AL CIRCOLO UFFICIALI ”GIOIE” DEL MEDITERRANEO

Rita Cocciolo Forestiere  e Graziella Paolini Parlagreco inaugurano la presidenza del C.V. Giuseppe Barbera

07_2014 036.jpg Foto A.F.

AUGUSTA. Scrivere la storia dei gioielli equivale a ripercorrere la storia dell’uomo, poiché il gioiello, in quanto ornamento e simbolo di status sociale, compare in tutte le regioni della Terra, proprio anche dei popoli cosiddetti primitivi.  Una panoramica approfondita della produzione di gioielli a partire dai preziosi corredi di ori sumeri, greci, etruschi ed egizi ai sontuosi tesori sciti e fenici dalle complesse lavorazioni a sbalzo e a filigrana, fino alla produzione, ricchissima per forme, oggetti e materiali, della gioielleria bizantina e medievale fino ai nostri giorni è stata esposta, con l’ausilio di diapositive e con l’apporo di aneddoti personali da Rita Còcciolo, avvocata come il marito, Antonello Forestiere, al Circolo Ufficiali della Marina Militare, per inaugurare la presidenza del C.V.  Giuseppe Barbera, comandante di Maribase, subentrato al C.A. Giuseppe Abbamonte, direttore dell’Arsenale Militare, che a giorni verrà trasferito a Roma.  La relatrice ha spiegato la sua “passione” per i gioielli ricordando la sua infanzia, quando il nonno, collezionista di monete,  gli fece capire la valenza degli oggetti preziosi come mezzi  di comunicazione non solo come oggetti di abbellimento . Quando si parla di preziosi il riferimento  è ai materiali per eccellenza, l’argento e l’oro, l’oro soprattutto, simbolo del sole per gli Egizi e, quindi, di Febo-Apollo per i Greci e di Cristo per i cristiani. Non per nulla si parla anche di Cristo “orefice” , non nel senso che Gesù realizzava gioielli, ovviamente, ma per analogia con il lavoro dell’orefice: come l’orefice, appunto, depura l’oro dalle impurità per realizzare i gioielli luminosi, così Cristo con l’amore depura il nostro animo e lo fa risplendere.  Grazie a Rita Còcciolo, abbiamo scoperto come i “Secoli bui” del Medioevo fossero in realtà splendenti di ori, gemme e smalti dai mille colori,  come si sono evolute le tecniche sotto l’impulso dei corredi regali del Cinquecento e del Seicento. Abbiamo contemplato la profusione di gioielli del Settecento, da quelli europei ai sontuosi esemplari mogul indiani. Abbiamo appreso che la la vera innovazione si ebbe nell’Ottocento: nuovi materiali, nuovi stili e soprattutto, per la prima volta, un pubblico più vasto, meno elitario e meno aristocratico. Con l’Art nouveau la gioielleria si fa poi sofisticata, riempiendosi di figure filiformi stilizzate e sinuose. Nella stagione dei pezzi “firmati”, grandi artisti come Picasso, Braque, Dali, Man Ray porteranno il gioiello alla dignità di pezzo d’arte e anche il design internazionale si cimenterà originalmente in questo campo, nobilitando con la purezza delle linee il pregio dei materiali. Essendo donna di giurisprudenza, Rita Còcciolo non poteva non fare riferimento alle leggi, come le  leggi suntuarie (dal latino “sumptus” = spesa) che, sin dai Romani antichi, hanno regolamentato la moda femminile e l’uso dei gioielli. La relazione  sui gioielli non poteva avere come sfondo migliore che un’esposizione di quadri di Garziella Paiolini Parlagreco, cui è stato dato il nome di “Gioie del Mediterraneo”. La pittrice catanese è stata presentata dalla professoressa Zaira Lìpari. La mostra si è protratta per una settimana.

Cecilia Càsole

AL CIRCOLO UFFICIALI ”GIOIE” DEL MEDITERRANEOultima modifica: 2014-04-05T09:20:33+02:00da leodar1
Reposta per primo quest’articolo