AUGUSTA. Il 27 gennaio è da quindici anni, per legge, ricordato nelle scuole, e non solo, come “La giornata della memoria”, per ricordare il genocidio degli ebrei, la cosiddetta Shoah, attuata da Hitler e dai suoi fedeli nazisti, come “soluzione finale” derivata dalle leggi razziali di Norimberga. Anche il nostro Giorgio Càsole, docente di lettere al liceo Mègara, ha ricordato la Shoah ai suoi alunni, ma alcuni giorni prima ha voluto ricordare, con un propria poesia, dal titolo “Povero Jan”, il sacrificio della vita compiuto nel gennaio 1969, dal ventenne universitario Jan Palach, che, nella famosa piazza San Venceslao di Praga, si cosparse di benzina e si diede fuoco, per protestare contro l’invasione della sua patria,la Cecoslovacchia, dei carri armati sovietici che, nell’agosto del 1968,soffocarono la cosiddetta Primavera di Praga, cioè il tentativo di dare un volto umano al socialismo reale. Palach, con il suo gesto, volle emulare i bonzi asiatici, quei monaci buddisti che in quel periodo protestavano contro la guerra nel Vietnam, immolandola propria vita. La poesia di Giorgio Càsole è tratta dalla silloge “Vibrazioni”, pubblicata, n el febbraio 1978, dall’editore Leo premio Viareggio-opera prima dello stesso anno.
C. C.
Povero Jan
per noi tutti ha pagato lo scotto
d’una primavera sbocciata in fretta
quasi fosse una colpa godere
il fulgido turgore dei fiori
l’allegro garrire dei passeri
l’alto biondeggiare del grano al sole.
Ogni giorno era un giorno di festa
per noi che, tornati bambini,
dopo il lungo inverno,
agli antichi giochi lieti tornammo
e alle rumorose frotte d’un tempo:
di nuove speranze scese un tepore.
Ma, all’improvviso, ci colse il freddo
in un’amara notturna morsa.
Ci ha lasciati prostrati e sgomenti
il fuoco a cui hai dato vita
col tuo corpo, caro giovane Jan,
e il tuo coraggio ci rode e c’inquieta
ma c’infonde la forza di guardare
le tue fiamme che in alto si levano
verso i confini dei liberi cieli