AUGUSTA – In provincia di Udine, a Visco, esiste l’unico campo di concentramento del regime fascista in Italia ancora integro. In base alle testimonianze storiche risulta che vi furono rinchiuse tra le 3 e 4 mila persone, rastrellate anche a colpi di lanciafiamme, furono rinchiusi anche 120 bambini e molte donne. La sua attività disumana ha avuto luogo tra il 1941 e il 1943, imprigionando in prevalenza sloveni e croati. La superficie dell’area, che comprende anche l’ex caserma Borgo Piave, è enorme, è di circa 130 mila metri quadrati. Ma a oggi quel luogo è dimenticato, abbandonato. Ecco perché il primo ministro sloveno, Bratusek, il 22 gennaio 2014, ha sollevato il problema ad Augusta, SR, in occasione dell’incontro bilaterale ITALIA-SLOVENIA di cooperazione per l’attività Mare Nostrum, con il ministro italiano della Difesa, Mario Mauro. Oltre il senso dell’inquietudine, ciò che sorprende è che in zona non si vede neanche un cartello, nessuna insegna. Sul futuro di quel luogo si è molto discusso, tra chi voleva proporre mobilifici o centri commerciali o musei. Il ministero per i Beni e le attività culturali ha riconosciuto il valore storico e culturale della ex caserma che rinchiudeva la prigione della disumanità anche se oggi il luogo persevera nel totale stato di abbandono, nonostante varie interpellanze parlamentari o proteste di comitati, associazioni, cittadini. Ora vedremo se, dopo l’appello della Bratusek ad Augusta, qualcosa si muoverà. Si nota sùbito una lunga e infinita recinzione, il filo spinato conquistato dalla ruggine, le torrette di guardia, i muri fatiscenti, le finestre rotte e soprattutto che è chiuso e inaccessibile. La memoria reale, la memoria che si vive attraverso il percorso del luogo fisico, dello spazio concreto, può recare grande turbamento. E forse è per questo motivo che l’Italia continua a negare a quel luogo il giusto peso che deve avere, perché riconoscere pienamente la disumanità che ha caratterizzato il popolo italiano fascista, è cosa da evitare. L’Italia deve essere ricordata per i suoi monumenti, per l’arte, non per le bestialità che si sono realizzate. Abbandonare quel luogo al degrado, all’incuria, all’oblio, vuol dire essere complici del negazionismo, negare che anche l’Italia è stata maledettamente disumana. I campi di concentramento non devono essere abbinati all’Italia.