Fiorello durante l’ intervista della Cuccarini, su Rai Radio 1, parla di Augusta e dell’ incontro con il nostro prof. Giorgio Càsole

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RIPORTIAMO UNO STRALCIO DELL’ INTERVISTA RADIOFONICA DI LORELLA CUCCARINI A FIORELLO

CUCCARINI

IO VORREI SCOPRIRE QUALCOSA DI NUOVO, DI TE…. QUANDO PARLI DI QUELLA VOLTA CHE SE NON AVRESTI INCONTRATO QUELLA PERSONA, LA TUA VITA SAREBBE STATA TUTTA UN’ ALTRA COSA… DI CHI MI PARLI ??

FIORELLO

POSSO ESSERE SINCERO? .. NON PER ESSERE QUELLO CHE DEBBA PER FORZA ACCONTENTARE TUTTI… NELLA VITA SI INCONTRANO TANTE PERSONE, SENZA LE QUALI NON SARESTI QUELLO CHE SEI ADESSO. PENSO PROPRIO QUESTO, CHE CI SIA UNA COMBINAZIONE DI INCONTRI. IO POSSO PARLARE DI GIORGIO CASOLE, LA PRIMA PERSONA CON CUI HO FATTO TEATRO, PER POI MENZIONARTI ALMENO 3-4 CAPI VILLAGGIO DELLA VALTUR, PER POI ARRIVARE A CLAUDIO CECCHETTO, PER POI ARRIVARE AD ANTONIO GERMINARI, CHE E’ IL MIO CORRENTE IMPRESARIO, DA 20 ANNI…..

CUCCARINI

E DA UN PUNTO DI VISTA PERSONALE?

FIORELLO

SUSANNA E’ STATO L’INCONTRO PIU’ IMPORTANTE DELLA MIA VITA, LA MADRE DEI MIEI FIGLI. RITENGO DI ESSERE UN UOMO FORTUNATO, PERCHE’ OGGI TROVARE UNA DONNA/UOMO PER STARCI TUTTA UNA VITA, E’ UNA FORTUNA. OGGI E’ MOLTO DIFFICILE.

Giorgio Càsole  incontra Fiorello e lo fa recitare per la prima volta, nel lontano 1978, in un palcoscenico teatrale. Lo ammette lo stesso showman durante l’intervista radiofonica di Lorella Cuccarini, andata in onda su Rai Radio1, nel “catastrofico” giorno 11 settembre di quest’anno, per la  rubrica “Largo ai giovani” del programma   “Citofonare Cuccarini” .  

La foto sopra, sbiadita dal tempo, fu scattata proprio all’epoca del debutto di cui parla Fiorello nell’ intervista. 

Lo spettacolo era intitolato “Bazar umoristico” . 

    Giuseppe Tringali  –    Nella foto, da sinistra a destra, Giorgio Casole, Rosario Fiorello, Mario Ercolani, Giuseppe Tringali, Corrado Quartarone, Agata Ranno, Carpinteri. Nascosta, dietro il gruppetto a destra, Valeria Profita

LUIGI LO CASCIO, LAURA MARINONI, VINCENZO PIRROTTA, ELISABETTA VALGOI:

