Ad Augusta esplode la rabbia cittadina per evitare la chiusura dell’ ospedale Muscatello – di G. Càsole

DSCN0161.JPG

Circa diecimila persone hanno partecipato ad  Augusta alla mobilitazione pro Muscatello. PROVA  DI UNO SCIOPERO GENERALE?foto di G.C..jpg

AUGUSTA. Mattina del 26 marzo 2011, la temperatura è mite, la giornata si preannuncia come una di quelle giornate primaverili che invitano  a uscire. E’ sabato. Molta gente non lavora e si riversa fuori. I ragazzi delle scuole, nella stragrande maggioranza, disertano le lezioni. Da diversi giorni, attraverso tutti i mezzi di comunicazione, compresi il passaparola  e la diffusione tramite altoparlante, la cittadinanza di Augusta è avvertita: sabato 26 marzo grande mobilitazione per evitare la chiusura dell’ospedale civico intitolato al  notaio augustano Emanuele Muscatello, padre di  Giuseppe, il medico più illustre cui la città federiciana ha dato i natali.

La popolazione si mobilita, anche se , in privato, molti confessano che i medici e il personale ospedaliero in genere sono caduti di livello rispetto ad alcuni anni fa.  Si scende in piazza per il campanile, ma anche perché, obiettivamente, si ha paura, paura per sé o i propri cari. E se un giorno qualcuno dovesse subire un ictus o un infarto? Arriverebbe già morto a Lentini, dove dovrebbero essere trasferiti alcuni reparti o altrove.  A dare corpo alle ansie, alle preoccupazioni, alle paure e ai giusti risentimenti di tutti è Riccardo Fazio, pediatra in pensione (dopo aver lavorato per una vita proprio al “Muscatello”), portavoce del comitato cittadino pro Ospedale, trasversale ai partiti politici, costituito da esponenti di varie associazioni e movimenti che, a vario titolo, da anni sono a fianco dei cittadini qualunque, senza colore politico.

La popolazione  – circa diecimila persone, secondo una stima realistica – si è assiepata nell’area della darsena servizi, da dove si ammira il grande porto, vanto e orgoglio della città, fondata da Federico II di Sveva per via della baia ampia e profonda. E proprio al porto, alla “potenza del nostro porto che ogni anno dà all’erario venti miliardi di euro” che fa riferimento il medico Fazio improvvisatosi oratore lucido e persuasivo, tanto da ricevere, ripetutamente, gli applausi durante il suo discorso, che, gradualmente, si fa più vibrato fino a esplodere in una potente arringa proprio quando tocca il tasto dei contributi miliardari (in vecchie lire) che lo Stato  riceve da tutte le  esazioni  derivanti dal nostro porto. “Dovrebbero fare il nostro ospedale tutto d’oro”  grida  Riccardo Fazio, in uno scatto di comprensibile orgoglio campanilistico, “prima di spendere i soldi per tutti gli ospedali della Sicilia!” Prima d’arrivare a quest’acme di parossismo retorico, Fazio ha “fornito informazioni “ , come ha tenuto a precisare, usando anche l’arma della retorica ironia nei confronti del ministro Brunetta. “Abbiamo studiato prima di parlare”, ha sottolineato l’oratore citando proprio Brunetta.

