La chiusura dei reparti di Ginecologia e di Pediatria: una decisione irrazionale e iniqua – di Giuseppe Moschitto

3pro muscatello.jpgAUGUSTA.      Ippocrate (460-377 a. C.), il padre della Medicina, cosi definiva questa disciplina che lui stesso professava con grande rigore morale: “Descrivere il passato, comprendere il presente, prevedere il futuro, questo è il compito della medicina”. Una definizione che, ancora oggi dopo più di 24 secoli, si presenta di grande attualità sia per la medicina clinica tradizionale sia per l’epidemiologia (la scienza che si interessa della salute della collettività) il cui campo di applicazione è molto vasto, fra cui annoveriamo la programmazione sanitaria e l’educazione alla prevenzione.

     L’assessorato alla sanità della Regione Siciliana nell’elaborare il programma di riordino degli ospedali della provincia di Siracusa, ha ignorato i princìpi ippocratici sopradetti poiché, pur disponendo di una gran mole di indicatori epidemiologici (del passato e del presente), indispensabili per redigere un piano sanitario assemblea pro H aula magna.jpgimparziale e adeguato alle esigenze di salute dei cittadini, ha privilegiato un sistema decisionale basato, non sulle evidenze scientifiche emerse dagli innumerevoli studi epidemiologici, ma su una logica politico-economica. Una scelta irrazionale con un epilogo tanto insensato quanto ingiusto, la chiusura, per decreto, di due reparti dell’Ospedale Muscatello di Augusta, la Ginecologia e la Pediatria, penalizzando oltre misura i cittadini che vivono in una vasta area dichiarata “a elevato rischio di crisi ambientale”, definita e conosciuta in tutto il mondo come “il triangolo della morte”. Una scelta che lungi dal ridurre gli errori, gli abusi e gli sperperi del passato sta compiendo un nuovo errore, quello di sacrificare sull’altare del “risparmio” il diritto alla salute di decine di migliaia di cittadini che da più di trenta anni vivono nel panico, terrorizzati da notizie drammatiche sull’accertata insorgenza di specifiche infermità che quasi quotidianamente vengono diffuse dai mezzi di informazione. Una scelta che rasenta il paradosso: per combattere la malasanità del passato, indiscussa e riconosciuta da tutti, ha creato un altro caso assimilabile a “malasanità”, il decreto assessoriale n° 753/2010 che prescrive una yerapia, ossia la chiusura dei reparti di Ginecologia e Pediatria dell’ospedale di Augusta, ignorando la diagnosi, ossia il quadro sanitario reale del bacino di utenza dell’ospedale di Augusta, quadro sanitario scaturito da una lunga serie di indaginie epidemiologiche.

    In provincia di Siracusa,  infatti, negli ultimi 15 anni, sono stati eseguiti moltissimi studi epidemiologici, condotti da prestigiosi organismi istituzionali provinciali, regionali e nazionali, che hanno prodotto una gran mole di dati, tali da aver consentito di disegnare una mappa completa delle patologie più frequenti in ciascuna area geografica dei 21 comuni della provincia. Mi riferisco al Registro Territoriale di Patologia dell’ASL 8 di Siracusa, al Registro Tumori della Provincia di Siracusa curato dall’ASL-8 e dal Dipartimento di Igiene dell’Università di Catania, all’OER (Osservatorio Epidemiologico Regionale), al Registro IPIMC (Indagine Policentrica Italiana sulle Malformazioni Congenite), all’I.S.MA.C. (Indagine Siciliana Malformazioni Congenite), all’AIRTUM (Associazione Italiana Registri Tumori) oltre agli innumerevoli studi su Patologie specifiche, condotti da esperti in materia. Una preziosissima banca dati letteralmente ignorata, come se non esistesse. Una banca dati particolarmente ricca di informazioni sulle patologie che più affiggono la popolazione di Augusta e delle aree limitrofe: i tumori, le malformazioni congenite e le malattie perinatali, da cui derivano anche le frequenti interruzioni volontarie di gravidanza.

