UN EXCURSUS AVVINCENTE DELLO STORICO AUGUSTANO UGO PASSANISI

DA BISANZIO AI NORMANNI  (I p.)

normanni2AUGUSTA. Nel drammatico momento storico che stiamo attraversando in cui la sanguinaria violenza dell’autoproclamato Stato islamico dettata dall’odio per veri o presunti torti subìti, da antichi rancori, desiderio di vendetta e, soprattutto, dall’integralismo religioso, spaventa e impressiona duramente l’opinione pubblica, si risvegliano ovunque in Europa ataviche paure e forti sentimenti anti-islamici, sentimenti oggi, forse più ancora che in passato, ampiamente condivisi da gran parte della società occidentale. Si aggiungono a questo stato di malcelata ostilità nei confronti del mondo musulmano il disagio e i timori alimentati dalla inarrestabile ondata migratoria proveniente dai Paesi del NordAfrica e del Medio-oriente che ha assunto ormai i caratteri di una vera e propria invasione di massa. In un contesto così conflittuale come quello presente, perciò, potrebbe apparire impopolare, se non inopportuna, la scelta di  un argomento che rivaluta non solo la storia ma anche, e soprattutto, i risvolti positivi della dominazione araba in Sicilia. In realtà non è così, poiché la storia non può tenere in conto le emozioni del momento: la storia è il fedele resoconto degli eventi e delle loro conseguenze così come sono avvenuti nel tempo, e merito e compito dello storico è la capacità di analizzarne gli effetti con la fredda imparzialità dovuta all’epoca storica in cui tali fatti si sono verificati senza lasciarsi fuorviare emotivamente nei propri giudizi da avvenimenti negativi come quelli attuali. Dico questo poiché i quasi tre secoli in cui la Sicilia fu dominata dai Musulmani furono senza alcun dubbio, dopo le inevitabili distruzioni e devastazioni causate dalla guerra di conquista, tra i più felici e positivi della storia della nostra terra, e certamente quelli in cui, come dice Leonardo Sciascia, si forma come in un crogiolo il carattere peculiare della nostra gente, con tutte le sue uniche e irripetibili caratteristiche: quelli in cui gli abitanti della Sicilia che fino a quel momento erano stati sicani, siculi e poi greci, fenici, romani, e greco-bizantini acquistano coscienza della propria identità e divengono finalmente “siciliani”.