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   CATANIA. Luigi Lo Cascio e Vincenzo Pirrotta, Laura Marinoni ed Elisabetta Valgoi, sono il magnifico quartetto di vincitori che ha consentito al Teatro Stabile di Catania di conquistare il maggior numero di riconoscimenti ai premi “Le Maschere del Teatro Italiano”. Un trionfo annunciato quello sancito dalla cerimonia di consegna che si è svolta ieri sera a Napoli nella splendida cornice del Teatro San Carlo. La serata, condotta da Tullio Solenghi, è stata poi trasmessa in diretta differita su Rai Uno. Premiati Luigi Lo Cascio come migliore attore protagonista e Vincenzo Pirrotta come migliore autore di novità italiana, entrambi per lo spettacolo “Diceria dell’untore”. La innovativa rivisitazione del romanzo di Gesualdo Bufalino è stata prodotta dallo Stabile etneo in linea con la linea che da sempre privilegia la ovalizzazione della grande letteratura siciliana. Premi altrettanto prestigiosi per Laura Marinoni ed Elisabetta Valgoi, rispettivamente migliore attrice protagonista e non protagonista per “Un tram che si chiama desiderio” di Tennesse Williams, coprodotto dallo Stabile catanese con Emilia Romagna Teatro: un’altra scelta emblematica dell’ente catanese che, mentre si nutre delle proprie radici, mantiene un’apertura esemplare nei confronti della drammaturgia non solo italiana e della sperimentazione. La vittoria dello Stabile di Catania assume spessore anche maggiore giacché l’ente concorreva pure con altre nomination: per le categorie miglior attore non protagonista (Pippo Pattavina per “La governante” di Brancati e Giancarlo Condè per “I Giganti della Montagna” di Pirandello). E ancora per il miglior scenografo (Antonio Fiorentino) e miglior costumista (Elena Mannini), in entrambi i casi per il citato testo pirandelliano messo in scena dal regista Giuseppe Di Pasquale, direttore dello Stabile etneo, che ha espresso la propria soddisfazione per la bella affermazione dell’ente. “Le Maschere del Teatro Italiano” premiano infatti le eccellenze artistiche della stagione teatrale 2011/2012. Come da regolamento, lo scorso 21 maggio una giuria di esperti, nel corso di una seduta pubblica svoltasi al Teatro Quirino Vittorio Gassman di Roma, ha individuato i finalisti per le 12 categorie in gara. Il voto segreto di oltre 500 artisti e professionisti del teatro ha poi designato i vincitori, proclamati e premiati nel massimo napoletano, davanti a un pubblico composto dai più importanti esponenti del mondo del teatro e della cultura.  Nell’ambito della serata è stato consegnato anche il Premio speciale del Presidente della giuria al regista e critico teatrale Maurizio Scaparro, che nella scorsa stagione ha diretto per lo Stabile di Catania il nuovo allestimento della commedia di Vitaliano Brancati “La governante”.

   Caterina Rita Andò

 

Sinergia tra il Comune, il Teatro Stabile di Catania, l’Associazione Città Teatro

MEMORIAL DI AFFETTI PER MARIELLA LO GIUDICE

 

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Condotta da Pippo Baudo e coordinata da Norma Martelli, la serata di beneficenza a favore di Medicare Onlus prevede la presenza di Alfio Antico, Lello Arena, Rita Botto, Compagnia Città Teatro Danza, Roberto Fuzio dei Lautari, Giuliano Gabriele, Barbara Giordano, Mario Incudine, Pino Ingrosso, Francesco La Mantia, Silvana Lo Giudice, Germano Mazzocchetti, Donatella Pandimiglio, Nicola Piovani, Mariano Rigillo, Anna Teresa Rossini.

 

CATANIA – Mariella Lo Giudice, il suo teatro, la sua città: una storia d’amore infinita. Un rito che si ripete e si rinnova all’esatto scadere di un anno dallo spettacolo commemorativo e dalla commossa cerimonia che ha visto intitolare all’attrice la Corte di Palazzo Platamone. Il 12 settembre, con bella continuità il Comune di Catania, il Teatro Stabile e l’Associazione Città Teatro dedicheranno a Mariella Lo Giudice un secondo memorial a scopo di solidarietà, che sarà nuovamente animato dai celebri artisti che le sono stati vicini in vita e hanno aderito gratuitamente. Una festa del teatro e della musica, che avrà luogo nel suo giorno onomastico, alle ore 21, ancora nel monumentale cortile barocco, in cui è stata applaudita protagonista di lavori come “Retablo” di Consolo e “Le città del mondo” di Vittorini.

    

