Al Palajonio solo un’autocelebrazione
“Ma non avete capito niente! Per ora è tutto SOSPESO! non abbiamo vinto niente ancora! deciderà il TAR. Per questo non bisogna abbandonare tutto anzi più attivi di prima! il problema è che chi ha parlato ha detto tutto tranne questo, belle parole per incitare, ma i fatti?” Il passo, riportato fra virgolette, è il telegrafico commento, con tanto di avversativa sbattuta in faccia all’inizio, pubblicato alle 20,46 di mercoledì 1° giugno su Facebook , dal giovane Salvo Marturana, dopo aver ascoltato quanto riferito all’assemblea popolare conclusasi poco prima al Palajonio, dove tutti i sedili erano occupati da tutti quei cittadini che erano ansiosi di conoscere le sorti dell’ospedale, dopo il sit-in del 30 maggio e dopo la convocazione in prefettura dei rappresentanti istituzionali, fra cui, ovviamente il sindaco Carrubba, e del comitato pro ospedale. Al Palajonio Carrubba ha avuto difficoltà a parlare, per via dei fischi e dei rumori contro la sua persona, così com’era stato fischiato il 26 marzo alla darsena e lo stesso 30 maggio quando aveva tentato di arringare i manifestanti, esortandoli a desistere. Bisogna riconoscere che, al Palajonio, Carrubba non s’è fatto intimidire e ha gradualmente risalito la china, attraverso sapienti figure retoriche e ha riscosso un lungo applauso quando ha detto che gli augustani hanno vinto giacché l’ospedale non si tocca, i reparti che dovevano essere trasferiti non lo saranno, anzi quello di psichiatria farà ritorno ad Augusta. Lo stesso discorso, più stringato e, pour cause, autocelebrativo, è stato fatto dal portavoce del comitato, il pediatra Riccardo Fazio, e da una signora, applaudita al suo ingresso per aver capeggiato tenacemente un gruppetto di irriducibili, che volevano continuare anche dopo il 30 maggio. La gente è sciamata via soddisfatta. Qualche giorno fa era circolata la voce che un’altra manifestazione doveva essere organizzata in alto loco, dalla stessa amministrazione comunale, l’8 giugno. La voce è rimasta lettera morta. Il sindaco si è sperticato in lodi verso il prefetto Florena Vacirca, cui preme sopra ogni cosa, come a tutti i prefetti, l’ordine pubblico, la calma. E calma s’è ottenuta. Purché non sia calma piatta, vorremmo sommessamente aggiungere. Un ex assessore municipale, già politico di lungo corso, ci ha detto che non si deve abbassare la guardia, perché- ha ragione Salvo Marturana- per ora non abbiamo vinto niente. Tuto è stato bloccatop, bloccato in attersa che il TAR, Tribunale Amministrativo Regionale, di Palermo decida, al posto dell’omologo di Catania che gli ha rinviato la palla, sul ricorso presentato dal Comune di Augusta per la mancata applicazione di una legge regionale che prevede il potenziamento delle strutture ospedaliere pubbliche nelle tre aree al rischio di crisi ambientale in Sicilia: Milazzo, Augusta, Gela, di cui Augusta è quella a più alto rischio, giacché, oltre a avere vicine le industrie inquinanti, come ce l’hanno Gela e Milazzo, Augusta corre il rischio derivante dalla presenza d’una base militare d’importanza strategica nazionale e corre anche il rischio sismico. Che cosa ha fatto, invece, l’assessore regionale alla Sanità, Russo? Ha decretato lo smantellamento del Muscatello.
E’ stato revocato questo famigerato decreto, come fu revocato, dopo la manifestazione del 28 dicembre 1960, quello ministeriale, che stava per trasferire a Siracusa parte delle competenze sul porto di Augusta? NO! E allora perché cantare vittoria?
Giorgio Càsole