 Proprio quelle malattie che richiedono una specifica assistenza ginecologica e pediatrica.

 

PERCEZIONE SANITARIA NEL TERRITORIO

    Ebbene, cosa dicono i risultati degli studi di questi ultimi 15 anni di osservazione nel distretto sanitario di Augusta e nelle aree limitrofe? La prudenza vuole che, per evitare di incorrere in errori di interpretazione, la risposta venga demandata alla comunità scientifica, la sola in grado di dare risposte credibili e affidabili. Infatti,  l’esperienza insegna che, a volte, risultati di uno stesso studio, possono essere interpretati da persone diverse in modo diverso (per superficialità, emotività, opportunismo etc.), o peggio ancora che vengono divulgati dati assolutamente privi di fondamento scientifico, come è successo nel 1980 ad Augusta, caso che descriveremo in seguito.

    Invece, quello che possiamo dire con certezza è che la situazione sanitaria, con particolare riferimento ai tumori e alle malformazioni congenite, comprese le patologie a esse connesse, viene percepita dalla popolazione del distretto sanitario di Augusta, da più di trent’ anni, come una tragedia ambientale e sanitaria senza precedenti, e che, col trascorrere degli anni, si sono manifestati nella popolazione segni di sfiducia e di sospetto verso la sanità regionale, verso la classe politica, verso le istituzioni in genere. Motivo: La popolazione di Augusta ancora oggi si sente abbandonata a sé stessa, delusa e indignata perché le istituzioni  hanno sempre sottovalutato e spesso ignorato le legittime aspettative di uno dei bisogni primari dei cittadini, qual è il diritto alla salute. Eppure, nonostante quest’ abbandono, i cittadini di Augusta hanno sempre mantenuto un contegno corretto e rispettoso verso le istituzioni, soffrendo dignitosamente in silenzio. Ma fino a quando? 

A questo punto occorre fare un passo indietro nel tempo per rinfrescare la memoria ai responsabili della salute pubblica sulla reale situazione sanitaria dell’area orbitante attorno all’ospedale Muscatello, ritenuta, anche dall’OMS, disastrosa.

    Iniziamo col descrivere l’evento che ha scatenato uno smisurato allarmismo nella popolazione residente, da cui ha avuto inizio la sopradetta percezione di tragicità  sanitaria.

 

ENFATIZZAZIONE E SUPERFICIALITA’ DELLE INFORMAZIONI

      Il caso delle “malformazioni congenite ad Augusta”

      All’inizio del 1980 la città di Augusta viene scossa da un evento traumatico per la rilevazione, presso l’ospedale Muscatello di un aumento di bambini nati con gravi malformazioni congenite di 3 o 4 volte superiori a quello registrato negli anni precedenti.

      La divulgazione di questa notizia fa precipitare la popolazione in un angoscioso timore.

      In breve tempo la notizia sui nati malformati si diffonde non solo in tutti i comuni d’Italia (compresi quelli più sperduti),  ma addirittura oltre i confini nazionali, grazie a un

‘a intensa campagna mediatica condotta dai potenti mezzi di informazione.

    L’evento viene messo in grande risalto dalle principali

agenzie di stampa nazionali e internazionali; i quotidiani nazionali e locali pubblicano notizie allarmanti sulle “malformazioni congenite ad Augusta”, ponendole spesso in prima pagina con vistosi titoli a caratteri cubitali, così come fanno in modo eclatante i periodici d’informazione, i rotocalchi e le riviste specializzate. Le reti radiofoniche e televisive non sono seconde alla carta stampata nella divulgazione di questo allarmante fenomeno, in particolare la televisione che dai canali pubblici e privati, nazionali e locali non usa mezzi termini nel mandare in onda interviste e immagini, talora raccapriccianti, sulle infermità di alcuni neonati, alimentando, oltre misura, il panico tra la popolazione.