Il ricavato sarà devoluto alla giovane associazione Medicare Onlus, come è stato sottolineato nella conferenza stampa di presentazione dell’evento, svoltasi proprio a Palazzo Platamone, mentre nella corte en plein air fervevano i preparativi per l’attesa manifestazione. «Mariella Lo Giudice è stata una grande attrice, una grande donna, una grande catanese, che merita dalla comunità un omaggio collettivo, visibile, perenne, in forma non di commemorazione, ma di vera e propria operazione artistico-culturale, esaltata dall’azione solidale» sottolinea il sindaco Raffaele Stancanelli.  «Una colonna dello Stabile etneo, una pasionaria dell’arte e dell’impegno civile, un esempio per il teatro non solo siciliano, ma anche una maestra di vita e una straordinaria compagna di viaggio» ribadisce Giuseppe Dipasquale, direttore del TSC, che l’ha diretta da ultimo nel bestseller anche teatrale “Il birraio di Preston”, dal romanzo di Andrea Camilleri.  Nasce così questo tributo che vedrà sul palco nomi di spicco, legati a Mariella da inossidabili rapporti di stima e amicizia. L’iniziativa conta infatti sul gradimento e la diretta partecipazione della famiglia. «Ci commuove e ci onora l’affetto di artisti di tale livello che perpetuano il ricordo di un’interprete completa come Mariella» ringrazia il cognato Orazio Torrisi, già direttore dello Stabile durante la presidenza Baudo . Esarà proprio Pippo Baudo il conduttore d’eccezione di una serata che si annuncia ricca di emozioni, grazie al coordinamento artistico di Norma Martelli: «Gli amici la ricordiamo ogni giorno dentro di noi: questa è l’occasione per farlo insieme e per la finalità che lei stessa avrebbe privilegiato su tutte». Torna così il premio “Oscar” Nicola Piovani, e con lui la figlia di Mariella, Barbara Giordano, e la sorella Silvana Lo Giudice, coreografa, con la Compagnia Città Teatro Danza. Tornano, a rendere omaggio ad una di loro, Alfio Antico, Lello Arena, Rita Botto e Roberto Fuzio dei Lautari, Giuliano Gabriele, Mario Incudine, Pino Ingrosso, Francesco La Mantia, Germano Mazzocchetti, Donatella Pandimiglio, Mariano Rigillo, Anna Teresa Rossini. E tornerà, ne siamo certi, il pubblico di Mariella Lo Giudice, chiamato a ricordarla sostenendo al contempo una causa che la vedrebbe in prima linea. Infatti, il tributo alla sensibile creatrice di tante eroine, mancata prematuramente il 1° agosto del 2011, prenderà corpo in un obiettivo improntato alla solidarietà: il ricavato dell’incasso sarà devoluto a Medicare Onlus, impegnata sui tre principali fronti della lotta ai tumori: prevenzione, terapia, supporto. L’associazione è presieduta da Pietro Giuffrida, con Piero Banna coordinatore del Comitato tecnico scientifico. «Sarà una prestigiosa occasione – affermano congiuntamente – per fare memoria con una straordinaria personalità siciliana, testimone della gioia di vivere e dell’arte in tutto il mondo, perché capace di cogliere il senso della vita prima ancora che dei personaggi».  Il progetto deve molto anche all’impegno di Marella Ferrera, ex assessore comunale alla Cultura e ai grandi eventi, legata all’attrice da un profondo sodalizio. «Nel suo esempio – evidenzia la stilista – si perpetua un modello di coraggio e stile, personalità ed eleganza, le doti che l’avevano resa beniamina della platea. Ed altresì grande nella sofferenza e nella disponibilità verso gli altri». Il memorial è soprattutto un modo per ribadire il suo amore per il teatro e per la vita che le aveva riservato,accanto ad Angelo Giordano, il ruolo di moglie e madre dei loro tre figli. E teatro e vita Mariella li ha affrontati con pienezza, coniugati ad un intenso impegno civile, in una magica alchimia che proprio attraverso la passione per la scena le ha consentito per anni di tenere testa alla malattia e far prevalere la gioia di vivere. In ciò si condensa il senso stesso dell’esistenza della fulva enfant prodige, sbocciata alla corte del Stabile etneo e presto pronta a spiccare il volo nell’agone teatrale. Ma la “sua” casa artistica restava e resta lo Stabile etneo. Lo testimonia, se ce ne fosse bisogno, la scelta di calcarne il palcoscenico fino all’ultimo. Mariella Lo Giudice è mancata lo scorso anno due giorni prima della replica catanese di quello che sarebbe stato il suo ultimo spettacolo, Pathos – la tragedia delle troiane, con Lindsay Kemp per la regia di Micha van Hoecke. Il 12 settembre successivo, con rara sollecitudine, le è stata dedicata, come abbiamo ricordato, la Corte del Palazzo Platamone, ed è lì che un anno dopo i Catanesi la ricorderanno ancora. E siccome i grandi non muoiono mai, possiamo auspicare che si tratti di un appuntamento non scritto destinato a ripetersi nel tempo.

