STRISCE BLU AD AUGUSTA, I CITTADINI NON LE VOGLIONO. VEDIAMO PERCHE’

Lettera aperta alla Commissione Straordinaria  del Comune di Augusta

 strisce blu,comune di augusta,augustanewsAUGUSTA. Pubblichiamo il testo della lettera, firmata da Domenico Di Franco, amministratore di un seguitissimo sito in Facebook, rivolta al direttorio, di nomina governativa che, appena insediatosi, governerà il Comune per almeno diciotto mesi, essendo stato sciolto il Consiglio comunale per condizionamenti da parte della criminalità mafiosa. Ecco il testo:

“Il sottoscritto Domenico Di Franco,nato ad Augusta e ivi residente in qualità di portavoce di un Comitato spontaneo di cittadini formatosi per evitare gli enormi disagi che l’istituzione dei parcheggi in oggetto indicati recherebbe all’intera popolazione, chiede a codesta spett.le Commissione Straordinaria che venga esaminata e approfondita l’opportunità di revocare o modificare la delibera del Commissario Straordinario recante il nr.22 del 06.11.2012, seguita dall’ordinanza n.11 del 17.01.2013 emessa dal Comando della Polizia Municipale. I motivi della richiesta sono racchiusi nelle seguenti principali argomentazioni:

A) mancanza di un piano del traffico urbano;

B) inesistenza di aree–parcheggio sufficienti; peraltro, il progetto (già finanziato) per un parcheggio multipiano è stato rimodulato, dall’ultima amministrazione, in mercato rionale rendendo l’area prevista utilizzabile solo nelle pochissime ore in cui rimane libera, tant’è che nella realtà essa rimane sistematicamente vuota;

C) mancanza di un adeguato servizio di trasporto urbano;

D) previsione dell’art.7 comma 6 del vigente CdS, il quale vieta la realizzazione di tali parcheggi all’interno delle carreggiate di talché essa sarebbe illecita e foriera di innumerevoli contenziosi che sicuramente vedrebbero l’amministrazione sistematicamente soccombente; in proposito si ricorda, fra le altre, la sentenza della Corte di Cassazione n.116 del 09.01.2007. Ancora non sembra inutile osservare come il centro storico di Augusta sia insistente in una piccola isola che già oggi non riesce a ospitare convenientemente le autovetture dei residenti e di coloro che quotidianamente vi si rechino da fuori; infine, gli spazi che sarebbero dedicati a ciascun automezzo, avendo misure standard previste dalla legge, sarebbero di numero ulteriormente inferiore a quelli oggi fruibili. Sicuro che quanto precede possa trovare positivo riscontro, porgo i più distinti saluti. Sono a vostra disposizione per eventuali chiarimenti

Domenico Di Franco

MAURO ITALIA e il suo “Teatro Stabile”, grande successo al Teatro di Città della Notte

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AUGUSTA. Mauro Italia, regista-attore e presentatore cavalca l’onda del successo con la sua  la compagnia denominata  “Teatro Stabile di Augusta” che, domenica scorsa,  al teatro “Cannata” di Città della notte,  ha alzato il sipario su lo spettacolo “L’Eredità dello Zio Canonico”, la commedia in tre atti di Russo Giusti, che ha fatto registrare il tutto esaurito, si è dimostrata un concentrato di comicità derivante dalla magistrale interpretazione dei vari personaggi che si sono succeduti nella scena. La regia come sempre è stata affidata a Mauro Italia, che ha voluto sottolineare nel suo adattamento il filone del cosiddetto “naturalismo comico” tanto decantato dall’autore, in una storia che sottolinea episodi di vita quotidiana dei ceti popolari della Sicilia di un tempo. In scena l’augustano Pippo Zanti nei panni del protagonista Antonio Favazza sempre in contrasto con la moglie Nunzia interpretata da Graziella Spinali, la comica Maddalena di Giorgia Messina, Sabino Andreani, il vicario Chiarenza  interpretato da Santo Riffa, lo straordinario Michelino sordo come una campana personaggio di Mimmo Passanisi, e ancora Ninetta Lavio, Pippo Solano, Angelo Lanteri, Giovanni Spadaro e il giovane Davide Passanisi. Nel ruolo del cattivo troviamo lo stesso Mauro Italia che riesce insieme a tutta la compagnia a dar vita a uno spettacolo che, se da una parte diverte lo spettatore,  dall’altra lo invita a riflettere, ingigantendo in modo grottesco e paradossale i lati negativi dell’animo umano in una performance teatrale che indica come il teatro siciliano sia sempre di eccellenza e di grande qualità e per questo riesce a ottenere un successo entusiastico e totale da parte del pubblico.

