Folla nel piazzale della torre bugnata del Castello federiciano di Augusta per assistere all’esibizione della corale dei detenuti

castsvevoaugusta13672407073AUGUSTA. Fino al 1978,  quando ci si riferiva all’antico maniero federiciano posto a baluardo dell’isola, nessuno usava il sintagma “Castello svevo”. Tutti usavamo il sintagma “il carcere”. Fino a quell’anno, infatti, il castello era adibito a penitenziario di lunga degenza. Venivano, cioè, rinchiusi i condannati  in via definitiva,  all’ergastolo o a lunghe pene detentive. Per qualche tempo, fra i condannati ci fu quell’Alessandro Serenelli passato alla cronaca nera come tentato stupratore e assassino dell’undicenne Maria Goretti, elevata agli altari dalla Chiesa. Ci fu anche un tempo in cui i detenuti mal sopportavano di stare in un luogo risalente al Medioevo e arrivarono a ribellarsi, ferendo alcune guardi di custodia, chiamati oggi poliziotti penitenziari. Chi scrive ricorda bene quel periodo e quei giorni, siamo sul finire degli anni Settanta, quando il carcere era teatro di rivolte quasi quotidiane. Le cronache dei giornali  erano piene di questi fatti  che accadevano non solo in Augusta, ma anche in altre parti d’Italia. Il governo decise d’intervenire e di far costruire carceri di massima sicurezza più adeguate alle esigenze dei detenuti e della tutela delle guardie e  dei cittadini. Non dimentichiamoci che il carcere ad Augusta  in certe aree era aperto ai cittadini che vi si recavano per affidare lavori ai detenuti. Per esempio, chi scrive  andava per commissionare la legatura di libri, considerato che per anni ad Augusta questo lavoro era svolto esclusivamente all’interno del carcere. Dopo l’estate del 1978, come un fulmine al ciel sereno, si seppe che il carcere era stato evacuato in un paio di giorni, i  detenuti trasferiti  nei reclusori di Siracusa e di Noto.

Solo molto tempo dopo, nemmeno ufficialmente, si venne a sapere che l’artefice dell’’operazione era stato quel generale dei carabinieri, Carlo Alberto Dalla Chiesa, vittorioso sulle Brigate rosse, poi nominato prefetto di Palermo e caduto sotto il piombo della mafia nel settembre del 1982. Il carcere era, dunque, ridiventato castello, ma in quali condizioni!  Certamente non era il castello fatto costruire da Federico di Svevia e nemmeno la sede della guarnigione borbonica.  Era comunque un imponente edificio che la gente di Augusta non conosceva, perché inaccessibile per quasi un secolo. E tale è rimasto, tranne brevi periodi di riapertura.  Nel 1984 , essendo assessore il medico militare Rosario D’Onofrio,  l’apertura durò addirittura per tutta la stagione estiva, con spettacoli musicali e teatrali. Trent’anni dopo,  sabato 13 settembre, è durata poche ore, per una serata intitolata “Ritorno al castello svevo”, con grande partecipazione di pubblico, per una sorta di amarcord. Quando il carcere-castello  era ancora un luogo relativamente tranquillo, la banda cittadina di Augusta, in occasione, deli festeggiamenti per il patrono, si recava nel cortile d’aria dei detenuti per un concerto che, però, i detenuti dovevano ascoltare essendo in cella, dietro le sbarre. Sabato 13 le cose erano completamente cambiate. I detenuti o, meglio, alcuni detenuti della corale interna del carcere, diretta dall’augustana Maria Grazia Morello, si sono esibiti  non nel vecchio cortile, ma nell’area antistante alla torre bugnata, l’unica concessa dalla soprintendenza per l’evento, fortemente voluto da Antonio Gelardi, direttore del nuovo penitenziario sulla provinciale per Brucoli.  Gelardi ,almeno in Sicilia, è stato un pioniere per aver portato i detenuti a contato con il mondo esterno, in vista di quella rieducazione o risocializzazione tanto auspicata dal dettato costituzionale. Fu proprio il direttore Gelardi che autorizzò chi scrive a realizzare, all’interno, del carcere il primo spettacolo teatrale recitato esclusivamente dai detenuti. Gelardi per il “Ritorno al castello svevo” è stato collaborato fattivamente dalla Commissione comunale  di Storia Patria  e da Lega Ambiente, Inner Whell,  Buon Samaritano, Guardia costiera ausiliaria, Associazione Ian (Innovative Art Network).Per cinque giorni detenuti volontari hanno ripulito  il piazzale dov’è avvenuta la manifestazione, il cui inizio era fissato per le sette di sera, ma già  mezz’ora prima tutti i posti a sedere, 199,  erano occupati, segno del successo, che è stato pieno e incondizionato: segno di una condivisione, ma anche del grande desiderio degli augustani di vedere o rivedere quel castello che è diventato ormai simbolo identitario di augustanità.

 

Giorgio Càsole

Folla nel piazzale della torre bugnata del Castello federiciano di Augusta per assistere all’esibizione della corale dei detenutiultima modifica: 2014-09-15T09:42:08+02:00da leodar1
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