    Caterina Rita Andò

 

 

Le principali tappe della carriera di Mariella Lo Giudice (Catania, 1952-2011)

Nipote di artisti circensi, sin da bambina si mostra versatile nel canto, nella danza, nella recitazione. Scoperta da Fioretta Mari, amica della madre, entra presto a far parte del Teatro Stabile di Catania, allora agli albori, assorbendo la lezione di maestri come Turi Ferro, Ave Ninchi, Umberto Spadaro, Ida Carrara. Fino a diventare la prima attrice del Teatro Stabile.  Non si contano i personaggi teatrali cui ha dato vita, in titoli come “I viceré” di De Roberto (regia Franco Enriquez), “Il villaggio Stephanchicovo” di Dostoevskij (regia Edmondo Fenoglio), “Casa La Gloria” di Antonio Di Grado, “Cavalleria rusticana di Verga, “Il giardino dei ciliegi di Cechov, “Corruzione a palazzo di giustizia” di Betti, “La lupa di Verga (regia di Pino Micol), “Zaira” di Voltaire (regia Giancarlo Sbragia), “L’uomo, la bestia e la virtù” di Pirandello (regia Andrea Camilleri), Stelle del firmamento” di Puig (regia Sandro Sequi), “Il birraio di Preston dal romanzo di Camilleri, trasposto per le scene dall’autore insieme a Giuseppe Dipasquale, che ne ha curato anche la regia; “Molto rumore per nulla di Shakespeare (regia Guglielmo Ferro); “Il Maestro e Marta” di Filippo Arriva (regia Walter Pagliaro), “La lunga vita di Marianna Ucrìa di Dacia Maraini (regia Lamberto Puggelli).  Di rilievo altresì l’attività cinematografica, la più recente in “Nuovo Cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore (1988) e “La matassa” di Salvatore Ficarra, Valentino Picone, Giambattista Avellino (2009). E anche televisiva: “Il maresciallo Rocca” (1996, regia Giorgio Capitani), “La piovra 10 (1999, regia Luigi Perelli), “Il bambino della domenica” (2008, regia Maurizio Zaccaro).

 

 

 

 

Ecco come tagliare il debito senza far soffrire nessuno

foto crisi.jpgUscire dalla crisi? La soluzione ci sarebbe: tagliare gli sprechi, quelli veri. Non certo la spesa sociale, che i tecno-devastatori stanno minando dalle fondamenta col risultato di far crollare la sicurezza quotidiana degli italiani, impoverendo il paese. Gli sprechi da tagliare – vere fabbriche di debito – sono le grandi opere inutili, l’immensa dispersione di energia e la peste chimica dell’agricoltura industriale, quella della grande distribuzione che oggi ci alimenta. Maurizio Pallante, fondatore del Movimento per la Decrescita Felice, ha le idee chiare: si può creare nuova occupazione senza fare nuovo debito, ma addirittura tagliandolo. Lo dimostra uno studio pubblicato dal “Sole 24 Ore” il 13 febbraio: per ogni 10 miliardi di euro investiti nella riduzione degli sprechi si possono ricavare 130.000 posti di lavoro di buona qualità, mentre investendo la stessa cifra in grandi opere si darebbe lavoro al massimo a 7.300 persone. La logica della crescita del Pil, inutilmente inseguita dal governo Monti, verrebbe letteralmente stracciata da una decrescita selettiva: la riduzione del Pil (indicatore convenzionale della crescita) non produrrebbe affatto recessione, ma benessere per tutti. «Quella che stiamo vivendo – afferma Pallante –è una crisi contemporaneamente economica, occupazionale, energetica e ambientale. Un coro unanime ripete che per superare questa crisi occorre rilanciare la crescita, peraltro senza riuscirci. Noi riteniamo che la crescita sia la causa della crisi che stiamo vivendo e quindi non può essere la soluzione». Una crescita continua dell’offerta competitiva di merci ha bisogno di tecnologie che riducono i posti di lavoro.

 