D. C.

Al Comunale di Trecastagni terzo appuntamento del cartellone curato dal Teatro Stabile di Catania e dal Comune pedemontano

Da giovedì a giovedì, capolavorodi Aldo De Benedetti

da_giovedi_a_giovedi_12_05_san_ginesio.jpgTRECASTAGNI – Amori presunti e fantasiosi sospetti di una coppia in crisi, raccontati dalla proverbiale ironia di Aldo De Benedetti, maestro della commedia brillante e del cinema dei “telefoni bianchi”. La pièce in due atti “Da giovedì a giovedì” approda nel week end al Teatro Comunale di Trecastagni, che ospita la produzione del Teatro “L’Istrione”, realizzata da una compagnia etnea giovane e “indipendente” .L’appuntamento è per sabato 23 e domenica 24 marzo 2013, rispettivamente alle 21 e alle 18. Il titolo s’inserisce nel cartellone promosso dal Teatro Stabile di Catania e dal Comune pedemontano, una sinergia che mira a incrementare nell’hinterland il movimento dei flussi teatrali, confermandosi polo di attrazione per i centri limitrofi. Composta nel 1958 e rappresentata l’anno seguente, “Da giovedì a giovedì” è attraversata da una verve fresca e irresistibile. Il regista Paolo Merlini dirige un cast di assoluto rilievo, nel quale spiccano i nomi di Guia Jelo, autentica beniamina del pubblico, Valeria Contadino, Valerio Santi, Francesco Russo, Liliana Lo Furno, Gianni Rossi. A Valerio Santi e Gianni Rossi si devono anche le scene. I costumi sono di Rosy Bellomia, le luci di Segolène Le Contellec; le musiche a cura del cantautore ennese Mario Incudine.Ambientato negli anni Sessanta, lo spettacolo restituisce con leggerezza l’atmosfera petit-bourgeois dei “finti sentimenti” di un matrimonio solido solo in apparenza. L’avvocato Paolo Guarnieri, uomo dedito al lavoro e avaro di attenzioni, si scuote dal suo torpore emozionale solo quando sospetta un tradimento da parte della moglie Adriana, ragazza romantica e ingenua che sospira all’idea di un amore travolgente. «Lui è lì che aspetta il segnale: una lampada accesa vicino la finestra. Il piccolo gesto di prendere una lampada e di metterla lì, davanti alla finestra, può rappresentare l’amore…la felicità».  È tutto un gioco di equivoci, una fantasia mal interpretata che dà vita a una serie di circostanze dai toni umoristici, in cui tutti i personaggi sono funzionali all’azione scenica: dalla madre di Adriana, Letizia, donna eccentrica e amante del gioco d’azzardo, all’investigatore privato assunto da Paolo per pedinare la moglie nell’arco di una settimana, “da giovedì a giovedì” per l’appunto.  Il soggetto ripropone i motivi narrativi classici della commedia novecentesca – dal sospetto del tradimento al fraintendimento che sfocia in litigio – in cui, come afferma Merlini nelle note di regia, «la leggerezza è d’obbligo». Eppure, prosegue il regista, «insieme all’ironia non mancano spunti di riflessione sui tanti temi che troviamo tra le righe: dal perbenismo al vuoto che si nasconde dietro vite apparentemente perfette».