 In sintesi la situazione è questa: nonostante una legge regionale del 2009 preveda un “potenziamento” dei presìdi ospedalieri nelle aree ad alto rischio  di crisi ambientale, l’attuale governo della Regione Siciliana, rappresentato dal catanese Raffaele Lombardo, presidente, e dall’assessore alla salute, Russo, ha deciso la soppressione del “Muscatello”. L’ospedale, in quanto tale, sarà chiuso, ha precisato Fazio, senza mezzi termini, avvertendo i cittadini a non farsi turlupinare da paroloni come “frazionamento”, “rimodulazione” o altri apparsi  nei giorni scorsi su alcuni organi d’informazione, a proposito del Muscatello. Dietro questi termini, “arcaici” li ha definiti Fazio, c’è un evidente disegno politico che vuole cancellare il nostro ospedale pubblico, proprio in una città che, come Milazzo e Gela, dovrebbe rientrare, secondo la citata legge regionale, in quelle aree di crisi ambientale per cui, invece, la struttura ospedaliera dovrebbe essere potenziata, invece d’essere depauperata di reparti e servizi, tanto che,  a causa della scomparsa di  questi servizi , non ci sarà più il numero di centoventi posti-letto, numero minimo perché una struttura sanitaria possa essere definita ospedale. E, infatti, la nuova sigla c’è già: la struttura sarà chiamata PTA, cioè Presidio Territoriale Ambulatoriale: non sarà altro che il conglomerato di tutti i laboratori, un tempo chiamata SAUB, attualmente ospite del cosiddetto palazzo di vetro di Pippo Amara. “Avremo una guardia medica con maggiore spazio, ma niente di più”, ha chiarito Fazio, il quale ha toccato il tasto dolente della mancanza di posti letto in tutta la regione. Fazio, infatti, con tono molto preoccupato, ha disegnato uno scenario da incubo. “Se non ci fosse posto a Lentini o a Siracusa o a Catania, in caso di acuzie, a seconda della malattia, si può essere smistati dall’altra parte della Sicilia, a Trapani o a Sciacca o, addirittura a Reggio Calabria, fino a Bari o a Benevento”. Fazio ha ricordato tutto l’iter “legale” – ha sottolineato – che ha portato alla situazione odierna e che porterà ala soppressione del Muscatello : una serie di decreti dell’assessore Russo, preceduti dal comportamento dell’attuale direttore generale, Franco Maniscalco, del’ASP di Siracusa, da cui dipende il “Muscatello”. Maniscalco, definito da Fazio lo strumento tecnico-politico per arrivare a questa legale soppressione, non ha mai voluto sostituire i medici trasferiti o pensionati e le cose sono andate sempre peggio, producendo un circolo vizioso. A causa delle indubitabili pecche venute ad accumularsi tanto da allontanare i pazienti dal Muscatello, i posti-letto sono apparsi in esubero e, invece, di migliorare l’offerta, si è preferito far affossare ancora di più, tanto che il decreto di trasferimento di taluni reparti, quali ginecologia e pediatria a Lentini, varato lo scorso anno è stato rafforzato da un decreto del febbraio 2011. A Lentini è stato già trasferito il reparto di psichiatria, quando i pazienti – ha informato Fazio- sono più numerosi in Augusta e dintorni. Tutto legale, dunque, E per questo, Fazio ha ringraziato ironicamente, in senso antifrastico, tutti i politici regionali, dal cosiddetto governatore Lombardo, all’assessore Russo, fino a “tutti quelli che qui vengono a fare il pieno di voti”, anche se non ha citato i nomi di Pippo Gianni e di Enzo Vinciullo, presenti e confusi tra la folla. “Hanno avuto il coraggio questi signori – ha detto Fazio con spregio – di non tener conto  nemmeno di una petizione a favore del ospedale Muscatello” firmata dall’ammiraglio comandante di Marisicilia, dal direttore del carcere, dal presidente dell’autorità portuale e dai sindaci di Augusta e Melilli, proprio per significare che il Muscatello serve un’ampia e variegata popolazione, con varie patologie, che vive a ridosso di industrie ad alto rischio, per di più in un’area dove, incombe, elevato il rischio sismico. Fazio ha concluso la sua concione ammonendo il pubblico che questa è stata solo una mobilitazione, una specie di prova generale aggiungiamo noi, di una mobilitazione più ferrea e stringente, cioè un vero sciopero generale, cui far partecipare tutta la cittadinanza, come in quel fatidico e famoso sciopero del 28 dicembre 1960, da noi più volte ricordato, qui e altrove, quando furono bloccati  ferrovia e porto, soprattutto quel porto che dava e dà così tanto e che, con un decreto ministeriale, si voleva amministrativamente dividere in due: una parte agli augustani, l’altra ai siracusani, con il pretesto di dare giurisdizione a Priolo, Frazione allora  di Siracusa.Dopo una giornata di autentica serrata, non quella di appena mezz’ora registratasi il 26 marzo durante il percorso del corteo sulla strada principale, dopo un’autentica sommossa popolare,  dopo una sola giornata di lotta, dopo una serie di conciliaboli telefonici  fra la prefettura e il ministero, il decreto fu definitivamente cassato, revocato, annullato. e  Augusta ridiventò padrona a pieno titolo del suo porto. Fu quella una bella, memorabile, direi  epica,  pagina di storia cittadina. Historia magistra vitae ammoniva il grande oratore romano Cicerone. Nel 1960 a guidare la rivolta, che non degenerò, perché non ci furono morti né feriti né gravi danni alle cose,