Risultato: crolla la domanda di quelle stesse merci. Fino a ieri, la domanda è stata sempre largamente sostenuta dal debito, che oggi ha raggiunto il 120% del Pil. Non si scappa: se di lavora per ridurre il debito, si riduce la domanda di merci e quindi si aggrava la crisi. Se invece si vuole rilanciare l’economia tradizionale bisogna aumentare la domanda e quindi produrre altro debito. Gli economisti mainstream, aggiunge Pallante, non tengono conto di un fattore ormai decisivo: i cicli produttivi impattano con le risorse ambientali, con il mondo in cui viviamo, in tre diversi momenti. Prima, quando prelevano le risorse. Poi nel momento in cui le trasformano in merci, utilizzando tecnologie che rilasciano negli ambienti sostanze inquinanti. E infine quando le merci prodotte giungono al termine della loro vita e diventano rifiuti, che vengono scaricati nell’ambiente con costi altissimi. Cambiare paradigma? E’ possibile: basta trovare più denaro per fare investimenti per attività utili. Attenzione: «Non ci interessa creare occupazione purchessia: ci interessa creare occupazione utile», e quindi «serve trovare denaro per fare investimenti in attività utili senza accrescere il debito». Come? «In un modo soltanto: attraverso la riduzione degli sprechi», che non sono certo gli ospedali o le pensioni. E’ sufficiente aprire il capitolo più scandaloso, quello energetico: «In Italia noi sprechiamo il 70% dell’energia che utilizziamo». Un sistema che spreca il 70% dell’energia che produce o acquista a caro prezzo, aggiunge Pallante, è come un secchio bucato: sei costretto ad aggiungere acqua che andrà perduta. «Di fronte a questa situazione, in genere gli ambientalisti hanno detto che bisogna sostituire le fonti fossili con le rinnovabili». Sbagliato: «La priorità non è questa: prima bisogna ridurre il buco nel secchio, cioè gli sprechi di energia». Soltanto se si saranno ridotti questi – primo passaggio, logico e metodologico – si potranno sviluppare in maniera significativa le fonti rinnovabili. Solare, eolico, geotermico: le rinnovabili non sono in grado di soddisfare gli stessi sprechi alimentati dalle fonti fossili. Per cui, se non vogliamo che l’energia verde resti una percentuale limitata, «prima bisogna ridurre il fabbisogno riducendo gli sprechi», e poi soddisfare il fabbisogno residuo, cioè quello reale, con le fonti rinnovabili. L’operazione è ultra-conveniente: non fa crescere il debito, alla lunga si ripaga da sola, e intanto produce occupazione pulita, utile per il sistema-paese: 130.000 posti di lavoro ogni 10 miliardi, contro gli appena 7.300 delle grandi opere. Basta considerare il settore edilizio: è immenso il lavoro che richiede la ristrutturazione energetica degli edifici. Al meeting di Cl a Rimini il viceministro Mario Ciaccia ha detto che bisogna esentare dall’Iva le grandi opere? Ovvio: il loro obiettivo, «irraggiungibile, oltre che non desiderabile», è quello di rilanciare l’economia «attraverso le grandi opere che non servono, nell’illusione di creare posti di lavoro» che in realtà sono briciole, «rispetto a quelli si possono creare in attività che riducono l’impatto ambientale, lo spreco di risorse e che si pagano da sé con i risparmi che consentono di ottenere». Il problema è nel manico, nella politica: «Noi oggi siamo governati da una alleanza tra i partiti, ottocenteschi e novecenteschi, e le grandi aziende multinazionali nell’ottica della globalizzazione», dice Pallante. Perché le grandi opere? Semplice: «Perché le possono realizzare solo le grandi aziende, e vengono commissionate dai politici attuali». Risposta politica: «Occorre iniziare a costruire una alleanza sociale diversa rispetto a questa, una alleanza strategica con le piccole e medie industrie», contro l’alleanza storica tra multinazionali e vecchi partiti. «Su questo settore si può trovare anche una alleanza con il sindacato, perché è l’unica maniera che noi oggi abbiamo di cambiare grandi numeri di occupazione, ma soprattutto di iniziare a installare anche nella testa del sindacato l’idea che non basta creare occupazione qualsiasi, ma che serve creare una occupazione utile». Un salto di qualità: primo, autosufficienza energetica. E al tempo stesso: sovranità alimentare. L’agricoltura chimica, quella che distribuisce prodotti di massa al supermercato, è assolutamente dannosa: inquina e impoverisce i suoli. E inoltre «costa un sacco di soldi, perché tutta la chimica dell’agricoltura richiede grandi consumi di energia». E l’aumento del prezzo delle fonti fossili, spiega Pallante, comporterà un aumento progressivo dei generi alimentari: «Non soltanto per il trasporto a distanza, come qualche giornale dice, ma proprio per le tecnologie di produzione». Convenienza ecologica e tutela della salute, ma anche convenienza economica: ecco le armi vincenti che spiegano il successo crescente dell’agricoltura biologica. Molti giovani, anche laureati, iniziano a tornare a lavorare in campagna, archiviando la logica della grande distribuzione organizzata. E’ l’ economia del futuro, il territorio: piccole e medie aziende, agricole e artigianali, che scoprono nuove forme alternative di commercializzazione dei loro prodotti: i gruppi d’acquisto solidale per smerciare i prodotti stagionali, quelli della filiera corta. Vivere meglio costa meno, è dimostrato: ma bisogna organizzarsi. «Sul territorio – dice ancora Pallante –occorre incentivare queste forme di economia sana, che non inquina, non gonfia il debito e crea occupazione pulita. Non vogliamo che il Pil diminuisca semplicemente perché si mette il segno meno al posto del segno più: è la qualità a dimostrare che la decrescita del Pil produce il benessere che ci serve, scacciando una crisi prodotta proprio da una crescita cieca e malsana, che oggi si è arenata di fronte all’overdose della sua droga storica: il debito».