   Caterina Rita Andò

 

UNA CERIMONIA SOBRIA E RELIGIOSA, LA FESTA DI S. GIUSEPPE DELL’ ARSENALE MILITARE DI AUGUSTA

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DSCN0687.JPGAUGUSTA, 19 marzo   Una splendida giornata di sole ha particolarmente illuminato quest’anno la tradizionale festa di san Giuseppe lavoratore, patrono dell’ arsenale militare di Augusta.  La cerimonia, che si svolge ogni anno presso lo stesso stabilimento, ha visto la partecipazione del personale civile, fondatore nel 1951 della festa, del personale militare, di alcuni loro familiari, dei rappresentanti delle varie confraternite di Augusta, delle autorità militari e civili,   tra i quali l’ammiraglio Roberto Camerini, comandante di Marisicilia, e il DSCN0691.JPGdirettore dell’ ente, ammiraglio Giuseppe Abbamonte che, subito dopo la messa, è intervenuto per ringraziare il pubblico presente alla cerimonia:

“Signor Capo del Comando Militare Marittimo Autonomo della Sicilia, amici, colleghi, gentili ospiti, signore e signori, innanzitutto desidero ringraziare tutti coloro che hanno voluto prendere parte a questa cerimonia e, in particolar modo, l’Amm. Camerini che ha voluto onorarci con la sua presenza ed il Coro che con i suoi canti, ha contribuito a rendere ancor più suggestiva l’atmosfera che ha permeato lo svolgimento dell’odierna cerimonia. Desidero innanzitutto cogliere l’occasione della solennità del momento, per dar luogo ad una piccola, ma significativa, cerimonia per la consegna da parte del Sig. Comandante di Marisicilia a due nostri militari dei riconoscimenti che sono stati loro attribuiti da parte della Marina e della Nato:

– Consegna medaglie a Capo Monego e STV Bastone –

Sono davvero felice ed onorato che tali riconoscimenti siano stati consegnasti in questa giornata in quanto, come sarà stato possibile notare, entrambe le onorificenze sono state concesse per azioni di solidarietà, avvenute durante operazioni finalizzate alla salvaguardia dei traffici marittimi e della vita umana in mare. Entrambe le onorificenze quindi attestano un comportamento pienamente aderente ai principi della Chiesa cattolica ed ai valori della Marina Militare, principi e valori su cui si basa anche la ricorrenza di San Giuseppe Lavoratore, di cui oggi invochiamo la protezione in un momento difficile per lo Stato italiano e, in modo particolare, per la Città di Augusta.  San Giuseppe, infatti, è dopo San Domenico, il principale protettore della città di Augusta e, per una tradizione ormai ben radicata all’interno del nostro Stabilimento, è da tempo stato assunto quale suo Santo patrono. Sin dal 1951, infatti, per iniziativa di un operaio, Carmelo Spirio, la festa del 19 marzo è stata solennizzata all’interno dell’Arsenale, il cui sito principale, peraltro, dove ora ci troviamo, è intitolato al Santo di cui porta il nome, comprensorio appunto di San Giuseppe. Nel 1951 fu quindi costruita un’edicola votiva a lui dedicata, dinanzi alla quale passeremo in processione, nell’immediata prossimità dell’officina dei fabbri in cui Spirio lavorava. Proprio con la collaborazione del suo reparto questi riuscì ad organizzare la prima festa in onore del Santo, festa che a partire da quel momento, venne per svariati anni organizzata a turno dai vari reparti dell’Arsenale militare. Durante tale festa, al mattino, un piccolo simulacro di San Giuseppe veniva portato in processione per l’Arsenale. Successivamente veniva celebrata la Messa cui partecipavano tutti i lavoratori con le rispettive famiglie. Oggi la tradizione è ancora viva, con la celebrazione della Santa Messa che vede la partecipazione dei lavoratori dell’Arsenale, in servizio ed in quiescenza e delle loro famiglie, e con lo svolgimento della rituale processione che porta il Santo in tutte le officine dell’Arsenale per ricevere dal personale che ivi lavora, il tradizionale bouquet. E se la Statua del Santo non è più quella del 1951, essendo quest’ultima definitivamente posizionata nella nicchia realizzata da Carmelo Spirio, il culto verso San Giuseppe e l’attaccamento alla festa del 19 marzo sono rimasti immutati. E non è un caso che quest’anno abbiamo voluto che la tradizionale Messa si svolgesse in questa particolarissima sede, celebrandola sull’altare in pietra, all’aperto, in riva al mare. E’ un modo per ritornare ai valori che hanno originato questa ricorrenza, valori cui desideriamo manifestare il nostro attaccamento ed il nostro rispetto, in un momento in cui anche il nostro Papa Francesco, che in questo momento sta celebrando la Messa di insediamento, ci richiama con la parola e con l’esempio alla semplicità, alla solidarietà e all’umiltà su cui si è fondata la santa esistenza del Poverello di Assisi. Possano quindi aiutarci ad affrontare ed a superare le asperità che stiamo incontrando sul nostro cammino, in questo difficile momento, la riscoperta dei valori testimoniati da San Francesco cui si ispira il nostro Santo Padre e la protezione di Giuseppe Lavoratore, nostro beneamato Santo Patrono. Concludo esprimendo i miei migliori auguri a noi tutti ed alle nostre famiglie perché possiamo vivere tutti assieme una splendida festa di San Giuseppe rivolgendo, se me lo consentite, un pensiero ed un augurio particolare a tutti coloro che, come me, ne portano il nome”