fu l’allora vicesindaco Giovanni Saraceno, ex comunista, allora socialdemocratico, vero capopopolo capace di parlare alla gente, ai lavoratori, e indossò la fascia tricolore, in luogo dell’allora sindaco Bordonaro,  avvocato di professione, il quale,  probabilment,  non si sentì la forza d’affrontare una situazione così drammatica con altrettanta drammaticità. Il coraggio, ricorda Manzoni a proposito del pavido curato don Abbondio, se uno non ce l’ha non se lo può dare.

A fianco di Riccardo Fazio era presente, con fascia tricolore, il sindaco Carrubba, che non ha dimostrato né la forza della parola sprigionata dall’arringa di Fazio (che, all’inizio doveva essere un semplice “comunicato”,quasi dovesse leggere un testo scritto) né serietà d’intenti. Della paventata chiusura dell’ospedale si parla da anni. Altre volte ci sono state mobilitazioni, non così folte come, e sempre il sindaco ha parlato al futuro: “Vedremo, faremo”. Che cosa? Sono state minacciate o battute le vie legali? Sono stati esortati tutti i deputati regionali e nazionale che qui raccolgono voti.? E’ stato modificato qualcosa da Lombardo e Russo che, invece, di potenziare quello di Augusta, stanno facendo costruire un altro mega ospedale a Catania, città di Lombardo e un altro, pediatrico, hanno inaugurato a Palermo. Siamo arrivati alla frutta. Che cosa intende fare il sindaco che è, per legge, la massima autorità sanitaria comunale? Non ci è sembrato di capire che voglia emulare Giovanni Saraceno. A chi spetterà la prossima mossa? Al comitato cittadino? Ma ci sarà una prossima mossa?

  Giorgio Càsole  –     foto di  G. Tringali 

Cadavere di donna ritrovato in mare ad Augusta

cadavere di donna al Vetrano.jpgAUGUSTA. La notte fra venerdì 25 e sabato 26 , in contrada Vetrano, in una delle più belle scogliere di Augusta è stato ritrovato, grazie alla scoperta compiuta da un pescatore, il cadavere, in avanzato stato di decomposizione, di una donna, che poteva avere trentacinque-quarant’anni. Le operazioni di recupero sono state condotte dai vigili del fuoco, mentre la polizia ha avviato le indagini. Sono in corso gli accertamenti per la sua identificazione. La notizia è stata lanciata brevemente durante l’edizione pomeridiana del tiggì regionale della  RAI. Un’altra trasmissione televisiva, Chi l’ha viso? Di RAITRE, mesi fa, si occupò della scomparsa di una donna, bianca, dell’età della donna ritrovata fra gli scogli di Augusta. Potrebbe essere stata la corrente a trasportare il cadavere della donna sfortunata. Nei prossimi giorni ne sapremo di più, anche perché sicuramente la trasmissione, condotta da Federica Sciatrrelli, certamente se ne occuperà

 Cecilia Càsole  –  Nella foto: un momento dell’intervento dei vigili del fuoco