P. M.

 

LA CORALE IUBILAEUM IN CORO PER SAN PIO.

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Ancora una volta, per la terza volta, la Corale Polifonica Iubilaeum, della Parrocchia San Francesco di Paola di Augusta, ha animato le Sante Messe in onore di san Pio, a San Giovanni Rotondo. Sabato 1 su TelePadrePio e domenica 2 settembre, in diretta nazionale su Retequattro, i coristi augustani, diretti dal signor Luigi Trigilio, accompagnati all’organo dal maestro Paolo Cipolla di Catania e dal Presidente, nonché solista Melchiorre Fragalà, hanno cantato nel Santuario dedicato al grande Santo, suscitando profonda emozione nei presenti e provandola in prima persona. I coristi hanno affermato che una tale esperienza ha lasciato un segno indelebile in ognuno di loro, infatti cantare in un Santuario e in diretta nazionale è un grande onore ma comporta anche l’enorme onere di rappresentare la propria città, Augusta. La preghiera, il canto, l’omaggio a san Pio sono state le tappe più importanti del pellegrinaggio di tutti gli augustani, che insieme ai coristi hanno affollato il Santuario. Non sono mancati momenti di convivialità, che hanno evidenziato il legame che unisce i coristi, i quali anche in albergo hanno mostrato che il canto è la loro passione più grande, deliziando le serate degli altri ospiti presenti in hotel. Ogni sera, il pianoforte, suonato dalle abili dita del maestro Cipolla e le voci armoniose dei coristi, hanno ottenuto calorosi applausi dai presenti, che da tutte le parti d’Italia erano giunti lì per onorare il Santo e che hanno voluto ascoltare anche brani profani del vasto repertorio dei coristi della Iubilaeum. Tutti i coristi sono orgogliosi del ripetersi biennale dell’appuntamento, che li vede sempre pronti a rispondere positivamente all’invito loro rivolto. Innumerevoli telefonate, messaggi, e-mail e congratulazioni sono giunte da varie parti d’Italia, segno che il canto della Iubilaeum ha impressionato favorevolmente quanti hanno avuto modo di seguire le dirette televisive.  “Non c’è due senza tre”,  ha sostenuto il direttore della Corale, Luigi Trigilio, pronto a ripetere ancora altre volte l’ormai abituale viaggio in terra di  Puglia,per onorare San Pio.   

    Carmela  Mendola 

AUGUSTA, LA POLIZIA SEQUESTRA DOCUMENTI AL COMUNE

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AUGUSTA. Continuerà ancora  ad  andare avanti per  alcune settimane, l’ispezione della commissione ispettiva nominata dal prefetto di Siracusa al comune di Augusta. Funzionari amministrativi e ispettori di Polizia, Carabinieri e Guardia di finanza nei giorni scorsi si sono presentati in Municipio chiedendo di prendere visione e di acquisire una serie di documenti. Ufficialmente si parla di “ispezione”, ma non è dato sapere da cosa ha preso le mosse l’azione e l’oggetto della indagine. Secondo indiscrezioni, sarebbero stati acquisti documenti relativi al protocollo generale degli ultimi cinque anni, ma anche atti deliberativi addirittura risalenti agli anni ‘60. La documentazione richiesta riguarderebbe un po’ tutti i settori e anche l’attività del consiglio comunale. Dovrebbe trattarsi degli sviluppi di una indagine del 2008 della Direzione Distrettuale Antimafia di Catania al termine della quale è stato inoltrato un rapporto al Ministero degli Interni che avrebbe delegato la Prefettura di Siracusa di nominare e inviare ad Augusta una commissione ispettiva. Una gran mole di documentazione è stata già acquisita ed è stata depositata in alcuni uffici dell’Ente e  a cui sono stati posti i sigilli.