Quest’anno, purtroppo, alcune autorità per cause di forza maggiore sono mancate all’appuntamento, tra cui l’arcivescovo metropolita di Siracusa, Mons. Salvatore Pappalardo, che  avrebbe dovuto presiedere la Santa Messa anziché trovarsi lo stesso giorno a Roma, in udienza da papa Francesco. Malgrado ogni avversità, comunque, l’attesissima festa del patrono dell’arsenale anche quest’anno si è regolarmente svolta perché fortemente voluta dall’ amministrazione della marina militare. Un’amministrazione che continua a mostrarsi sensibile alle tradizioni cittadine, sia DSCN0688.JPGdentro che fuori le proprie sedi, visto che fra 2 mesi circa lo stesso nostro san  Giuseppe lo rivedremo in un’altra ancor più importante processione, preceduto dallo stendardo azzurro, in occasione dei festeggiamenti dell’ altro santo, Domenico, il patrono della città di Augusta.  Una cerimonia sobria e religiosa, iniziata alle ore 10.30 con la Santa Messa officiata da don Paolo Spinella e don Nicola Minervini, cappellani militari di stanza ad Augusta; a seguire, il saluto degli ammiragli Camerini e  Abbamonte, la premiazione al valor militare e la processione che, partendo dal molo minerva, ha effettuato alcune soste per la benedizione dei vari reparti dello stabilimento, fino a raggiungere la nuova palazzina direzionale, che si affaccia in via Giovanni Lavaggi, della quale si ricorderà di certo il taglio del nastro inaugurativo durante la festa di san Giuseppe dell’anno scorso. Una novità importante, molto apprezzata dal personale civile, la sosta davanti l’edicola votiva contenete la prima statua di san Giuseppe, ricavata nell’antico muro di cinta della città, interamente ristrutturata qualche giorno prima della festa dal personale interno dell’amministrazione, così come dalle maestranze interne fu costruita la  stessa nicchia, nel lontano 1951. La festa si è conclusa con un sobrio vin d’ honneur allestito presso il piazzale della nuova palazzina.

