“Oggi è indispensabile e necessario che tutte le forze politiche di Augusta, maggioranza e opposizione, concordino un piano programmatico unitario di azioni da intraprendere per la difesa del presidio ospedaliero”. Lo ha affermato il consigliere provinciale e coordinatore cittadino del Movimento per l’Autonomia, Maurizio Ranno, che ha così continuato: “ Frazionamenti politici, azioni isolate, assemblee di partiti o di coalizioni di partiti non potranno sortire eguali effetti di compattezza politica e scelte programmatiche unitarie a difesa dell’ospedale. Tutte le iniziative intraprese fino a oggi non hanno fatto registrare un cambiamento di rotta del piano di riordino del sistema sanitario, redatto dall’allora governo di centro destra e oggi sostenuto da un governo di centro sinistra, registrando pertanto un fallimento della politica tutta”. Se consideriamo che Maurizio Ranno è l’esponente locale di spicco dell’MPA, cioè di quel Movimento per l’Autonomia, il cui fondatore è quel Raffaele Lombardo, che oggi comanda in Sicilia, che cosa si deve concludere? Che Ranno vuole dare la sveglia al suo “capo” o che vuole intraprendere un’azione di guida di un movimento trasversale per tentare in extremis di salvare il Muscatello? Ranno incalza: “Appare evidente che l’ospedale di Lentini, al momento, è politicamente più allettante, visto che l’apparato è interamente da definire ex novo, caselle vuote da riempire, a differenza dell’ospedale Muscatello, dove oramai la struttura e l’apparato medico e infermieristico sono consolidati. Appare evidente la mancata attenzione alla città di Augusta, che ospita il più importante polo industriale d’Europa, pagando un elevatissimo prezzo in termini di degrado ambientale, malattie tumorali, malformazioni neonatali e quant’altro. Appare evidente la mancata attenzione alla città di Augusta che costituisce un bacino di utenza di oltre 100.000 abitanti costituito dalla Marina Militare, dalla casa di reclusione, dal polo petrolchimico. Appare evidente che la città non beneficia dei proventi delle accise petrolifere che finiscono nelle casse dello stato per soddisfare i servizi di altre città d’Italia. Oggi è opportuno uno scatto di orgoglio della classe politica tutta che si spogli dei colori di appartenenza e stabilisca le azioni da intraprendere per far sì che si dia attuazione all’articolo 6 della legge regionale numero 5/2009 che prevede il potenziamento delle strutture ospedaliere ricadenti in zona ad alto rischio ambientale.” Ranno conclude proponendo che“ tutta la classe politica di Augusta si sospenda dai partiti di appartenenza, azione che il movimento per l’autonomia intende intraprendere e si organizzino dei sit-in di protesta, con i prima linea le figure istituzionali del territorio di Augusta, presso la zona industriale e presso il porto commerciale”. Tradotto in un linguaggio più semplice, Ranno sostanzialmente propone quello che più volte è stato richiamato su queste e altre colonne da un testimone dello sciopero del 28 dicembre 1960, il docente-giornalista Giorgio Càsole, intervistato persino dal Gabibbo di Striscia la notizia: realizzare, cioè, uno sciopero come quello attuato in quella famosa, storica data, quando la cittadinanza scese in piazza in difesa del porto, la cui unità amministrativa era stata allora già intaccata da un decreto ministeriale che assegnava compiti e funzioni al Comune di Siracusa, giacché all’epoca Priolo era Frazione del comune capoluogo. L’allora vicesindaco Giovanni Saraceno, autentico capopopolo, guidò la manifestazione, con un’impressionante, per l’epoca, “marcia” di cittadini comuni, che bloccarono l’ingresso all’isola, il passaggio a livello, ma, soprattutto, il porto, che allora dava allo Stato un introito di circa mille miliardi di lire all’anno. Roma capì, il decreto fu annullato, il porto salvo, la popolazione tirò un sospiro di sollievo, Saraceno fu orgoglioso, il sindaco Bordonaro no, perché non fece sentire la sua voce: era malato (malattia diplomatica?). Oggi chi dovrebbe guidare la protesta? Il sindaco Carrubba, che si è dato malato proprio qualche giorno fa quando una delegazione comunale si è recata a Palermo per salvare l’ospedale? Il suo vice? Già, chi è il suo vice? Ne abbiamo dimenticato il nome. Maurizio Ranno? Qual è però la figura istituzionale di Ranno? E, soprattutto, la popolazione risponderà, come rispose oltre cinquant’anni fa?
D.C. – nella foto in alto, la popolazione durante la rivolta del 28 dicembre 1960