 

      La Sicilia

AUGUSTA, AMARCORD: UNO SQUARCIO DI “GIUSTIZIA”.

 

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AUGUSTA. Guardando la vecchia fotografia  è come, a un tratto, ritrovarsi dopo un lungo viaggio. Avverti, strisciante sulla pelle, un piacevole brivido di intensa commozione. Una foto, l’occasione di un ricordo, di memoria carica di mille eventi, delle strenue e vibranti diatribe legali in quella modesta aula delle udienze nella vecchia Pretura di via Megara. Eppure quella foto racchiude tante emozioni che emergono prepotenti come allora, nel 1974. È il Foro di Augusta, racchiuso in quel rettangolo fotografico, da cui è facile cogliere il cordiale e sereno rapporto interprofessionale, allorquando rispetto, lealtà fra avvocati, magistrati e funzionari, erano la base fondamentale della corretta convivenza nello svolgimento dei reciproci compiti. È proprio un giorno del ’74 che un fotografo occasionale volle regalarci questo ricordo. Ci dispose in tre file per coglierci tutti, e anche, perché tutti volevamo essere ripresi, compresi i due uscieri storici

In alto, da sinistra a destra: 1) Liborio Lombardo, usciere; 2) Avv. Sebastiano Carruba; 3) Carlo Petracca, usciere; 4) avv. Elio Salerno; 5) altro non identificato; 6) avv. Francesco Migneco (con occhiali scuri); 7) avv. Benedetto Maiorana.

Seconda fila, da sinistra a destra: 1). Giuseppe Lo Conte (notaio); 2) due seminascosti non identificati; 3) avv. Antonio Passanisi (seminascosto); 4) avv. Sebastiano Pustizzi; 5) avv. Rosa Attanasio; 6) avv. Franco Greco; 7) avv. Ugo Pera; 8) due seminascosti non identificati; 9)  Salvatore Scala, Cancelliere Capo; 10) avv. Luciano Cicciarello (seminascosto); 11)  Salvatore Castagna, pretore; 12) avv. Domenico Moschetto; 13) avv. Vincenzo Passanisi; 14) avv. Salvatore Bordonaro; avv. Tano D’Amico.

Fila in basso, da sinistra a destra: avv. Turi Migneco; 2) Perito Medico Legale; 3) C.te Guardia di Finanza Augusta; 4) avv. Domenico Moschetto; 5). Vincenzo Sapere, Ppetore dirigente; 6) Comandante Capitaneria di Porto Augusta; 7) Eduardo Burrascano, Commissario P.S. Augusta; 8). Romano Carrozza, Giudice; 9) avv. Umberto Inzolia; 10) avv. Pippo Riera.

  Di  tutti questi, tanti non ci sono più, ma di essi, noi superstiti, conserviamo, come colleghi e professionisti, una grande stima, per aver servito la Giustizia con onore e merito.

   Francesco Migneco

 

SARA’ CANDIDATO ALL’ARS MASSIMO CARRUBBA?