  Giuseppe Tringali

LA RIVOLUZIONE DIVORA I SUOI FIGLI OVVERO “LA STORIA È MAESTRA DI VITA” – di Salvo Romano

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AUGUSTA – Il fatto che Grillo è un dittatore, e Casaleggio l’autorevole e dogmatica eminenza grigia, è a questo punto lapalissiano. Chi vuole stare con lui gli deve cedere il proprio cervello e dirgli:- fanne quello che vuoi! Tutto a quello che urli nelle piazze stracolme di gente (attratta dalla notorietà che deriva dal suo essere un uomo di spettacolo) è giusto, sacrosanto, insindacabile! Si potrebbe dire, parafrasando il Credo recitato dal cattolico osservante, che il Grillino prima di andare a letto reciti: “Credo in un solo Grillo, leader  Onnipotente, creatore di un nuovo pensiero politico visibile e invisibile. Credo in un solo Grillo Signore e dittatore, unigenito figlio di Casaleggio, nato da se stesso prima della Prima Repubblica…Per noi Italiani e per la nostra salvezza discese dall’etere e per opera di Casaleggio si è preso il mio pensiero…Credo il M5S uno, virtuoso e universale…Professo solo il M5S per il rinnovo del Paese e aspetto la resurrezione del mondo ideale che verrà. Amen.” Per nostra fortuna, però, alcuni Grillini intelligenti, staccandosi criticamente dai principi dogmatici professati dal loro guru, perché consapevoli che il dogma di per sé offende l’intelligenza, sentendo sulle spalle la gravità del momento storico, politico, sociale ed economico in cui si trova il nostro Paese, forti delle responsabilità derivanti dal mandato, hanno deciso di riprendersi il cervello e votare come hanno votato. Viva la Libertà e la Democrazia, cioè il Potere del popolo, Viva la Repubblica, cioè la Cosa Pubblica che hanno chiesto di amministrare! Abbasso il Populismo, chiave di accesso alle dittature. Recita una massima famosa: La Storia è maestra di vita, cioè se conosci  il passato eviti certi errori. Così ai rivoluzionari Grillini, io antirivoluzionario grillino, gli ricordo la figura di  Maximilien- de Robespierre1758 – 1794) il noto personaggio della Rivoluzione Francese che fece “ampio buon uso” del truce marchingegno della “ghigliottina”. I manuali di Storia ricordano che Robespierre fu un repubblicano rivoluzionario, che si distinse per l’eloquenza e la combattività, battendosi con fermezza per la libertà di stampa, il suffragio universale e l’istruzione gratuita e obbligatoria; che propugnò l’abolizione della monarchia e l’istituzione della democrazia, l’abrogazione dei privilegi della nobiltà e del clero: idee che gli consentirono di guadagnarsi il favore delle correnti più estremiste della Rivoluzione Francese (in termini moderni si definirebbe un uomo di estrema sinistra). Ma il noto protagonista della Rivoluzione, che fu un grande evento per la storia dell’Umanità, perché diffuse i principi li Libertà, Uguaglianza e Legalità, ad un certo momento, preoccupato dagli eventi bellici e dei contro-rivoluzionari, per estirpare gli ultimi sostenitori della monarchia e dell’Ancien Régime, mise in atto quella che è stata definita “La Politica del Terrore”, basata sull’eliminazione fisica dei molti rivali della Rivoluzione.Il numero delle vittime fu altissimo e la Storia non l’ha potuto quantificare con esattezza. Fece ghigliottinare anche  Hébert e Danton, popolari capi rivoluzionari. Per questo si disse e si dice che la rivoluzione divora i suoi figli. Ma il tempo, come dicono gli inglesi, è galantuomo, e così il 27 luglio 1794 (giorno 9 del mese di Termidoro del calendario repubblicano, perché la Rivoluzione rivoluzionò anche il calendario tradizionale), Robespierre durante una seduta della Convenzione nazionale, si vide negata la parola e fu arrestato. Liberato dai suoi sostenitori, fu nuovamente catturato il giorno dopo e subito ghigliottinato assieme a 19 suoi fedeli partigiani.

