AUGUSTA – Transitando dall’antica Porta di terra, del Rivellino, in una delle aiuole poste nei dintorni una buca profonda nascosta nel terreno (con ogni probabilità scavata dal mare prima dei lavori di ristrutturazione effettuate recentemente in quell’angolo) mi ha riportato per un attimo alla tragedia di Vermicino, che tanti ricorderanno perché nel 1981 commosse profondamente il nostro Paese. Anche il 41enne Ferdinando Rampi, impiegato comunale, come me in quel momento passeggiava, con un paio di amici, lungo un viottolo sterrato in mezzo alle vigne, in compagnia del figlio maggiore Alfredino, un ragazzino di sei anni in attesa di essere operato al cuore per una malformazione. Nel frattempo in casa, ad attenderli per la cena rimanevano la mamma, la nonna e l’altro figlio di 2 anni, Riccardo. A un tratto però, durante la passeggiata Alfredino veniva preso dalla noia e decideva di tornare a casa per l’ora di cena, dopo aver salutato papà che, attardandosi con gli amici, sarebbe poi rientrato più tardi. Alfredo invece non sarebbe mai più tornato a casa perché nel breve tragitto di ritorno cadeva in una buca profonda 80 metri, scavata in quel terreno da qualche giorno per cercare acqua. Il suo corpo venne recuperato un mese più tardi, dopo inutili e disperati tentativi, in un blocco di fango e ghiaccio. Ora, non potendo a vista misurare la profondità della nostra buca vicino al Rivellino, in considerazione del numero dei passanti e dei ragazzini che transitano a piedi da quelle parti, non sarebbe opportuno verificare ed eventualmente intervenire per evitare quantomeno che anche da noi, ad Augusta, possa succedere una tragedia simile a quella di Vermicino?
Giuseppe Tringali