sind8.jpgAUGUSTA. E’ stata tutta in ascesa La carriera politica del giovane Massimo Carrubba, figlio delo scomparso geometra Pippo, potente capufficio tecnico del Comune per molti anni, fratello di Francesco , potente tycoon televisivo locale, che ha tentato per qualche tempo di emulare Berlusconi pigliatutto nel campo dei media. Prima un quinquennio di soldato semplice all’ente Provincia, nel cui consiglio era stato eletto grazie appunto al sostegno mediatico del fratello e al profondo  serbatoio di voti di Villasmundo, frazione popolata sì da augustani, ma anche da molti autoctoni capeggiati da Nuccio Scolo, cugino del medesimo Carrubba; poi un altro quinquennio addirittura come vice presidente dell’ente e assessore ai lavori pubblici.  Infine, quasi dieci anni di sindacatura, eletto nel 2003, con largo consenso, riconfermato per un pelo quasi nel 2008. Da tempo correvano per la città le voci secondo cui il sindaco ambiva ad altro, non potendo ricandidarsi a breve scadenza e non avendo altra occupazione che quella di politico, anche se ha saggiamente investito i suoi emolumenti. A che cosa ambisce Massimo Carrubba? A fare il deputato, non importa se all’Assemblea Siciliana o alla Camera nazionale; anzi, forse meglio all’ARS, i cui “deputati” sono pagati alla stessa stregua dei senatori della repubblica. Comunque sia, era necessario, almeno per quanto riguarda la candidatura all’ARS dimettersi entro il 31 agosto, visto che  voterà alla fine del prossimo ottobre. E così Massimo Carrubba ha fatto, lasciando alla città questo “spirituale” comunicato: “Dopo oltre nove anni di lavoro al servizio della città ritengo esaurito il mio compito di primo cittadino, al quale ero stato eletto nel 2003 e poi riconfermato nel 2008. Nella tarda mattinata di oggi ho rassegnato le mie irrevocabili dimissioni dalla carica di sindaco di Augusta preso l’ufficio del Segretario generale. Ho ringraziato il presidente del Consiglio comunale Amato per la preziosa collaborazione prestatami nel corso di questi ultimi quattro anni nel difficile, ma affascinante compito di amministrare la nostra Comunità cittadina, soprattutto in tempi di crisi economica come quelli che stiamo attraversando. Ho pregato il Presidente di estendere questo mio ringraziamento sentito anche a tutti i Sigg. Consiglieri componenti l’Assemblea che Lei presiede, che, sebbene con diverse posizioni, hanno sempre cercato di privilegiare l’interesse collettivo. A tutti loro formulo i miei auguri più sinceri. Ringrazio gli assessori e tutti i funzionari e i dipendenti comunali per la leale collaborazione che mi hanno offerto in questi lunghi anni. Rimango al servizio della mia città e a disposizione del mio partito, il Pd, per offrire il mio contributo nei modi e nei tempi che saranno ritenuti opportuni.
Massimo Carrubba” Lo candiderà il PD? Staremo a vedere

Giorgio Càsole

AUGUSTA. LICEALE DELLO SCIENTIFICO VINCE VIAGGIO A LIPARI

LIC.jpgAUGUSTA. Vincenzo Barba, giovanissimo liceale, che lo scorso anno scolastico frequentava il primo anno del liceo scientifico ,  avendo come docente d’italiano il nostro Giorgio Càsole, ha partecipato a un concorso indetto dalla sezione siracusana dell’ANPPIA, associazione nazionale partigiani e antifascisti d’Italia,  con un elaborato sulla figura dell’unico  siracusano rinchiuso nei lager nazisti, padre Paolo Liggeri, augustano di nascita, residente a Milano durante l’occupazione nazista, fondatore dell’istituto LaCasa, il primo consultorio italiano. In quella “Casa” padre Liggeri ospitava i perseguitati del nazi-fascismo e, per questa ragione, fu ru destinato ai campi di concentramento, come  gli ebrei destinati alla soluzione finale. L’ANPIA, rappresentata  a Siracusa dal maestro Orazio Carpino, organizza annualmente un concorso rivolto agli studenti delle scuole per tenere viva la fiaccola del ricordo e normalmente  premia i vincitori  donando loro libri significativi. Quest’anno il premio consiste in un viaggio a Lipari, la più importante delle isole eolie, terra di confino durante il regime fascista I vincitori partiranno venerdi’ 7 per far ritorno domenica 9.

G. C.

AUGUSTA, MALASANITA’ ORDINARIA : 5 MESI DI ATTESA PER UN ELETTROCARDIOGRAMMA

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AUGUSTA. Nonostante l’enormità della spesa per mantenere efficiente ed efficace il sistema sanitario italiano, nonostante le attrezzature costose che, sovente, vengono poco usate o addirittura non utilizzate, come nel caso di una camera iperbarica mai entrata in funzione all’ospedale di Augusta, ancora duole dove registrare casi di “malasanità” pubblica.  Il sistema sanitario privato funziona meglio di quello pubblico, anche se , spesso,  quasi tutte le cliniche private si reggono sui rimborsi pubblici. C’è, inoltre, da sottolineare il caso tutto italiano di molti medici che ricevono un discreto stipendio nel settore pubblico e poi rimpinguano questo stipendio negli istituti privati. Queste riflessioni vengono alla mente quando un augustano, residente però a Villasmundo, U. B. di 69 anni, ci telefona per segnalarci il proprio caso di utente che ha necessità di  un elettrocardiogramma. Si reca all’ospedale di Augusta e gli rispondono che può essere ospitato al “Muscatello” fra 15 mesi. Avete letto bene: per un elettrocardiogramma U. B. deve attendere fino a novembre 2013. Nel frattempo? Può subire un infarto, può morire?  Meglio recarsi alla clinica privata.

G. C.