La Francia avvilita e immiserita sentì l’inutilità della monarchia, non sopportava le sue angherie e le sue vessazioni. Pensò alla Rivoluzione che attuò con successo, ma la Rivoluzione ad un certo punto forse incominciò a sfuggir di mano ai suoi capi, i quali non sapendo più come gestirla, presi dal panico incominciarono ad utilizzare l’unico strumento possibile, ma non definitivo: il Terrore e processi sommari che sfociavano nella pena di morte. Robespierre non è stato l’unico rivoluzionario che ci ha lasciato le penne. Vedi Gheddafi. La Rivoluzione difficilmente sfocia nella democrazia, vedi Castro che l’ha trasformata in dittatura e che per giustificarla dice che la Rivoluzione Cubana è ancora in atto. Direte voi: – Che cosa “ci azzecca” tutto questo con Grillo? “Ci azzecca, ci azzecca”, dico io. Robespierre vuole essere solo una metafora. Grillo sicuramente non farebbe mai quello che ha fatto il personaggio storico qui riesumato. Anche perché il nostro grado di civiltà non glielo permetterebbe. Ma il suo linguaggio ci deve far riflettere. Condanna, anatema, ostracismo, espulsione, censura e offesa contro tutti e tutto, sono gli elementi che caratterizzano la sua proposta politica. Cosa ancor più grave quando si scaglia contro i suoi stessi sostenitori che si permettono di avvalersi del dubbio, che non significa negazione, ma come insegna Cartesio, sgombrare il campo dalle falsità per la ricerca della verità o se preferite della soluzione migliore. Il linguaggio di Grillo e dell’azione politica derivante, non si addicono per l’amministrazione della Cosa Pubblica. Il Paese ha certamente bisogno di rinnovarsi, ma questo deve avvenire con il confronto, con la mediazione, con il rispetto di quel valore assoluto che è la persona e delle sue idee e delle regole già esistenti che potranno essere emendate, ma attraverso le procedure previste dalla democrazia e soprattutto dalla Costituzione. Attenti a Grillo, al novello Robespierre, che nulla ha da condividere col più celebre insetto della favola di Pinocchio. Attenti Grillini potreste fare la fine Hèbert e Danton. A proposito: un commento più sintetico di questo inviato al signor Grillo è stato subito censurato.

 

   Salvo Romano

 

AL CIRCOLO UNIONE SERATA AMARCORD GRAZIE AL LIBRO DI GIORGIO CÀSOLE “IL GINNASIO-LICEO DI AUGUSTA, MEMORIA DEGLI ANNI 1933-2007”

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 circolo unione augusta,liceo megara,giorgio casoleAUGUSTA – Il 14 settembre 1933 il re Vittorio Emanuele III firmava il decreto di istituzione ad Augusta del Regio Ginnasio, scuola post-elementare quinquennale. Iniziava così un lungo e travagliato percorso che avrebbe avuto come esito, nell’anno scolastico 1953/54, l’autonomia del Liceo Classico Statale “Megara”, dopo che lo stesso era stato, dal 1945 in poi, sezione staccata del “Gargallo” circolo unione augusta,liceo megara,giorgio casoledi Siracusa. La variegata società augustana del dopoguerra, fatta da commercianti, contadini, professionisti vari, operai ed artigiani, ufficiali e sottoufficiali della Marina Militare e dell’Aeronautica e da molte altre categorie, veniva rappresentata, attraverso i figli, nel liceo che era considerato come scuola elitaria anche perché in modo circolo unione augusta,liceo megara,giorgio casoleesclusivo permetteva di accedere a qualsiasi facoltà universitaria. A tal proposito alcuni Soci del Circolo Unione, già studenti del liceo, e il prof. Giorgio Casole, autore del libro dedicato alla memoria degli anni 1933-2007 dello storico istituto, hanno celebrato una serata amarcord con recite, interpretazioni, testimonianze e piacevoli ricordi. Càsole ha iniziato ripercorrendo le circolo unione augusta,liceo megara,giorgio casolevarie tappe di costituzione della scuola in Augusta evidenziando le esigenze di una scuola a impronta umanistica da parte di una classe borghese- intellettuale che si andava formando in quel periodo. Tutto ciò fu reso possibile grazie ai contributi di alcuni sindaci tra cui Giuseppe Motta e Giuseppe Marotta, al prezioso intervento dell’ onorevole augustano Epicarmo Corbino, al sostegno economico del Comitato “Pro scuole”, all’eccellente attività didattica svolta da indimenticabili figure quali Pattavina, Giuseppina L’Abbadessa, Mariantonia Notarstefano, Paolo Ternullo, Maria Laura Passanisi, Rosa Peluso, Alberto Terranova, Giovanni Satta e tanti altri, e infine alla buona formazione di numerosi alunni che in seguito si sarebbero distinti nei vari settori della società. Nel corso della serata sono state proiettate parecchie antiche immagini che hanno infiammato gli animi dei numerosi partecipanti. Un vero tuffo nel passato che ha permesso a molti di rivedere vecchi compagni di scuola o di ritrovarsi nei panni di attori, atleti o protagonisti di varie e importanti iniziative sociali e culturali dell’epoca. Nell’anno scolastico 1945/46 per la prima volta ad Augusta si costituiva la prima classe liceale, e tra gli iscritti figuravano nomi come Ezechiele Salerno, Tullio Marcon, Armando Intrepido, Giuseppe Tringali e altri. Tra le varie testimonianze è stata letta quella scritta dal defunto ing. Marcon che annotò le fatiche fisiche e psicologiche di un gruppo di studenti che dovettero recarsi a Siracusa per sostenere gli esami di maturità.