      Quello che più colpisce la gente è il modo con cui il fenomeno viene riportato e descritto. Spesso i titoli dei giornali e della  televisione compendiano i loro servizi, senza alcun rossore in faccia di chi li pubblica, in quanto immorali e altamente lesivi della dignità dell’essere umano, in titoli deliranti come quelli che seguono:

        “Augusta – La città d’Italia col più alto tasso di malformati”

        “Augusta – La fabbrica dei mostri”

        “Augusta – La città dei baby mostri al petrolio”

        “Augusta – La città dove i bambini nascono dimezzati

        “Polo industriale – il triangolo della morte”

        “Polo industriale – il triangolo maledetto”

        “Polo industriale – la fabbrica della diossina”

        “Augusta come Seveso? No, peggio!”

        “Augusta – the deadly ground”

         E potremmo continuare a lungo con frasi del genere.

     Una tragedia immane si è abbattuta su tutta la città, ma in particolar modo sulle famiglie dei neonati colpiti da questa crudele morbosità prenatale.

     Il panico presto si trasforma in terrore per tutta la popolazione, in modo particolare per le giovani coppie sposate da poco, che hanno paura di mettere al mondo dei figli e per le donne che si trovano in stato di gravidanza, molte delle quali scelgono (per precauzione) di interrompere volontariamente la gravidanza ricorrendo ad aborti, il più delle volte, clandestini.

    Vittima la città di Augusta che, colpita nel cuore da questa inaudita, continua, e irresponsabile campagna più spettacolare che di informazione, perde la sua vera tradizionale identità e da quel momento in poi, per il mondo intero, diventa “la città dei malformati “.

    Questo scenario infernale, da “ultima chiostra di malebolge”, (altro titolo di giornale), divulgato in tutto il mondo, è stata la causa determinante che ha dato origine alla percezione di tragicità ambientale e sanitaria in cui vivono i cittadini di Augusta e delle aree limitrofe.

 

INFORMAZIONI CONTRADDITTORIE

    Ho voluto descrivere questo episodio per due motivi: primo per mettere in risalto in quale stato di tensione psicologica vive, da più di trenta anni, la popolazione di Augusta e secondo perchè il “caso” descritto si tinge ancora oggi di mistero per le versioni contrastanti su come è stato valutato il fenomeno “malformazioni”. Misteriosamente,  la Regione Siciliana ha ridimensionato drasticamente il quadro tragico dipinto dai mezzi di comunicazione. Infatti, da un’indagine sul “caso malformazioni congenite. ad Augusta”, condotta da una commissione tecnica, nominata dalla stessa Regione Siciliana (Decreto Assessoriale  26883 del 16/10/80), indagine estesa ad altri tre ospedali del centro sud della provincia, emerse quanto segue:

a) In 11 anni di osservazione (dal 1970 al 1980) la frequenza delle malformazioni congenite (n° di nati malformati su mille nati) osservata all’ospedale Muscatello di Augusta è risultata molto al di sotto della media nazionale e addirittura la più bassa tra i quatto ospedali indagati  b) nel 1980 (l’anno critico in cui è scoppiato il “caso”) la frequenza risultava ancora più bassa della media nazionale e al secondo posto tra i 4 ospedali indagati. c) tutti i dati disponibili (provinciali e nazionali) furono dichiarati inattendibili in quanto prodotti con metodi privi dei minimi requisiti scientifici che la statistica richiede.

     L’episodio descritto induce ad alcune inquietanti riflessioni:

 com’ è stato possibile creare “sul nulla” (risultati della Regione Siciliana) un caso allarmistico di portata internazionale, che ha seminato terrore tra le donne di Augusta? Come mai, dopo 30 anni, non è stata fatta ancora chiarezza? E’ stato un allarmismo fondato su fatti oggettivi oppure un allarmismo ingiustificato e strumentale? A chi giova nascondere la verità? A questi interrogativi i cittadini aspettano ancora che sia data una risposta chiara. La poca chiarezza non aiuta a risolvere i problemi anzi  li aggrava, crea confusione tra la gente e fa perdere la credibilità nelle istituzioni, proprio quello che è successo alla popolazione di Augusta. E non poteva essere altrimenti se ancora oggi non si conosce quale delle due versioni, tragica secondo i mezzi di informazione e normale secondo la Regione Siciliana, è quella giusta.

