Augusta/Muscatello. La speranza e’ l’ultima a morire? No è MORTA! La Ginecologia va a Lentini – di Giorgio Càsole

muscatello2.jpgcas.jpgAUGUSTA. 19 febbraio.   Spes ultima dea, dicevano i Romani e noi diciamo che la speranza è l’ultima a morire. Ricordiamo il proverbio latino e italiano a proposito della prevista occupazione dell’ospedale Muscatello, indetta, organizzata e diretta, in prima persona, dal sindaco Carrubba,  che ha annunciata  al consiglio comunale, indetto ad hoc, dal  presidente Amato, la mattina di venerdì 17. E, immediatamente, è stata suonata  la grancassa da alcuni gruppi dei social network e da qualche organizzazione sindacale, come la CGIL, che ha reclamizzato l’evento con  un paio di manifesti murali vergati a mano, in cui l’organizzazione, come ha fatto altre volte, invita “tutti i cittadini a partecipare”. Secondo gl’intendimenti del sindaco, che sembra si sia svegliato da un lungo letargo, l’occupazione del presidio ospedaliero dovrebbe far recedere il duetto regionale Lombardo-Russo, rispettivamente “governatore” e assessore alla Salute della nostra Regione dal loro proposito di trasferire  i reparti di ginecologia-ostetricia e pediatria nel faraonico ospedale di Lentini, bello sicuramente a vedersi, che ne è privo, tanto che molte donne lentinesi vengono a partorire proprio qui ad Augusta. E , allora, perché togliere a Augusta un reparto augustano doc, nato e potenziato per volere di un augustano di vaglia quale è stato lo scomparso  Salvatore Paci, medico specialista con libera docenza all’Università di Catania? Perché, rispondono Lombardo e Russo, in coro o singolarmente, bisogna risparmiare e bisogna tagliare i “punti nascita” (orribile espressione coniata forse dai due: uno, Lombardo,  psichiatra in aspettativa dell’ASP di Catania, l’altro, Russo, magistrato,sempre in aspettativa, del tribunale etneo).Che bisogna risparmiare è giusto, ma è anche sacrosanto e giusto che non si  deve risparmiare sulla pelle dei cittadini, com’è sancito dalla Costituzione. Bisogna tagliare dov’è logico: Facciamo due esempi. A Ragusa città c’erano, fino a non molti anni fa, tre ospedali: due di questi, il Civile, ex ospedale Mussolini”, ubicato a Ragusa superiore aveva tutti i reparti di un ospedale funzionale, l’altro, chiamato “Paternò Arezzo”, ubicato a Ragusa Ibla, la Ragusa vecchia, aveva gli stessi reparti del “Civile”.Quest’ultimo, addirittura, aveva un doppione al suo interno: oltre al normale reparto di ginecologia, dove nascevano i bambini, c’era un altro reparto, denominato fittiziamente di “patologia ostetrica”,  dove nascevano regolarmente i bambini: Il doppione era stato realizzato per accontentare due primari. Un’enormità, ovviamente. Il terzo ospedale ragusano, chiamato “Giambattista Odierna”, aveva reparti specialistici. Questi tre ospedali aveva autonomia amministrativa e gestionale,Quando, però, è subentra la razionalizzazione delle ASL, poi ASP in Sicilia, sono stati eliminati i doppioni dispendiosi. Ovviamente, com’era giusto. Per risparmiare, sono stati aboliti molti primariati. Facciamo un esempio: nei vari ospedali di un’ASP ci sono i reparti di oculistica, ognuno dei quali, prima,  aveva un suo primario; ora c’è un solo primario o dirigente per tutti i reparti e, se è necessario,  tale dirigente si sposta da un reparto all’altro. Però, per risparmiasre non sono state abolite le figure o non sono stati drasticamente ridotti gli stipendi  dei cosiddetti manager o direttori generali che, di norma, sono pagati 250 mila euro l’anno, con l’aggiunta di benefici, cioè altri soldi, se procurano risparmi. Come li procurano questi risparmi? Lesinando sui prodotti farmaceutici ,garze o altro, come mi confermava un medico del Muscatello, che vuol mantenere l’anonimato. Però, poi spendono i nostri quattrini per far stampare giornali semiclandestini, con tanto di stipendio al direttore e ai redattori, giornali  “inutili”, come direbbe Celentano, anche perché a Siracusa il giornale dell’ASP, diffuso non sappiamo dove e quando, riporta spesso la foto a tutti denti del sorridente direttore generale Maniscalco, come abbiamo potuto constatare quando c’è stata mostrata una copia. Maniscalco, su ordini del Duo Lombardo-Russo, ha disposto con decreto il trasferimento di ginecologia-ostetricia per accontentare chi? I lentinesi, in primo luogo, il loro deputato Gennuso, che milita nell’MPA di Lombardo, e poi Lombardo  e Russo, non certo per motivi di razionalizzazione della spesa, perché se si volesse davvero razionalizzare, l’ospedale Muscatello manterrebbe il “suo” reparto di ostetricia e quello, collegato, di pediatria, e  il nosocomio di Lentini potrebbe avere reparti nuovi di zecca. Il mio ragionamento è logico.  Ma la logica non coincide con la politica.

