Finis Terrae – Lampedusa: il dramma dei naufraghi e la difficile speranza
Nell’attesa di ritirare un notevole carico da un’imbarcazione, hanno modo di dialogare e si rivelano infelici, sconfitti dalla vita. Carbieli più utopista, poetico, mantiene una propria morale, Peppe più pragmatico appare deluso da tutto, dai suoi stessi figli, che fanno del possesso delle cose l’unica motivazione per l’esistenza. All’improvviso i protagonisti notano sulla spiaggia un giovane di colore privo di sensi: lo soccorrono e provano a parlargli. Il ragazzo riesce a esprimersi soltanto attraverso il canto, e racconta la dura realtà dell’Africa e il suo sogno di diventare un calciatore di successo e portare la sua sposa in una terra dove ci sia acqua e ci sia pane. Di lì a poco entrerà in scena anche un barcone semidistrutto che libererà un doloroso carico di persone: diversi uomini di colore, extracomunitari, una donna incinta e un negriero senza scrupoli. Da questo momento in poi il palcoscenico diventerà una sinfonia di sconfitti, tormentati, battuti, affamati come in un girone dantesco, che arriva a toccare l’acme nello straordinario racconto ricco di pathos della donna, lacerata negli affetti più profondi, offesa nella dignità, violata, eppure portatrice, nonostante tutto, di vita. «Per lo spettacolo abbiamo pensato a una realtà distopica”– afferma ancora Calenda– “in cui un uomo vale per quanto possiede e non per ciò che è, e dove nella dilagante indifferenza e nella costante insoddisfazione, sta andando perduto il senso della responsabilità e della compassione». In questo gorgo buio del nostro presente indaga Finis Terrae, intrecciando– com’è dono della scrittura di Clementi e come vuole la concezione del regista– accesa denuncia e leggerezza dei toni, echi danteschi a profili di personaggi che ci appaiono vivi, potenti nella loro verità. Ed è ancora l’esperto metteur en scene a svelare che l’operazione pretende di assumere «il teatro a luogo che da sempre trova il suo senso più profondo nella rappresentazione delle ingiustizie epocali, nella riflessione sulle oscurità e sui contrasti del mondo: ed il mondo attuale ci chiama con urgenza– basti pensare alle recenti parole e ai molti richiami del Santo Padre– a prendere coscienza della situazione dei diversi, degli ultimi che chiedono riabilitazione e dignità umana». Argomenti estremi e delicati, insomma, che lo spettacolo saprà toccare attraverso il senso d’ironia e una malinconia esistenziale alta e placata.
Caterina Rita Andò