L’ex alunno, generale dell’Arma dei Carabinieri in congedo, Enzo Inzolia, ha tenuto poi a ricordare la figura del prof. Giovanni Satta, vero maestro di scuola e di vita, il quale, grazie anche ai bassi punteggi nei compiti in classe di latino e greco, tipo “UNO meno meno…”, riuscì a fare di “una classe di emeriti ignoranti un gruppo di valenti e qualificati conoscitori di tali lingue.” Il dott. Nicola Limma ha evidenziato l’aspetto sportivo e le affermazioni di parecchi atleti, con tuta verde e con la scritta “Megara”, rappresentativi del liceo, i cui nominativi venivano allora trascritti nel famoso” Albo d’oro” d’istituto. Fiero di appartenere alla schiera degli ex liceali ha poi esibito alcune sue originali pagelle scolastiche dell’epoca. Il prof. Ilario Saccomanno ha portato le testimonianze fotografiche delle prime rappresentazioni teatrali del Liceo risalenti all’anno 1958. Anche lui ha contribuito, un tal modo, a risvegliare calorosi ricordi negli ex studenti più anziani presenti nell’affollato salone di rappresentanza del Circolo. Il dott.. Piero Castro ha parlato dell’importanza del Liceo Mègara ad Augusta, unica istituzione scolastica d’istruzione superiore nel periodo della ricostruzione post bellica, allorquando da una economia basata sull’agricoltura e sulla pesca si passò a quella dell’industrializzazione con netti miglioramenti socio-economici che permisero a molti di far studiare i propri figli insieme a quelli di famiglie medio-alto borghesi in una scuola definita d’elite. Fiorenti iniziative culturali, tra cui alcune manifestazioni teatrali e la pubblicazione di alcuni storici giornali come “Il Cicerone”, diretto dall’allora alunno Càsole,uscivano dal Liceo intrecciandosi con la vita culturale della città. Si creò anche un cenacolo culturale grazie alla biblioteca dell’ISES (filiazione dell’allora Cassa per il Mezzogiorno), che aveva sede nel palazzo dove insisteva, a piano terra, l’allora Salumeria Motta. Castro ha concluso il suo apprezzato intervento con questa riflessione “Per i nostri genitori i professori erano molto stimati e considerati veri maestri che avevano sempre ragione” Il preside del II Istituto di Istruzione Superiore prof. Carmelo Gulino, ha parlato delle difficoltà in cui oggi versano la maggior parte dei gloriosi Licei che, in base alla attuale normativa, rischiano letteralmente di estinguersi.” E’ nostro dovere – ha aggiunto- adoperarci, ognuno per quanto di propria competenza, per fronteggiare questa spiacevole tendenza” E’ stato poi il momento delle recite iniziato con la splendida performance della ex alunna Anna Passanisi, diplomata nel 1985, che ha prima ricordato gli anni della sua formazione sia come studente sia come attrice e poi ha deliziato il pubblico con una magistrale interpretazione di alcuni brani letterari tra cui “ l’Infinito” di Leopardi. Di seguito, il prof Càsole e l’alunna Federica Fiume hanno recitato il famoso brano del V canto dell’Inferno di Paolo e Francesca e quindi Silvia Mattei, altra alunna, si è fatta apprezzare nella lettura di una corposa composizione sul tema moderno dell’anoressia. Le sorelle Rosy e Cettina Messina hanno concluso in maniera superlativa la parte artistica della serata. Accompagnandosi con le dolci note del pianoforte hanno cantato e recitato una serie di brani di propria composizione aventi per tema l’importanza della funzione della “VOCE” nella vita dell’uomo. Una prestazione senza dubbio di altissimo livello che sicuramente avrà modo di farsi apprezzare in molti altri ambienti.  Applausi finali, foto ricordo, consegna di regali e tanta gioia in un clima goliardico e di consolidata amicizia fra tutti gli intervenuti a cui la presidente del Circolo Unione, Gaetana Bruno Ferraguto, ha rivolto un ulteriore appello “ Guardiamo al futuro, non dobbiamo fare morire la cultura”.