 

Augusta, 21 febbraio . Avremmo voluto esordire in altro modo. Eravamo attaccati a un sottilissimo filo di speranza. Pensavamo, speravamo, desideravamo ardentemente che il colpo di remi del sindaco che ci troviamo avrebbe potuto far  mutare le posizioni. Quale illusione!  Eppure l’avevamo detto, attraverso il web, e scritto, su queste e altre colonne,  più e più volte in quasi quattro anni, da quando, cioè, alla Regione comandano Lombardo e Russo,  che il Muscatello era in pericolo. Sul Diario di sabato scorso, 18 febbraio,  abbiamo pubblicato il nostro articolo sulla chiusura del reparto di ostetricia-ginecologia con il titolo 29 febbraio 2012: giorno infausto nella storia di Augusta. Siamo stati profetici, dunque? No, sapevamo che quello era il giorno stabilito dal decreto per il trasferimento a Lentini, dove ora certo canteranno vittoria, anche perché molto personale paramedico lavorava qui da noi, sobbarcandosi al pendolarismo e, fra qualche giorno, potrà lavorare sotto casa.

 

Siamo caduti nell’ultima illusione provocata dall’appassionato discorso del Carrubba che, in consiglio comunale,  una settimana fa, sembrava intenzionato, lancia in resta, ad andare contro tutto e tutti, pur di salvare il Muscatello dalla gravissima perdita  e sembrava pronto a barricarsi dentro. E’ durata un giorno questa speranza.  Il 21 febbraio tutto è rientrato nei ranghi.  Il sindaco –“barricadiero” s’è arreso subito, forse perché ha visto che pochi cittadini  erano con lui. Per forza, gli augustani, apatici e abulici per natura quali siamo, si sono probabilmente stancati di tutte questo gridare “al lupo, al lupo”, senza costrutto, senz nerbo – tanto i giochi sono stati decisi in alto loco – o,  forse, sono ormai  indifferenti al fatto che i figli nasceranno altrove, non più ad Augusta. A meno che  non ritornino all’antico, a oltre cinquant’anni fa, quando si nasceva in casa, come sono  nati in casa chi scrive, suo  fratello e sua sorella.

 

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C’è da vergognarsi d’essere augustani. Mi fa male dirlo e scriverlo. Fa molto male a me, nato qui, vissuto qui, con figlie che vivono qui. La perdita di Ginecologia-ostetricia l’avverto come un pugno nello stomaco, come se mi avessero sbattuto la porta in faccia. Eppure sul piano personale non mi ha mai toccato, perché le mie figlie sono nate a Ragusa, essendo mia moglie originaria di quella città . Non abbiamo saputo condurre una battaglia vincente. Eppure, per oltre tre anni e mezzo avevo indicato la strada, avevo ricordato la battaglia vincente del 28 dicembre 1960. C’è da restare amareggiati nel profondo. A Lentini si potevano aprire reparti nuovi e lasciarci quello nostro, storico, portato all’eccellenza da Salvatore Paci, il ginecologo , figlio di questa terra, che volle lasciare Catania per  tornare qui. RICORDATEVI QUANDO QUALCUNO CHIEDERA’ IL VOTO e, SE E’ POSSIBILE, RITORNIAMO A FAR NASCERE I FIGLI IN CASA.

 

Giorgio Càsole