Nel corso della sua lunga storia la Sicilia è sempre stata considerata più che un’isola un mondo a sé stante e terra di conquista da parte di tutti i popoli rivieraschi del Mediterraneo. Del resto, anche geologicamente la Sicilia più che all’Europa appartiene all’Africa essendosi distaccata in un’epoca assai remota dal Golfo della Sirte, come risulta evidente anche da una superficiale e distratta osservazione della carta geografica del Mediterraneo. E la sua posizione geografica, al centro delle principali vie marittime di comunicazione del mondo antico, la fertilità del suo territorio ricco di boschi e l’abbondanza di acque l’hanno resa per secoli preda ambìta e contesa tra opposte etnie. Risalendo nella notte dei tempi pare ormai storicamente accertato che i suoi primi abitanti siano stati gli Elìmi, un popolo di probabile provenienza anatolica, forse da Troia dopo la distruzione della città, stanziati nella parte più occidentale dell’Isola; poi i Sicani, di incerta origine, allocati al centro, e infine i Siculi, la cui presenza è testimoniata dalle necropoli di Pantalica, nel territorio di Sortino, e da altri minori insediamenti come quelli di Thapsos, l’odierna Penisola Magnisi, e della valle del Mulinello, nei pressi di Augusta, nella Sicilia orientale. Furono queste le tre principali etnie con le quali vennero a contatto i primi colonizzatori greci che nell’ VIII secolo a.C. giunsero in Sicilia da oriente, e, nel IX secolo a.C., i commercianti fenici di Cartagine, nella parte occidentale dell’Isola, che lentamente soppiantarono le popolazioni autoctone, le assorbirono e si sostituirono a esse. Quando poi queste due grandi potenze del mondo antico, Siracusa e Cartagine, nel loro processo di espansione vennero fatalmente a contatto tra loro, lo scontro per il predominio nell’Isola divenne inevitabile e si concluse, dopo alterne vicende, con la sconfitta di entrambi i contendenti  per  opera dei Romani che, infine, si impadronirono stabilmente della Sicilia. Da quel momento, l’Isola entrò a far parte dapprima dell’Impero Romano e successivamente, nel periodo della decadenza, quando l’Impero di Roma divenuto ormai troppo vasto per poter essere governato in modo unitario venne diviso in due, la Sicilia, dopo aver subìto le invasioni barbariche di visigoti e vandali, ricadde nella sfera di influenza di Bisanzio, come brevemente continuò a chiamarsi l’Impero Romano d’Oriente anche se la sua città Capitale, nell’anno 330 d.C., era stata ribattezzata con il nome di Costantinopoli dall’imperatore Costantino I. Siamo giunti così, con un rapidissimo excursus, alle soglie del IX secolo d.C. quando la Sicilia, ormai confinata ai margini dell’Impero Romano d’Oriente, sfruttata dal sistema latifondista bizantino, impoverita e ridotta alla sola funzione di granaio dell’Impero, era governata per conto di Costantinopoli dal turmarca Eufemio di Messina, cioè dal Comandante dell’esercito e della flotta greco-siciliana. Secondo gli storici più accreditati, Eufemio, nell’anno 827, a motivo delle rapaci vessazioni dei funzionari bizantini che avevano ridotto le popolazioni dell’Isola alla miseria, ma anche per motivi più personali di cui non è qui il caso di parlare, si ribellò a Costantinopoli, proclamò l’indipendenza della Sicilia, si rifugiò in Africa e chiamò in suo aiuto contro Bisanzio gli Arabi che si erano ormai stanziati da tempo in modo stabile sulle coste del Nord Africa e su gran parte della penisola Iberica. Naturalmente,  la storia di questi antichi eventi fu assai più complessa ed intricata di come l’abbiamo presentata, ma poiché non è certamente possibile approfondire nei dettagli un argomento così vasto, non è mio intendimento subissarvi di date e di nomi difficili da ricordare. Intanto occorre dire che gli Arabi, o i Saraceni come venivano chiamati in Occidente, erano in realtà un insieme di diverse etnie: persiani, siriani, mesopotamici, arabi della penisola arabica, egizia, maghrebini e berberi del Nord Africa, tuareg e perfino andalusi della penisola iberica, tutti però fanatizzati e accomunati dalla nuova fede nell’Islam predicata da Maometto. E, del resto, in quel periodo anche la popolazione siciliana era composita, costituita com’era dai discendenti delle popolazioni autoctone mescolati con quelle sopraggiunte in seguito e che abbiamo già ricordato, quali i Fenici, i Greci, i Romani e i Bizantini. I siciliani, o meglio gli abitanti della Sicilia di quel tempo, parlavano in maggioranza in greco ed erano di fede cristiano-ortodossa. Già in precedenza vi erano state in Sicilia numerose incursioni e aggressioni da parte degli arabi che da tempo ormai si erano impadroniti di Malta e di Lampedusa, ma si era trattato più che altro di sanguinose scorrerie a scopo di razzìa e di saccheggio delle città costiere, poiché i tentativi di una vera e propria conquista, che pure c’erano stati, erano in precedenza tutti falliti. Ma quando, come abbiamo visto, il turmarca Eufemio li chiamò in suo aiuto essi videro l’occasione tanto attesa di impadronirsi in modo definitivo dell’Isola, e attrezzarono allo scopo una flotta di circa cento navi sulla quale imbarcarono 10.000 fanti e 700 cavalli. Il 14 giugno dell’anno 827 la spedizione lasciò dunque il porto di Susa, in Tunisia, al comando di un dotto giurista settantenne, Ased Ibn el-Furàt, e, dopo una sosta a Lampedusa per rifornirsi di viveri, attraversato il breve braccio di mare di poco più di cento chilometri, sbarcò a Capo Granitola, nei pressi di Mazara del Vallo, e si impadronì di Lilibeum, da loro subito ribattezzata Marsa Allah, cioè “Porto di Dio”, l’odierna Marsala. Le truppe arabe, sia per la difficoltà dei luoghi che per lo scarso nutrimento e per la tenace resistenza all’invasione opposta dai bizantini in numerose e sanguinose battaglie, non ebbero vita facile e riuscirono a impadronirsi di Palermo solo 4 anni più tardi, nell’831. E ancora successive a quella data furono la conquista araba di Messina, Modica e Ragusa. Enna, da loro chiamata Kasr Janna, cioè Castrogiovanni, nome poi mantenuto da quella città fino ai tempi moderni prima di riacquistare il suo antico nome greco, cadde nelle loro mani dopo un lunghissimo assedio. Particolarmente cruento fu l’assedio, durato dieci mesi, e la successiva conquista di Siracusa, città Capitale della Sicilia greco-bizantina, nell’anno 878.

Ugo Passanisi  

UN EXCURSUS AVVINCENTE DELLO STORICO AUGUSTANO UGO PASSANISIultima modifica: 2015-03-04T14:28:52+01:00da leodar1
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