunatamente, molti tumori sono anche associati alla presenza nel sangue di particolari sostanze, che prendono il nome di markers, che consentono in molti casi una diagnosi precoce, quando il tumore ha ancora dimensioni ridotte, e magari non ha dato metastasi.E la diagnosi precoce, insieme alla prevenzione e all’approccio terapeutico multidisciplinare, è uno dei cardini della lotta ai tumori. E’ infatti indubbio che un tumore diagnosticato precocemente, quando ancora di piccole dimensioni, è più probabilmente curabile. Molto più complessa è invece la situazione quando il tumore, alla diagnosi, è già in fase avanzata. E’ questo il principio delle campagne di screening, ovvero delle indagini su larga scala per evidenziare condizioni morbose in fase pre-clinica. La mammografia per il tumore alla mammella, forse, ne è l’esempio più noto; e insieme alla ricerca del sangue occulto nelle feci, per il tumore al colon, e al Pap-test, per il tumore della cervice uterina, è uno di quegli esami di screening pagati interamente dal nostro Servizio Sanitario Nazionale. A cinquant’anni dalla nascita dell’AIRC, insomma, noi ci auguriamo che la ricerca proceda spedita come ha fatto finora, e che non venga abbandonata dai governi e dalla coscienza civile.Che rappresentanti del secondo partito nazionale, come Beppe Grillo, avanzino dubbi sulla reale efficacia delle mammografie, per esempio, è un fatto preoccupante, che rischia di far compiere svariati passi indietro nella lotta ai tumori. A tali manifestazioni di ignoranza è importante opporre risposte chiare e risolute, continuando a sostenere la buona ricerca e nobili associazioni come l’AIRC. Facendosi guidare, in Sanità Pubblica, non tanto dagli umori delle masse o dagli interessi di parte, ma dalle evidenze scientifiche e oggettivabili, il cardine della medicina contemporanea.

 Fabrizio Giovanni Vaccaro

MAMMOGRAFIE, GRILLO O VERONESI? – di Fabrizio Giovanni Vaccaroultima modifica: 2015-05-20T09:42:12+02:00da leodar1
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