    Gaetano Gulino

LICEALI E ANZIANI INSIEME AI CORSI DI INFORMATICA UNITRE

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AUGUSTA – E’ ormai da diverso tempo che l’UNITRE, l’università delle tre età di Augusta, collabora con il nostro liceo dando vita alle più svariate attività sempre interessanti e divertenti. Potremmo ad esempio citare i corsi di fotografia o i concorsi letterari che vedono impegnati tutti gli alunni interessati ad ampliare le proprie conoscenze in merito. Di particolare interesse sono poi anche i vari incontri finalizzati alla gestione e rivalutazione del territorio augustano, dove, una rappresentanza dei ragazzi dell’istituto ha la possibilità di mettere in luce le problematiche cittadine rilevate dai più giovani ed eventualmente di proporre delle possibili soluzioni. Insomma, tutti progetti finalizzati, in vista del futuro, a fare di noi ragazzi persone e cittadini migliori. La stessa organizzazione, e in particolare il Presidente Dott. Giuseppe Caramagno, ha però proposto anche un altro tipo di attività dove stavolta i liceali, distaccandosi dal solito ruolo di studenti, diventano più che altro dei docenti. L’obiettivo? Insegnare l’utilizzo del computer ai meno giovani! Infatti ogni sabato pomeriggio gli studenti (ops! Ho usato per l’ennesima volta la parola “studenti” … eh sì, siamo davvero importanti!) coordinati dalla prof. ssa Anna Lucia Daniele  dedicano qualche ora del loro tempo a questa utile nonché divertente attività che li vede coinvolti in qualità di guide o “esperti del computer” a fianco dei soci Unitre i quali, provvisti di pc portatili, si cimentano per la prima volta alla scoperta del mondo informatico. Com’è facilmente intuibile quindi non si tratta soltanto di un’esperienza formativa ma di una vera e propria esperienza di vita che ci permette di entrare in relazione con un mondo, quello degli anziani, del tutto diverso dal nostro e che spesso non prendiamo neppure in considerazione, scoprendo così come chi ci appare “antiquato” è in realtà aperto, allegro, pieno di gioia di vivere, ricco di risorse. Io per primo mi ero avvicinato all’iniziativa con diffidenza per poi ricredermi subito dopo il primo incontro durante il quale ho potuto prendere coscienza di tutti gli aspetti positivi della cosa. Non è stato affatto difficile infatti stringere amicizia con queste persone e chiacchierare amichevolmente insieme: in questa maniera ho avuto l’occasione di confrontarmi con loro e di conoscere le loro affascinanti storie, i racconti della loro giovinezza e delle loro varie esperienze di vita. Subito si è venuto a creare un clima di affetto e stima reciproca!

Mattia Torretti