  Non è da sottovalutare inoltre il fatto che la leggerezza, la superficialità e l’irresponsabilità nel divulgare notizie allarmistiche incontrollate, che poi vengono ridimensionate o smentite, possano portare gravi conseguenze di rilevanza emotiva e sociale, difficilmente prevedibili.

      L’enfatizzazione del “caso malformazioni congenite. ad Augusta”, se da un lato ha creato il clima di tragicità che ancora persiste in città, dall’altro lato ha avuto l’effetto di sensibilizzare la Sanità sulla insorgenza di patologie prenatali, di accelerare l’iter per l’istituzione del Registro I.S.MA.C. e del “Registro Tumori di Siracusa” e infine d’ aver fatto emergere lo stato primordiale in cui versava, all’epoca, l’epidemiologia in provincia di Siracusa, da cui nacque l’esigenza di istituire in provincia una sezione di epidemiologia adeguata al bisogno. Il progetto fu realizzato in tempi relativamente brevi, tanto che dal livello zero del 1980 l’epidemiologia provinciale nel 1995 aveva già raggiunto un livello di prestigio. Tutto questo ha permesso, anche con la successiva istituzione del Registro Tumori di Siracusa, di disporre a partire dal 1995, con la collaborazione dell’Università di Catania, di un gran numero di dati epidemiologici utili alla sanità. I soli dati  attendibili e credibili per il rigore scientifico con cui sono stati prodotti, i soli dati da prendere in considerazione per valutare lo stato sanitario attuale del territorio. Tutti quelli precedenti al 1995 sono da scartare, perché inattendibili.   

 

UTILITA’ DEI DATI EPIDEMIOLOGICI 

     Sull’utilità di questa banca dati riportiamo un brano tratto dal volume ” I Tumori in Provincia di Siracusa dal 1999 al 2002” redatto dall’ Azienda USL 8 Siracusa e dal Dipartimento di Igiene dell’Università di Catania:

…..oltre alla sorveglianza sanitaria e alla ricerca scientifica, l’altro vero scopo dell’informazione epidemiologica è quello del supporto guidato alla valutazione dei servizi e alla programmazione sanitaria del territorio, senza i quali ogni studio diventa vano e fine a sé stesso.

La verità, come non ci stancheremo mai di ripetere, è che il compito dell’epidemiologia è anche quello di informare, … e soprattutto di farlo col massimo rigore scientifico, senza superficialità e senza enfatizzazioni.

Ai mezzi d’informazione, al management e soprattutto al decisore politico l’arduo e nobile compito di fare buon uso di questi dati!”

       Questo è quanto scrive la comunità scientifica, “Far buon uso dei dati epidemiologici …..” Altro che buon uso! L’assessorato alla Sanità, nel programmare il piano sanitario della provincia di Siracusa, ha completamente ignorato i dati prodotti dal Registro Tumori di Siracusa (11 anni di osservazione) e da altri importanti studi condotti negli ultimi 15 anni, sulla cui accuratezza e credibilità non vi sono dubbi. Dati statistici che avrebbero dovuto essere lo strumento di apporto alla preparazione di un piano sanitario provinciale imparziale, tale da assicurare un servizio sanitario equo e adeguato alle esigenze del territorio, e invece, senza questo apporto scientifico, è stato prodotto un decreto ingiusto che dà minori servizi e maggiori disagi, in particolare, ai cittadini di Augusta e delle aree limitrofe .                                

 

       Giuseppe Moschitto

La chiusura dei reparti di Ginecologia e di Pediatria: una decisione irrazionale e iniqua – di Giuseppe Moschittoultima modifica: 2011-07-07T12:00:00+02:00da leodar1
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